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Confisca obbligatoria: il rimedio all’omissione

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di riciclaggio in cui il giudice, in sede di patteggiamento, aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto del reato. Il Procuratore Generale ha proposto ricorso, ritenendo la pena illegale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il rimedio corretto per un’omissione di questo tipo, a fronte di una sentenza ormai definitiva, non è il ricorso per cassazione, bensì l’istanza al giudice dell’esecuzione ai sensi dell’art. 676 c.p.p.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria: Cosa Fare se il Giudice la Omette?

La confisca obbligatoria del profitto di un reato è un pilastro del nostro sistema sanzionatorio, specialmente per reati come il riciclaggio. Ma cosa accade se, in una sentenza di patteggiamento, il giudice omette di disporla? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12734/2025, offre un chiarimento fondamentale, indicando lo strumento processuale corretto per porre rimedio a tale errore, delineando i confini tra l’impugnazione e la fase esecutiva.

I Fatti del Caso: Un Patteggiamento con una Dimenticanza Cruciale

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Bergamo. Un imputato, accusato del grave delitto di riciclaggio, aveva concordato con il Pubblico Ministero una pena di due anni di reclusione e 2.600 euro di multa. Il reato consisteva nell’aver movimentato somme di denaro, per un totale di oltre 228.000 euro, provenienti da reati fiscali commessi da terzi.

Tuttavia, nella sua decisione, il GIP ometteva di applicare una misura fondamentale prevista dall’art. 648-quater del codice penale: la confisca obbligatoria delle somme costituenti il profitto del reato. Di fronte a questa omissione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello decideva di ricorrere per cassazione, sostenendo che la pena applicata fosse illegale proprio per la mancanza di tale misura di sicurezza patrimoniale.

Il Ricorso del Procuratore e la Questione della Confisca Obbligatoria

Il Procuratore Generale ha argomentato che l’omessa disposizione della confisca, prevista come conseguenza inderogabile della condanna per riciclaggio, rendeva la sentenza viziata. Secondo la sua tesi, il giudice avrebbe dovuto obbligatoriamente ordinare la confisca del valore corrispondente alle operazioni illecite, in quanto tali somme rappresentavano il profitto del reato presupposto e del riciclaggio stesso.

Il punto centrale del ricorso era, dunque, la natura della confisca obbligatoria: non una pena accessoria discrezionale, ma una misura di sicurezza imperativa che il giudice è tenuto ad applicare. La sua omissione, secondo il ricorrente, inficiava la legalità stessa della pena concordata.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

Contrariamente alle aspettative del Procuratore, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Suprema Corte non ha negato che la confisca fosse obbligatoria, ma ha stabilito che il ricorso per cassazione non era lo strumento corretto per sanare quel tipo di omissione.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra il giudizio di cognizione (che termina con la sentenza) e la fase di esecuzione (che inizia dopo che la sentenza è diventata definitiva). La Corte ha osservato che la sentenza di patteggiamento non era stata impugnata né dall’imputato né dal Pubblico Ministero per quanto riguarda l’accordo sulla pena. Pertanto, la sentenza era da considerarsi ‘passata in giudicato’, ovvero definitiva.

La legge processuale penale, precisamente all’art. 676, prevede uno strumento specifico per rimediare all’omessa applicazione di una misura di sicurezza patrimoniale obbligatoria in una sentenza irrevocabile. Questo strumento è l’istanza al giudice dell’esecuzione. È questo giudice, e non la Corte di Cassazione in sede di legittimità, ad avere la competenza per integrare la decisione originaria, disponendo la confisca che era stata dimenticata. Il ricorso per cassazione è un rimedio pensato per correggere errori di diritto che viziano la sentenza prima che diventi definitiva, non per integrare omissioni in una decisione ormai irrevocabile quando la legge prevede un apposito meccanismo correttivo in fase esecutiva.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio procedurale di grande importanza pratica. L’omissione della confisca obbligatoria in una sentenza di patteggiamento divenuta definitiva non rende la pena ‘illegale’ al punto da giustificare un ricorso per cassazione. La strada maestra, indicata dalla giurisprudenza costante e confermata in questa occasione, è quella di rivolgersi al giudice dell’esecuzione. Questa soluzione garantisce il rispetto del principio di legalità, assicurando che i proventi del reato vengano comunque sottratti al condannato, ma lo fa attraverso lo strumento processuale più adeguato, preservando la stabilità delle sentenze definitive e l’efficienza del sistema giudiziario.

Cosa succede se un giudice omette di disporre la confisca obbligatoria in una sentenza di patteggiamento?
Una volta che la sentenza è diventata definitiva, non si deve proporre ricorso per cassazione. La parte interessata, come il Pubblico Ministero, deve rivolgersi al giudice dell’esecuzione, che è competente a ordinare la confisca in un momento successivo.

Perché il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché è stato utilizzato uno strumento processuale errato. La legge (art. 676 c.p.p.) prevede un rimedio specifico per l’omessa statuizione sulla confisca obbligatoria in una sentenza irrevocabile, ovvero l’intervento del giudice dell’esecuzione. Il ricorso per cassazione non è il mezzo previsto per questo tipo di correzione post-giudicato.

Quando una sentenza di patteggiamento diventa definitiva?
Una sentenza di patteggiamento diventa definitiva (o ‘passa in giudicato’) quando non viene impugnata nei termini di legge né dall’imputato né dal Pubblico Ministero riguardo all’accordo sulla pena raggiunto tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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