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Confisca obbligatoria: annullata sentenza per omissione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza per frode informatica perché il giudice di primo grado aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto illecito. Un individuo, condannato per aver sottratto circa 1.667 euro tramite una truffa online (phishing), si era visto infliggere una pena detentiva e pecuniaria, ma il giudice non aveva ordinato la confisca della somma. La Procura Generale ha fatto ricorso, sostenendo la violazione di legge. La Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che per reati come la frode informatica, la confisca del profitto è una misura imperativa, anche per un valore equivalente se il denaro originale non è più rintracciabile. Il caso è stato rinviato al Tribunale per correggere l’omissione.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria per Frode Informatica: Un Dovere per il Giudice

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 14501/2025) ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati informatici: la confisca obbligatoria del profitto illecito non è una scelta discrezionale del giudice, ma un provvedimento che deve essere sempre disposto in caso di condanna. Questo caso evidenzia come un’omissione su questo punto possa portare all’annullamento parziale della sentenza, anche quando la responsabilità penale dell’imputato è stata accertata.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una classica truffa di phishing. Un giovane, tramite l’invio di un SMS ingannevole, induceva la vittima a inserire le proprie credenziali di accesso al conto corrente su una pagina web contraffatta. Successivamente, contattava telefonicamente la vittima spacciandosi per un dipendente della banca e la convinceva a autorizzare trasferimenti di denaro per un importo complessivo di 1.667,40 euro su altri conti.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Perugia, procedendo con rito abbreviato, riconosceva l’imputato colpevole del reato di frode informatica. Applicando le attenuanti generiche e la riduzione per la scelta del rito, lo condannava a 4 mesi di reclusione e 100 euro di multa, con il beneficio della sospensione condizionale della pena.

L’Omissione del GIP e il Ricorso sulla Confisca Obbligatoria

Tuttavia, nella sua decisione, il GIP ometteva di disporre la confisca del profitto del reato, ovvero la somma di 1.667,40 euro. La Procura Generale presso la Corte d’Appello di Perugia, ritenendo tale omissione una violazione di legge, ha proposto ricorso per cassazione. L’argomento centrale del ricorso era che, ai sensi del combinato disposto degli articoli 640-quater e 322-ter del codice penale, la confisca del profitto derivante da frode informatica è un atto dovuto e non facoltativo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso della Procura pienamente fondato. Gli Ermellini hanno sottolineato che il GIP, pur avendo correttamente accertato la responsabilità penale e quantificato il profitto illecito direttamente dalla condotta criminosa, ha errato nel non applicare la misura di sicurezza patrimoniale prevista dalla legge.

Il perno della decisione risiede nel rinvio che l’articolo 640-quater c.p. (relativo alla frode informatica) fa all’articolo 322-ter c.p. Quest’ultima norma stabilisce che, in caso di condanna per determinati reati contro la Pubblica Amministrazione (e, per estensione, per i reati come la frode informatica che vi fanno richiamo), è sempre ordinata la confisca dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo.

La Corte ha inoltre precisato che questa confisca può avvenire anche “per equivalente”. Ciò significa che se il denaro sottratto non è più materialmente disponibile (perché speso, nascosto o trasferito), lo Stato può confiscare altri beni di proprietà del condannato per un valore corrispondente.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del GIP, ma limitatamente alla parte in cui non era stata disposta la confisca. Ha dichiarato irrevocabile l’affermazione della responsabilità penale e ha rinviato il caso al Tribunale di Perugia, in diversa composizione, affinché proceda con un nuovo giudizio sul solo punto della confisca.

Conclusioni

Questa sentenza è un importante promemoria del rigore con cui l’ordinamento giuridico persegue l’obiettivo di privare i criminali dei vantaggi economici derivanti dalle loro attività illecite. La confisca obbligatoria non è una pena accessoria, ma una misura di sicurezza che mira a ristabilire l’ordine economico violato e a prevenire la commissione di ulteriori reati. Per le vittime di frode informatica e per gli operatori del diritto, questa decisione conferma che la condanna penale deve essere sempre accompagnata dalla sottrazione del profitto illecito, garantendo che “il crimine non paghi”. L’omissione di tale misura costituisce un errore di diritto che legittima l’annullamento della sentenza sul punto.

In caso di condanna per frode informatica, la confisca del profitto è sempre obbligatoria?
Sì, secondo la sentenza, la confisca del profitto per il reato di frode informatica è obbligatoria, come previsto dal combinato disposto degli artt. 640-quater e 322-ter del codice penale.

Cosa succede se il giudice di primo grado dimentica di disporre la confisca obbligatoria?
La sentenza può essere impugnata per violazione di legge. La Corte di Cassazione può annullare la decisione limitatamente al punto omesso e rinviare il caso al tribunale di merito per un nuovo giudizio che disponga la confisca.

La confisca può riguardare beni diversi dal denaro sottratto?
Sì. La Corte chiarisce che la confisca può avere ad oggetto beni per un valore equivalente al profitto del reato. Questo significa che se il denaro sottratto non è più disponibile, possono essere confiscati altri beni di proprietà del condannato fino a raggiungere il valore corrispondente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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