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Confisca non motivata: la Cassazione annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato una sentenza per violazioni sulla sicurezza sul lavoro. Pur confermando la condanna e l’ammenda, ha stabilito che l’ordine di confisca non motivata era illegittimo. Il tribunale di merito non aveva fornito alcuna spiegazione fattuale o giuridica per la misura ablativa, un vizio che ha imposto il rinvio al giudice per una nuova valutazione sul punto specifico della confisca, rendendo definitiva nel resto la condanna.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca non motivata: quando la sanzione è illegittima

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 36343/2024) ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale: ogni provvedimento che incide sui diritti patrimoniali, inclusa la confisca, deve essere adeguatamente motivato dal giudice. Una confisca non motivata è illegittima e comporta l’annullamento della sentenza sul punto, anche se la condanna per il reato principale viene confermata. Questo caso, nato da violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, offre spunti importanti sull’obbligo di motivazione e sui limiti del giudizio di legittimità.

I fatti di causa: dalla condanna alla Cassazione

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Napoli Nord nei confronti di un imprenditore per una serie di reati legati alla sicurezza sul lavoro. L’imputato veniva condannato al pagamento di un’ammenda di 5.800 euro, con l’aggiunta della confisca e della vendita all’asta dei beni aziendali in sequestro.

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello, che veniva però convertito in ricorso per cassazione in quanto la sentenza non era appellabile. I motivi del ricorso erano quattro:
1. Errata affermazione di responsabilità: La difesa sosteneva che la condanna fosse basata unicamente sul silenzio dell’imputato (che non aveva esibito la documentazione richiesta), in violazione delle regole sulla prova indiziaria.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.): Si lamentava il mancato riconoscimento di questa causa di non punibilità.
3. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche ed eccessività della pena: Si criticava la severità della sanzione e la mancata considerazione di elementi positivi della condotta dell’imputato.
4. Erronea applicazione della confisca: Si evidenziava che la confisca era stata disposta senza alcuna motivazione, richiamando genericamente l’art. 240 c.p., nonostante l’imputato fosse stato assolto dal reato che prevedeva la confisca obbligatoria.

L’obbligo di motivazione per una confisca non motivata

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato solo il quarto motivo di ricorso, quello relativo alla confisca non motivata. Gli Ermellini hanno osservato che il Tribunale si era limitato a disporre la misura ablativa nel dispositivo della sentenza, richiamando l’articolo 240 del codice penale, ma omettendo “ogni argomentazione quanto alle ragioni, sia fattuali che giuridiche, sulle quali è stata fondata l’adozione della misura”.

Questo vizio di motivazione è risultato decisivo. La confisca, anche quando prevista come facoltativa, richiede che il giudice spieghi perché la ritiene necessaria, indicando il nesso tra i beni da confiscare e il reato commesso. La totale assenza di motivazione rende il provvedimento arbitrario e, quindi, illegittimo. Per questo motivo, la Corte ha annullato la sentenza limitatamente alla confisca, rinviando il caso al Tribunale di Napoli Nord per un nuovo giudizio su questo specifico punto.

Le altre censure respinte: i limiti del giudizio di Cassazione

Gli altri tre motivi sono stati invece dichiarati inammissibili o infondati, offrendo un chiaro esempio dei paletti entro cui si muove il giudizio di legittimità.

La valutazione delle prove

Il primo motivo, relativo alla colpevolezza, è stato ritenuto inammissibile perché chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività riservata esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione può solo verificare se la motivazione del giudice sia logica e non contraddittoria, non può sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale.

Le circostanze attenuanti e la pena

Anche i motivi sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. e delle attenuanti generiche sono stati respinti. La Corte ha ribadito che il riconoscimento di tali benefici non è un diritto automatico dell’imputato, ma richiede la presenza di elementi positivi che il ricorrente, in questo caso, non aveva adeguatamente indicato. La doglianza è stata giudicata troppo generica. Per quanto riguarda l’entità della pena, la Cassazione ha ritenuto adeguata la motivazione del Tribunale, che l’aveva definita “congrua”, rientrando tale valutazione nella discrezionalità del giudice di merito.

Le motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su un principio cardine dello stato di diritto: ogni provvedimento del giudice, specialmente se restrittivo dei diritti del cittadino come la confisca, deve essere supportato da una motivazione chiara, completa e logicamente coerente. Un semplice richiamo a una norma di legge non è sufficiente. Il giudice ha il dovere di esplicitare l’iter logico-giuridico che lo ha portato a quella decisione, consentendo all’imputato di comprendere le ragioni della sanzione e di esercitare efficacemente il proprio diritto di difesa. L’assenza totale di motivazione sulla confisca ha costituito una violazione di legge così grave da imporre l’annullamento parziale della sentenza.

Le conclusioni

Questa sentenza chiarisce che la condanna e la confisca seguono percorsi distinti che richiedono autonome valutazioni e motivazioni. Mentre la responsabilità penale dell’imputato è stata definitivamente accertata, la legittimità della confisca è stata rimessa in discussione a causa di un grave vizio procedurale. Il caso evidenzia l’importanza per i difensori di articolare motivi di ricorso specifici e ben argomentati, ma soprattutto ricorda ai giudici l’inderogabile obbligo di motivare adeguatamente ogni aspetto della loro decisione, pena l’annullamento dei loro provvedimenti.

È possibile che una sentenza di condanna venga annullata solo in parte?
Sì. Come avvenuto in questo caso, la Corte di Cassazione può annullare la sentenza limitatamente a uno specifico punto (la confisca), lasciando ferma e definitiva la parte relativa alla dichiarazione di responsabilità e alla pena principale. Questo si chiama annullamento parziale con rinvio.

Il giudice deve sempre spiegare perché ordina la confisca dei beni?
Sì. La Corte ha stabilito che l’ordine di confisca deve essere sempre supportato da una motivazione che illustri le ragioni fattuali e giuridiche alla base della decisione. La semplice citazione della norma di legge (art. 240 c.p.) è insufficiente e rende il provvedimento illegittimo per vizio di motivazione.

Il ricorso in Cassazione può essere usato per riesaminare le prove del processo?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove o ricostruire i fatti, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria. Le censure che chiedono una nuova valutazione delle prove vengono dichiarate inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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