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Confisca obbligatoria: Cassazione corregge il Tribunale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per omessa dichiarazione dei redditi perché il Tribunale aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto del reato. Il ricorso del Procuratore generale è stato accolto, riaffermando che la confisca, anche per equivalente, è una misura patrimoniale inderogabile in caso di condanna per specifici reati tributari, e il giudice di merito deve sempre disporla.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria per Reati Tributari: La Cassazione Annulla Sentenza Incompleta

Con la sentenza n. 4208 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di reati tributari: la confisca obbligatoria del profitto del reato non è una facoltà del giudice, ma un dovere. Questa pronuncia chiarisce che una condanna per omessa dichiarazione dei redditi deve essere sempre accompagnata da tale misura patrimoniale, pena l’annullamento della sentenza.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale di Ascoli Piceno, che, all’esito di un giudizio abbreviato, aveva dichiarato una contribuente penalmente responsabile per il reato di omessa dichiarazione dei redditi, previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000. Il Tribunale aveva condannato l’imputata a una pena detentiva e alle pene accessorie, omettendo però di disporre la confisca dei beni corrispondenti al profitto del reato, ovvero l’ammontare dell’imposta evasa.

Contro questa omissione ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore generale presso la Corte di appello di Ancona, lamentando la violazione di legge e sostenendo la natura inderogabile della misura ablativa.

La Legittimazione del Procuratore e il Ricorso in Cassazione

In via preliminare, la Suprema Corte ha chiarito un importante aspetto processuale. Di norma, le sentenze di condanna emesse con rito abbreviato non sono appellabili dal pubblico ministero. Tuttavia, la legge attribuisce specificamente al Procuratore generale la facoltà di proporre direttamente ricorso per cassazione avverso sentenze inappellabili. Questa facoltà, come precisato dalla Corte, è ampia e svincolata dalle posizioni assunte dal PM di primo grado, garantendo un controllo di legittimità anche in questi casi.

La Decisione sulla Confisca Obbligatoria

Entrando nel merito della questione, la Cassazione ha ritenuto il ricorso pienamente fondato. La Corte ha ricordato che l’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000 prevede espressamente che, in caso di condanna per uno dei delitti tributari ivi elencati (tra cui l’omessa dichiarazione), sia sempre disposta la confisca dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato. Se ciò non è possibile, si procede con la confisca obbligatoria per equivalente, aggredendo altri beni di cui il reo ha la disponibilità, per un valore corrispondente.

Il Tribunale, omettendo di applicare tale disposizione, ha violato la legge. La confisca, in questo contesto, non è una sanzione accessoria discrezionale, ma una misura di sicurezza patrimoniale imposta dal legislatore per ripristinare l’ordine economico violato e privare il colpevole dei vantaggi economici illecitamente conseguiti.

Distinzione tra Confisca Diretta e per Equivalente

La Corte ha inoltre fornito importanti precisazioni operative. Il giudice che emette la condanna deve indicare l’importo da confiscare, corrispondente all’imposta evasa. La fase successiva, ovvero l’individuazione concreta dei beni da aggredire, spetta al pubblico ministero in sede esecutiva.

Tuttavia, la sentenza di annullamento con rinvio ha uno scopo preciso: il nuovo giudice dovrà prima verificare la possibilità di disporre una confisca diretta del profitto del reato (ad esempio, somme di denaro direttamente riconducibili all’evasione). Solo qualora tale profitto non sia più materialmente disponibile, il giudice potrà ordinare la confisca per equivalente su altri beni dell’imputata.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di un orientamento giurisprudenziale consolidato. La normativa in materia di reati tributari è chiara nell’imporre la confisca come conseguenza automatica della condanna. Il provvedimento ablatorio può essere emesso anche in assenza di un precedente sequestro preventivo, poiché la sua funzione non è cautelare, ma sanzionatoria e ripristinatoria. Il giudice della cognizione è tenuto unicamente a quantificare il profitto del reato, lasciando al pubblico ministero, nella fase esecutiva, il compito di individuare i beni specifici da apprendere. L’omissione di tale statuizione da parte del giudice di primo grado costituisce un vizio di legge che impone l’annullamento della sentenza sul punto.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale di Ascoli Piceno, limitatamente alla mancata statuizione sulla confisca, e ha rinviato il caso allo stesso Tribunale per un nuovo esame. Questa decisione riafferma con forza il principio secondo cui la risposta sanzionatoria ai reati fiscali deve includere necessariamente la componente patrimoniale. I giudici di merito hanno l’obbligo di disporre la confisca, assicurando che il reato non porti alcun vantaggio economico al suo autore.

Perché la sentenza del Tribunale è stata annullata?
La sentenza è stata annullata limitatamente a un punto specifico: il Tribunale, pur condannando l’imputata per omessa dichiarazione dei redditi, aveva omesso di disporre la confisca del profitto del reato, una misura che la legge prevede come obbligatoria.

La confisca è sempre obbligatoria in caso di condanna per reati tributari come l’omessa dichiarazione?
Sì, secondo quanto affermato dalla Corte di Cassazione e previsto dall’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000, in caso di condanna per questo tipo di reato, la confisca del profitto (o di beni per un valore equivalente) è una conseguenza inderogabile e non una scelta discrezionale del giudice.

Quale compito ha il giudice a cui il caso è stato rinviato?
Il giudice del rinvio dovrà integrare la sentenza di condanna disponendo la confisca. In primo luogo, dovrà verificare se sia possibile procedere alla confisca diretta del profitto del reato. Se ciò non fosse possibile, dovrà disporre la confisca per equivalente su altri beni di proprietà della condannata, fino a raggiungere il valore dell’imposta evasa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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