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Confisca obbligatoria: annullata sentenza per omissione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per reati tributari emessa dal Tribunale di Bergamo, poiché il giudice di primo grado aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto del reato. Il ricorso del Procuratore Generale è stato accolto, riaffermando che la confisca, anche per equivalente, è una misura imperativa ai sensi dell’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000 e non una facoltà discrezionale del giudice. La causa è stata rinviata al Tribunale per un nuovo giudizio sul punto.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria: La Cassazione Annulla Sentenza per Omessa Applicazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati tributari: la confisca obbligatoria del profitto del reato non è una scelta discrezionale del giudice, ma un dovere imposto dalla legge. Il caso in esame ha portato all’annullamento di una condanna proprio perché il giudice di primo grado aveva omesso di applicare questa importante misura ablatoria. Analizziamo insieme la vicenda e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Condanna per Reati Fiscali

Il Tribunale di Bergamo aveva condannato l’amministratore di una società a responsabilità limitata alla pena di un anno e sei mesi di reclusione. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000, per le annualità d’imposta 2017 e 2018. Sebbene avesse riconosciuto la colpevolezza e applicato le pene accessorie, il giudice aveva omesso di disporre la confisca delle somme corrispondenti all’IVA evasa, quantificate in circa 80.500 euro per il 2017 e quasi 14.000 euro per il 2018.

Il Ricorso del Procuratore Generale e il Principio della Confisca Obbligatoria

Contro questa omissione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Brescia ha proposto ricorso per cassazione. Il motivo del ricorso era chiaro: il giudice di primo grado aveva violato l’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000, che impone la confisca obbligatoria, anche per equivalente, dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato per tutti i delitti tributari.

Il Procuratore ha sottolineato che tale misura è imperativa e non facoltativa. Il giudice, una volta accertata la responsabilità penale, è tenuto a disporla, senza che sia necessaria una precedente misura cautelare come il sequestro. L’omissione, quindi, costituiva una palese violazione di legge e un difetto di motivazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso pienamente fondato. Gli Ermellini hanno confermato che la confisca prevista dall’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000 ha natura obbligatoria. Questa norma, recependo il contenuto dell’art. 322-ter del codice penale, non lascia margini di discrezionalità al giudice in caso di condanna o patteggiamento per reati fiscali.

La Suprema Corte ha precisato che l’omessa statuizione sulla confisca costituisce un errore di diritto che vizia la sentenza. Ha inoltre ribadito un principio consolidato: la confisca per equivalente può essere ordinata dal giudice della cognizione anche se non è stato preventivamente disposto un sequestro dei beni. L’assenza di un provvedimento cautelare non impedisce, né giustifica, l’omissione della misura ablatoria in sede di condanna.

Poiché l’adozione della misura richiede accertamenti specifici per calcolare l’esatto ammontare del profitto e per verificare la disponibilità dei beni, la Corte non ha potuto disporla direttamente, ma ha dovuto annullare la sentenza impugnata.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale di Bergamo, rinviando gli atti allo stesso Tribunale, in diversa composizione fisica, per un nuovo giudizio. Questo nuovo giudizio sarà limitato al punto omesso: l’applicazione della confisca del profitto del reato. La decisione rafforza l’importanza della confisca obbligatoria come strumento essenziale per contrastare l’evasione fiscale, assicurando che i proventi illeciti vengano sottratti a chi ha commesso il reato. Per i giudici di merito, questo rappresenta un chiaro monito a non trascurare l’applicazione di una misura che la legge definisce, senza ambiguità, come un dovere.

Nei reati tributari, la confisca del profitto del reato è una scelta del giudice?
No, la sentenza chiarisce che la confisca, anche per equivalente, è una misura obbligatoria per tutti i delitti previsti dal D.Lgs. 74/2000, come stabilito dall’art. 12-bis. Il giudice è tenuto a disporla in caso di condanna.

È possibile disporre la confisca anche se non c’è stato un sequestro preventivo dei beni?
Sì, la Corte ribadisce il suo consolidato indirizzo secondo cui il giudice della cognizione può emettere il provvedimento di confisca per equivalente anche in assenza di un precedente provvedimento cautelare di sequestro.

Cosa succede se un giudice omette di disporre la confisca obbligatoria in una sentenza?
La sentenza che omette di disporre una confisca obbligatoria è viziata da violazione di legge. Come in questo caso, la sentenza può essere impugnata e annullata dalla Corte di Cassazione, con rinvio al giudice di primo grado per un nuovo esame sul punto omesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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