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Confisca obbligatoria: errore non correggibile d’ufficio

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omissione della confisca obbligatoria in una sentenza penale, una volta che questa è diventata definitiva (passata in giudicato), non può essere corretta tramite la procedura di correzione dell’errore materiale. Secondo la Corte, tale omissione configura un errore che può essere sanato solo dal giudice dell’esecuzione, come previsto dall’art. 676 c.p.p., e non dal giudice che ha emesso la sentenza. L’ordinanza di correzione emessa in violazione di questo principio è stata considerata abnorme e annullata.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca obbligatoria: i limiti della correzione dopo la sentenza definitiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un importante principio di procedura penale: se un giudice omette di disporre una confisca obbligatoria in una sentenza, non può rimediare attraverso la procedura di correzione dell’errore materiale una volta che la decisione è diventata definitiva. Questo intervento si sofferma sui confini tra i poteri del giudice della cognizione e quelli del giudice dell’esecuzione, delineando il corretto percorso procedurale da seguire.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza del G.i.p. del Tribunale di Novara, con la quale si dichiarava il non doversi procedere nei confronti di un imputato per reati legati alla detenzione di animali (pappagalli) protetti, in quanto estinti per prescrizione. Tuttavia, la sentenza ometteva di disporre la confisca degli animali, misura prevista come obbligatoria dalla legge speciale (L. 150/1992).

Successivamente, dopo che la sentenza era passata in giudicato, lo stesso G.i.p., d’ufficio, emetteva un’ordinanza per correggere quello che riteneva un ‘errore materiale’, disponendo la confisca precedentemente omessa. L’imputato, tramite il suo difensore, ha impugnato tale ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendone l’abnormità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata. I giudici di legittimità hanno affermato un principio consolidato ma cruciale: una volta che la sentenza di cognizione è diventata irrevocabile, il giudice che l’ha emessa perde il potere di intervenire sul suo contenuto dispositivo, anche per sanare un’omissione relativa a una confisca obbligatoria.

Le motivazioni: i limiti della correzione per la confisca obbligatoria

La Corte ha basato la sua decisione sulla netta distinzione tra la procedura di correzione dell’errore materiale (art. 130 c.p.p.) e l’incidente di esecuzione (art. 676 c.p.p.).

L’errore materiale è una mera svista formale che non altera la sostanza della decisione. L’omissione di una statuizione obbligatoria come la confisca, invece, non è un errore ‘materiale’, ma un errore di giudizio che incide sul contenuto della decisione.

La Cassazione ha evidenziato che il legislatore ha previsto uno strumento specifico per rimediare a tale omissione: l’articolo 676, comma 1, del codice di procedura penale. Questa norma attribuisce esplicitamente al giudice dell’esecuzione la competenza a decidere sulla confisca quando il giudice della cognizione non vi ha provveduto con una sentenza passata in giudicato. La presenza di questo rimedio specifico esclude la possibilità di ricorrere ad altri strumenti, come la correzione dell’errore materiale.

Il provvedimento del G.i.p. è stato quindi qualificato come ‘abnorme’, in quanto emesso in carenza di potere e al di fuori del sistema processuale. Il giudice della cognizione, dopo il passaggio in giudicato, si è ‘spogliato’ della sua funzione decisoria sul caso.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale a garanzia della certezza del diritto e della stabilità delle decisioni giudiziarie. Una volta che una sentenza diventa definitiva, essa cristallizza il rapporto processuale. Qualsiasi intervento successivo deve avvenire nei binari strettamente delineati dalla legge, ovvero attraverso la fase dell’esecuzione.

In pratica, se una sentenza penale irrevocabile omette di disporre una confisca obbligatoria, la parte interessata (tipicamente il Pubblico Ministero) non dovrà rivolgersi al giudice che ha emesso la sentenza per una ‘correzione’, ma dovrà attivare un incidente di esecuzione dinanzi al giudice competente, il quale potrà disporre la misura ablativa precedentemente omessa. La decisione della Cassazione, annullando l’ordinanza, ha di fatto indicato che la via corretta per ottenere la confisca degli animali è quella dell’esecuzione penale, trasmettendo gli atti al Tribunale di Novara per le determinazioni di competenza.

Cosa succede se un giudice omette di disporre una confisca obbligatoria in sentenza?
Se la sentenza non è ancora definitiva, l’omissione può essere corretta tramite impugnazione. Se invece la sentenza è diventata irrevocabile (passata in giudicato), la competenza per disporre la confisca omessa passa al giudice dell’esecuzione.

È possibile correggere l’omissione della confisca obbligatoria con la procedura di correzione dell’errore materiale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omissione della confisca obbligatoria non è un errore materiale, ma un errore di giudizio. Pertanto, una volta che la sentenza è definitiva, non può essere corretta con la procedura ex art. 130 c.p.p. dal giudice che l’ha emessa.

Chi è il giudice competente a ordinare la confisca se è stata dimenticata in una sentenza definitiva?
La competenza spetta esclusivamente al giudice dell’esecuzione, come previsto dall’art. 676 del codice di procedura penale. Qualsiasi provvedimento emesso dal giudice della cognizione su questo punto dopo il passaggio in giudicato è considerato abnorme e, come tale, nullo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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