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Confisca nel patteggiamento: motivazione obbligatoria

Un imputato, dopo aver patteggiato una pena per reati di droga, ha impugnato la sentenza lamentando la mancata motivazione sulla confisca di una somma di denaro. La Corte di Cassazione ha annullato la confisca, stabilendo che, anche in caso di patteggiamento, il giudice deve sempre motivare in modo specifico il ‘nesso di pertinenzialità’ tra il bene confiscato e il reato contestato. La decisione sottolinea che un semplice rinvio alla norma di legge non è sufficiente a giustificare la misura ablativa, specialmente se non inclusa nell’accordo tra le parti. La confisca nel patteggiamento, quindi, non è automatica e richiede un’adeguata giustificazione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca nel Patteggiamento: La Cassazione Sottolinea l’Obbligo di Motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di confisca nel patteggiamento: anche quando la legge prevede la confisca come obbligatoria, il giudice non può esimersi dal fornire una motivazione specifica sul legame tra il bene sequestrato e il reato. Questo pronunciamento chiarisce i limiti del potere del giudice e i diritti della difesa nell’ambito dei procedimenti speciali, come l’applicazione della pena su richiesta delle parti.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna alla Cassazione

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi. L’imputato si era accordato con la Procura per una pena di 4 anni di reclusione e 14.000 euro di multa per detenzione di sostanze stupefacenti. Oltre alla pena concordata, il giudice aveva disposto la confisca di una somma di denaro trovata in sequestro, facendo un generico riferimento all’art. 240 del codice penale.

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali: la prima, relativa a un presunto vizio di motivazione sull’aumento di pena per la continuazione del reato; la seconda, ben più rilevante, contestava la totale assenza di motivazione riguardo alla confisca del denaro.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla confisca nel patteggiamento

La Suprema Corte ha esaminato i due motivi di ricorso in modo distinto, giungendo a conclusioni opposte.

Inammissibilità del motivo sulla pena

Il ricorso relativo alla quantificazione della pena è stato dichiarato inammissibile. I Giudici hanno ricordato che, a seguito delle recenti riforme (art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen.), le sentenze di patteggiamento possono essere impugnate solo per motivi specifici, tra cui l’errata qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena. Le censure relative alla motivazione sul calcolo della pena, quando questa corrisponde a quanto pattuito, non rientrano tra i motivi ammessi.

Accoglimento del motivo sulla confisca

Al contrario, il motivo riguardante la confisca nel patteggiamento è stato ritenuto ammissibile e fondato. La Corte ha richiamato un importante precedente delle Sezioni Unite (sent. Savin ed altri, 2019), secondo cui il vizio di motivazione può essere denunciato in Cassazione quando riguarda una misura di sicurezza – come la confisca – che non ha formato oggetto dell’accordo tra le parti. In questi casi, la decisione del giudice è autonoma e, come tale, deve essere supportata da un’adeguata giustificazione.

Le Motivazioni: Il Principio Chiave del Nesso di Pertinenzialità

Il cuore della decisione risiede nell’obbligo del giudice di esplicitare il cosiddetto “nesso di pertinenzialità”. La Corte ha stabilito che, per ordinare la confisca di un bene, non è sufficiente un mero richiamo alle norme di legge. È necessario che la sentenza spieghi perché quel bene specifico (in questo caso, il denaro) sia da considerarsi profitto o prodotto del reato contestato.

Questo obbligo non viene meno neanche di fronte a norme che prevedono la confisca come obbligatoria, come l’art. 73, comma 7-bis, del Testo Unico Stupefacenti. La legge impone l’ablazione, ma spetta sempre al giudice dimostrare, con una motivazione logico-giuridica, che i presupposti per tale misura siano concretamente sussistenti. Trattandosi di un reato di detenzione di stupefacenti, il legame tra la sostanza e il denaro non può essere presunto, ma deve essere provato e argomentato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un importante baluardo a tutela dei diritti patrimoniali dell’imputato. Stabilisce che la confisca, anche in un contesto di rito abbreviato come il patteggiamento, non è mai un atto automatico. Il giudice deve esercitare un controllo giurisdizionale effettivo, motivando adeguatamente ogni sua decisione che incida sulla proprietà privata. Per la difesa, ciò significa che è sempre possibile e doveroso contestare una confisca non motivata, anche a fronte di un accordo sulla pena. La mancanza di una spiegazione sul nesso tra il reato e il bene da confiscare costituisce un vizio che porta all’annullamento della misura.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per mancanza di motivazione?
Generalmente no per quanto riguarda la pena concordata tra le parti. Tuttavia, è possibile impugnarla per vizio di motivazione in relazione a statuizioni autonome del giudice non coperte dall’accordo, come l’applicazione di una misura di sicurezza quale la confisca.

La confisca del denaro in un reato di droga è sempre obbligatoria dopo un patteggiamento?
Sì, la legge la prevede come obbligatoria, ma ciò non esonera il giudice dal dover motivare specificamente il legame di pertinenzialità tra il denaro sequestrato e il reato di spaccio, dimostrando che ne costituisce il profitto o il prodotto. Un semplice rinvio alla norma non è sufficiente.

Cosa significa che la confisca non era ‘oggetto dell’accordo delle parti’?
Significa che nel patto tra imputato e pubblico ministero non era stata specificamente inclusa la confisca di quel determinato bene o importo. Pertanto, la decisione di disporla è stata presa autonomamente dal giudice, che di conseguenza aveva l’obbligo di fornire una motivazione completa e non limitarsi a ratificare un accordo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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