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Confisca obbligatoria: Cassazione annulla sentenza

Un imprenditore aveva patteggiato una pena per omessa dichiarazione dei redditi, ma il giudice non aveva disposto la confisca del profitto illecito. La Procura ha fatto ricorso e la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, affermando che la confisca obbligatoria è una sanzione inderogabile che deve essere sempre applicata in caso di reati tributari, anche nelle sentenze di patteggiamento, configurando la sua omissione come un’illegalità della pena.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria nei Reati Fiscali: Anche col Patteggiamento è Inderogabile

Con la sentenza n. 42830 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di reati tributari: la confisca obbligatoria del profitto del reato non è un’opzione, ma un dovere per il giudice, anche quando si definisce il processo con un patteggiamento. L’omissione di tale misura costituisce un errore di diritto talmente grave da giustificare l’annullamento della sentenza.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Brescia nei confronti di un contribuente. L’imputato era accusato del reato di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi per l’anno 2017, con un’imposta evasa ai fini IRPEF quantificata in circa 76.000 euro. Le parti si erano accordate per una pena, considerata in continuazione con altri reati precedentemente giudicati.

Tuttavia, la sentenza del GIP, pur ratificando l’accordo sulla pena, non disponeva la confisca del profitto del reato, ovvero la somma corrispondente all’imposta evasa. Ritenendo tale omissione una violazione di legge, il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Brescia ha proposto ricorso per Cassazione.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la Natura della Confisca Obbligatoria

Il Procuratore ha lamentato che il Tribunale avesse ignorato l’articolo 12-bis del D.Lgs. n. 74 del 2000, che impone la confisca obbligatoria dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato tributario. Secondo il ricorrente, l’omissione della confisca, a fronte di un profitto illecito accertato e in assenza di regolarizzazione da parte dell’imputato, integrava una chiara violazione di legge.

La questione centrale era se tale omissione potesse essere contestata in Cassazione, dato che l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale limita fortemente i motivi di ricorso contro le sentenze di patteggiamento. La norma consente l’impugnazione solo per vizi del consenso, errori di qualificazione giuridica o illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La Decisione della Corte di Cassazione: Annullamento con Rinvio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo pienamente fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che la confisca obbligatoria prevista per i reati fiscali ha la natura di una vera e propria sanzione e, come tale, la sua mancata applicazione rende la pena complessivamente ‘illegale’.

Di conseguenza, l’omissione da parte del giudice del patteggiamento rientra a pieno titolo tra i motivi che consentono al pubblico ministero di impugnare la sentenza. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente al punto concernente la mancata statuizione sulla confisca.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si basa su consolidati principi giurisprudenziali. Innanzitutto, si ribadisce che la confisca del profitto dei reati fiscali non è una misura facoltativa, ma un obbligo per il giudice, che deve disporla anche se non è stata oggetto dell’accordo di patteggiamento tra le parti. L’accordo tra accusa e difesa non può ‘neutralizzare’ una sanzione prevista come inderogabile dalla legge.

In secondo luogo, la Cassazione spiega perché non può disporre direttamente la confisca, ma deve rinviare la causa al giudice di merito. L’adozione della confisca, infatti, deve essere preceduta da una fase di verifica per accertare la possibilità di procedere in via prioritaria alla confisca ‘diretta’ (cioè sui beni che costituiscono l’esatto profitto del reato). Solo qualora ciò sia impossibile, si potrà procedere alla confisca ‘per equivalente’ su altri beni di valore corrispondente. Questo accertamento fattuale è di competenza del giudice di merito e non della Corte di Cassazione, che è giudice di sola legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso, inviando un messaggio chiaro: la lotta all’evasione fiscale passa anche attraverso strumenti ablativi efficaci come la confisca. Per i professionisti e gli imputati, la sentenza conferma che l’accesso al patteggiamento non può essere una via per eludere il recupero delle somme illecitamente sottratte all’Erario. Per i giudici, rappresenta un monito a non trascurare l’applicazione di sanzioni patrimoniali obbligatorie, la cui omissione espone la sentenza a un inevitabile annullamento. La decisione rafforza la natura sanzionatoria della confisca, intesa non solo a recuperare il profitto, ma anche a punire efficacemente la condotta illecita.

È possibile patteggiare una pena per un reato fiscale senza che venga disposta la confisca del profitto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la confisca del profitto dei reati fiscali è obbligatoria e deve essere disposta dal giudice anche in caso di sentenza di patteggiamento, indipendentemente dall’accordo tra le parti.

L’omessa disposizione della confisca in una sentenza di patteggiamento può essere impugnata?
Sì. Secondo la sentenza, l’omessa applicazione della confisca obbligatoria costituisce un’illegalità della pena. Pertanto, il pubblico ministero può legittimamente presentare ricorso per cassazione contro la sentenza di patteggiamento per denunciare tale omissione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio invece di disporre direttamente la confisca?
La Corte di Cassazione non ha disposto direttamente la confisca perché tale provvedimento richiede un accertamento di fatto. È necessario verificare se sia possibile la confisca diretta dei beni che costituiscono il profitto del reato e, solo in caso di impossibilità, procedere con la confisca per equivalente. Questo tipo di accertamento è precluso alla Corte di Cassazione e spetta al giudice del merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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