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Confisca obbligatoria: la Cassazione annulla sentenza

Il legale rappresentante di una società era stato condannato per aver utilizzato crediti inesistenti in compensazione. Il giudice di primo grado, però, aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto del reato. La Corte di Cassazione, su ricorso del Procuratore, ha annullato la sentenza proprio su questo punto, ribadendo che la confisca obbligatoria è una sanzione inderogabile che il giudice deve sempre applicare. Il caso è stato rinviato al tribunale per una nuova decisione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria nei Reati Tributari: Analisi della Sentenza della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 7030 del 2025, riafferma un principio fondamentale in materia di reati tributari: la confisca obbligatoria del profitto illecito non è una facoltà del giudice, ma un dovere. Questa pronuncia chiarisce che omettere tale statuizione costituisce un errore di diritto che porta all’annullamento della sentenza. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le importanti implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Caso

Il punto di partenza è una condanna emessa dal GIP del Tribunale di Brescia nei confronti del legale rappresentante di una società a responsabilità limitata. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato previsto dall’art. 10-quater del D.Lgs. 74/2000, per aver indebitamente compensato debiti tributari con crediti inesistenti per un importo superiore a 60.000 euro.

Nonostante la condanna a otto mesi di reclusione (con pena sospesa), il giudice di primo grado aveva omesso due elementi cruciali:
1. La disposizione della confisca del profitto del reato, prevista come obbligatoria dall’art. 12-bis dello stesso decreto.
2. L’applicazione delle pene accessorie previste per legge.

Il Procuratore generale presso la Corte di Appello ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando proprio queste omissioni.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore, annullando la sentenza impugnata. L’annullamento, tuttavia, non ha riguardato l’accertamento della colpevolezza, ma è stato limitato esclusivamente ai punti omessi: la confisca e le pene accessorie. Il caso è stato quindi rinviato al GIP del Tribunale di Brescia, in persona di un altro magistrato, per un nuovo giudizio che dovrà colmare le lacune della precedente decisione.

Il Principio della Confisca Obbligatoria

Il cuore della sentenza risiede nella natura della confisca obbligatoria. La Cassazione ha ribadito che, ai sensi dell’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000, il giudice deve individuare e confiscare le somme di denaro o i beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato.

Questa misura può avvenire in due forme:
Diretta: quando si colpiscono direttamente i beni che rappresentano il frutto dell’attività illecita.
Per equivalente: quando non è possibile aggredire i beni diretti, si procede alla confisca di altri beni nella disponibilità del condannato, per un valore corrispondente al profitto del reato.

L’Omissione delle Pene Accessorie

Un errore analogo è stato riscontrato riguardo alle pene accessorie. Sebbene il giudice di primo grado le avesse menzionate nella parte motiva della sentenza, non le aveva poi formalmente inserite nel dispositivo, ovvero nella parte finale che contiene la decisione vincolante. Anche questa omissione è stata considerata un vizio della sentenza, da correggere nel giudizio di rinvio.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su argomenti chiari e consolidati. In primo luogo, il dato testuale dell’art. 12-bis, che prevede che la confisca sia “sempre ordinata”, non lascia spazio a interpretazioni discrezionali.

In secondo luogo, la giurisprudenza riconosce alla confisca una natura sanzionatoria. Il suo scopo non è solo punire, ma anche e soprattutto privare il reo di qualsiasi vantaggio economico derivante dalla sua condotta criminale. Questo strumento ha una forte capacità dissuasiva e disincentivante. Non è commisurata alla colpevolezza o alla gravità del fatto, ma mira a ristabilire l’equilibrio patrimoniale alterato dall’illecito.

Per queste ragioni, il giudice non può semplicemente ignorare la questione. Deve adottare una statuizione motivata sul punto. L’omissione totale, come avvenuto nel caso di specie, costituisce un errore di diritto che impone l’annullamento della decisione.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine nella lotta all’evasione fiscale e ai reati tributari: chi commette un illecito non deve conservarne i proventi. La confisca obbligatoria è uno strumento essenziale per garantire che il crimine non paghi. Per i giudici di merito, questa pronuncia è un monito a non trascurare l’applicazione di queste misure, che devono essere sempre disposte e motivate. Per gli operatori del diritto e i contribuenti, è la conferma che l’ordinamento giuridico prevede meccanismi incisivi per colpire i patrimoni di origine illecita, andando oltre la sola pena detentiva.

Perché la sentenza di primo grado è stata annullata?
La sentenza è stata annullata perché il giudice aveva omesso di disporre sia la confisca obbligatoria del profitto del reato, sia l’applicazione delle pene accessorie, entrambe previste come obbligatorie dalla legge per il tipo di reato commesso.

La confisca del profitto nei reati tributari è sempre obbligatoria?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito che, in base all’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000, la confisca è “sempre ordinata”. Ha una natura di sanzione obbligatoria finalizzata a privare il condannato di ogni beneficio economico derivante dal reato.

Cosa succede adesso nel processo?
Il processo torna al GIP del Tribunale di Brescia. Un nuovo giudice dovrà decidere nuovamente, ma solo sui punti annullati dalla Cassazione, ovvero dovrà pronunciarsi sulla confisca e sulle pene accessorie, fornendo un’adeguata motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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