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Confisca obbligatoria: annullata sentenza di patteggiamento

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento per truffa aggravata finalizzata a ottenere fondi pubblici. Il giudice di primo grado aveva omesso di disporre la confisca obbligatoria dei profitti illeciti. La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, stabilendo che la confisca obbligatoria è una misura di sicurezza inderogabile che deve essere applicata anche in sede di patteggiamento, annullando la sentenza sul punto e rinviando per un nuovo esame.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Obbligatoria e Patteggiamento: La Cassazione Annulla la Sentenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27216/2025) ha riaffermato un principio cruciale in materia di reati contro la pubblica amministrazione: la confisca obbligatoria del profitto del reato non può essere omessa, neanche quando si definisce il procedimento con un patteggiamento. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere i limiti dell’accordo tra accusa e difesa e il ruolo inderogabile di alcune misure di sicurezza nel nostro ordinamento.

I Fatti del Caso

Il procedimento ha origine da una richiesta di patteggiamento avanzata dalla difesa di un imputato, accusato di diversi episodi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, un reato previsto dall’articolo 640-bis del codice penale. Il Giudice per l’udienza preliminare (G.u.p.) del Tribunale di Milano, con il consenso del pubblico ministero, applicava la pena concordata di due anni e sei mesi di reclusione e 12.000 euro di multa.

Tuttavia, nella sentenza, il giudice ometteva di disporre la confisca dei beni che, secondo l’accusa, costituivano il profitto dei reati contestati, per un ammontare complessivo di svariate centinaia di migliaia di euro. Ritenendo tale omissione una violazione di legge, il Procuratore della Repubblica decideva di impugnare la sentenza, presentando ricorso per Cassazione.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la regola della confisca obbligatoria

Il Pubblico Ministero ha basato il suo ricorso su un unico, ma decisivo, motivo: l’illegalità della sentenza per la mancata applicazione di una misura di sicurezza obbligatoria. Secondo l’accusa, le norme del codice penale (in particolare gli artt. 640-quater e 322-ter) impongono la confisca del profitto per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Il punto centrale del ricorso era dimostrare che tale obbligo non viene meno nemmeno nel contesto del patteggiamento. Sebbene l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale limiti fortemente i motivi per cui una sentenza di patteggiamento può essere impugnata, tra questi è prevista proprio l'”illegalità della misura di sicurezza”.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Pubblico Ministero. I giudici supremi hanno innanzitutto confermato l’ammissibilità dell’impugnazione, richiamando un importante precedente delle Sezioni Unite (la sentenza “Savin”). Tale pronuncia ha stabilito che, sebbene una sentenza di patteggiamento non sia generalmente appellabile per omissioni, fa eccezione il caso in cui la legge preveda una misura di sicurezza come obbligatoria in relazione al titolo di reato contestato. L’omessa applicazione di tale misura configura un’illegalità che può e deve essere sanata tramite il ricorso per Cassazione.

Nel merito, la Corte ha ribadito che la combinazione degli articoli 640-quater e 322-ter del codice penale rende la confisca obbligatoria per il reato di cui all’art. 640-bis c.p. Questa obbligatorietà non è discrezionale per il giudice, ma discende direttamente dalla legge e si applica anche quando il procedimento si conclude con un patteggiamento. L’omissione da parte del G.u.p. ha quindi creato una situazione di illegalità, in quanto ha lasciato nel patrimonio dell’imputato i proventi di un’attività criminosa che la legge impone di sottrarre.

Le Conclusioni

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto dell’omessa statuizione sulla confisca. Il caso è stato rinviato al Tribunale di Milano affinché un nuovo giudice si pronunci specificamente sulla confisca del profitto dei reati. Questo nuovo esame dovrà accertare l’esatto ammontare del profitto e disporre, in via prioritaria, la confisca diretta dei beni che lo costituiscono. Qualora ciò non fosse possibile, il giudice dovrà procedere con una confisca per equivalente, ovvero su altri beni di valore corrispondente appartenenti all’imputato. La decisione sottolinea come l’esigenza di ripristinare la legalità, sottraendo i profitti illeciti, prevalga sulla natura “negoziale” del patteggiamento.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento se il giudice omette di applicare una misura di sicurezza?
Sì, è possibile. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale consente il ricorso per Cassazione contro le sentenze di patteggiamento per motivi specifici, tra cui l’illegalità della misura di sicurezza. L’omessa applicazione di una misura di sicurezza che la legge prevede come obbligatoria per un determinato reato rientra in questa casistica.

Per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, la confisca del profitto è sempre obbligatoria?
Sì. Secondo la sentenza, il combinato disposto degli artt. 640-quater e 322-ter del codice penale stabilisce l’obbligatorietà della confisca del profitto derivante dal reato previsto dall’art. 640-bis c.p. Tale obbligo sussiste anche in caso di sentenza di patteggiamento.

Cosa accade dopo che la Cassazione annulla parzialmente una sentenza di patteggiamento per omessa confisca?
La sentenza viene annullata solo per la parte relativa all’omissione. Il caso viene rinviato a un giudice dello stesso grado (in questo caso, il Tribunale di Milano) che dovrà effettuare un nuovo esame limitatamente al punto della confisca. Il nuovo giudice dovrà accertare l’ammontare del profitto e disporre la confisca, in via diretta o, se non possibile, per equivalente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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