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Confisca obbligatoria: Cassazione annulla sentenza

A seguito del ricorso del Pubblico Ministero, la Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per uso indebito di carte di credito, limitatamente alla mancata applicazione della confisca obbligatoria. La Corte ha ribadito che, secondo l’art. 493-ter c.p., tale misura è imperativa e la sua omissione costituisce un errore di diritto che necessita di un nuovo giudizio sul punto, anche per determinare l’eventuale confisca per equivalente.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria per Uso Indebito di Carte di Credito: La Cassazione Sancisce l’Indeogabilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4788 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di reati patrimoniali: la confisca obbligatoria dei proventi derivanti dall’uso indebito di carte di credito non è una facoltà del giudice, ma un dovere imposto dalla legge. La pronuncia chiarisce che l’omissione di tale misura costituisce un errore di diritto che vizia la sentenza, rendendone necessario l’annullamento sul punto specifico. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere la funzione e l’inderogabilità di questo strumento sanzionatorio.

I Fatti del Caso: Una Condanna Incompleta

Il Tribunale di Ancona, al termine di un giudizio abbreviato, aveva condannato un individuo per vari reati, tra cui quello di indebito utilizzo di carte di credito, previsto dall’articolo 493-ter del codice penale. Tuttavia, nel dispositivo della sentenza, il giudice aveva omesso di disporre la confisca dei beni costituenti il profitto del reato, una misura che la norma stessa qualifica come obbligatoria.

Il Ricorso del Procuratore e la Questione della Confisca Obbligatoria

Ritenendo l’omissione un vizio insanabile, il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Ancona ha proposto ricorso per cassazione. La tesi dell’accusa era chiara: la mancata applicazione della confisca obbligatoria costituiva una violazione della legge penale. Non si trattava di un semplice errore materiale, correggibile d’ufficio, ma di un’omissione sostanziale che incideva sulla corretta applicazione della sanzione prevista per quel tipo di delitto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso, ritenendolo fondato. Le motivazioni della decisione si basano su una chiara interpretazione della norma e dei principi procedurali.

La Natura Imperativa della Confisca

Il fulcro del ragionamento dei giudici di legittimità risiede nell’analisi letterale dell’art. 493-ter, secondo comma, del codice penale. La norma stabilisce che, in caso di condanna per tale delitto, «è ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché del profitto o del prodotto». L’uso del verbo all’indicativo presente (“è ordinata”) non lascia spazio a interpretazioni: il legislatore ha imposto al giudice un obbligo, privandolo di qualsiasi discrezionalità. Si tratta, dunque, di un caso di confisca obbligatoria che deve sempre seguire una sentenza di condanna.

L’Errore di Diritto e la Soluzione Procedurale

L’omissione da parte del Tribunale non è stata classificata come una svista formale, bensì come un vero e proprio errore di diritto. Di conseguenza, l’unica via percorribile era l’annullamento della sentenza, seppur limitatamente al punto della confisca. La Corte ha applicato l’articolo 623, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale, che prevede l’annullamento con rinvio quando viene omessa una misura di sicurezza che doveva essere obbligatoriamente applicata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza il principio che “il crimine non paga”, assicurando che i proventi illeciti derivanti da reati come l’uso indebito di carte di credito vengano sempre sottratti alla disponibilità del condannato. In secondo luogo, traccia una linea netta per i giudici di merito: la confisca obbligatoria non è un’opzione, ma un passaggio ineludibile del processo sanzionatorio.

La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata e rinviato gli atti al Tribunale di Ancona, in diversa composizione fisica, affinché proceda a un nuovo giudizio limitato a questo aspetto. Il nuovo giudice avrà il compito di disporre la confisca diretta dei profitti del reato e, qualora ciò non fosse possibile, di determinare l’importo corrispondente per procedere con una confisca per equivalente.

In caso di condanna per uso indebito di carte di credito, il giudice può decidere di non disporre la confisca?
No. La sentenza chiarisce che l’articolo 493-ter del codice penale prevede la confisca obbligatoria dei beni che sono serviti a commettere il reato o che ne costituiscono il profitto. Il giudice non ha alcuna discrezionalità e deve sempre ordinarla.

Cosa succede se un giudice omette di ordinare la confisca obbligatoria in una sentenza?
L’omissione costituisce un errore di diritto. Come stabilito in questo caso, la sentenza può essere impugnata e la Corte di Cassazione può annullarla limitatamente al punto della confisca, rinviando il caso a un nuovo giudice per correggere l’errore e applicare la misura.

Che significa “confisca per equivalente”?
Significa che se non è possibile confiscare direttamente il profitto del reato (ad esempio, perché il denaro è stato speso), il giudice ordina la confisca di beni, somme di denaro o altre utilità di valore corrispondente che si trovano nella disponibilità del condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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