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Confisca lottizzazione abusiva: quando non si applica

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20856/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni proprietari contro un’ordinanza che negava la ridefinizione di una confisca per lottizzazione abusiva. Il caso riguardava un’edificazione illecita in un’area di pregio paesaggistico. La Corte ha stabilito che, in caso di ‘lottizzazione materiale’ con trasformazione irreversibile del territorio, non si applica il principio di proporzionalità e la confisca dell’intera area è legittima, anche se il reato è prescritto. È stato ribadito che la confisca lottizzazione abusiva è una misura necessaria per ripristinare l’ordine urbanistico violato.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca per Lottizzazione Abusiva: la Cassazione esclude la proporzionalità in caso di abuso materiale

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 20856 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto urbanistico: la confisca lottizzazione abusiva. La decisione ribadisce un orientamento rigoroso, escludendo l’applicazione del principio di proporzionalità quando l’abuso edilizio ha causato una trasformazione fisica e irreversibile del territorio. Questa pronuncia offre importanti chiarimenti sui limiti della tutela della proprietà di fronte a gravi illeciti che compromettono l’ambiente e la pianificazione territoriale.

I fatti del caso

La vicenda giudiziaria ha origine da un’operazione di lottizzazione abusiva in una nota località costiera. In un’area di significativo pregio paesaggistico, al posto di quattro costruzioni unifamiliari autorizzate, erano stati realizzati ben sette fabbricati, per un totale di diciotto unità residenziali, con imponenti scavi e opere che avevano stravolto l’assetto del territorio.

Il Tribunale, pur dichiarando la prescrizione del reato, aveva disposto la confisca dei terreni e degli immobili. La misura ablativa ha avuto un percorso travagliato: revocata in un primo momento dalla Corte d’Appello, è stata poi ripristinata dalla stessa Cassazione in un precedente giudizio. I proprietari degli immobili hanno quindi adito nuovamente il giudice dell’esecuzione, chiedendo di limitare l’estensione della confisca in base al principio di proporzionalità, sostenendo la loro estraneità ai fatti. La Corte d’appello di Cagliari rigettava l’istanza, portando i ricorrenti a rivolgersi alla Suprema Corte.

La decisione della Corte di Cassazione e la confisca lottizzazione abusiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in toto la linea dura contro gli abusi edilizi di natura ‘materiale’. La sentenza si fonda su una distinzione chiave tra le diverse tipologie di lottizzazione illecita e ne fa discendere conseguenze nette sull’applicabilità della sanzione.

Le motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra ‘lottizzazione negoziale’ (che si esaurisce in atti di frazionamento e vendita) e ‘lottizzazione materiale’. Quest’ultima, come nel caso di specie, implica la realizzazione di opere che modificano fisicamente e in modo permanente il territorio. La Corte ha affermato che, di fronte a uno ‘stravolgimento completo della destinazione urbanistica dei terreni’, la confisca dell’intera area interessata non è una misura sproporzionata, ma l’unica sanzione in grado di ristorare l’interesse pubblico violato.

I giudici hanno chiarito che il principio di proporzionalità, pur richiamato dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sentenza G.I.E.M. contro Italia), non può essere invocato per limitare una confisca lottizzazione abusiva quando l’intervento edilizio ha causato un danno così grave e difficilmente reversibile. La realizzazione di numerosi edifici al rustico, profondi scavi e trincee in ‘viva roccia’ in una zona di pregio paesaggistico costituisce, secondo la Corte, una ‘ferita al territorio ben difficilmente rimarginabile’.

Inoltre, la Cassazione ha respinto le argomentazioni dei ricorrenti sulla loro presunta qualifica di terzi estranei al reato. I giudici hanno sottolineato che non è sufficiente non essere imputati nel processo penale per ottenere la restituzione dei beni, ma è necessario fornire la prova rigorosa della propria buona fede e della completa estraneità alla commissione dell’illecito, prova che nel caso concreto non era stata fornita.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la lotta all’abusivismo edilizio, soprattutto nelle sue forme più aggressive, giustifica l’applicazione di misure severe come la confisca totale dei beni. La decisione chiarisce che la tutela della proprietà privata recede di fronte alla necessità di proteggere il territorio e l’ordinata pianificazione urbanistica. Per chi realizza o acquista immobili derivanti da una lottizzazione materiale, il rischio di perdere l’intero bene è concreto e non mitigabile attraverso un giudizio di proporzionalità, neppure quando il reato penale è ormai estinto per prescrizione. Si tratta di un monito severo che rafforza il potere sanzionatorio dello Stato a difesa del paesaggio e della legalità.

È possibile chiedere una riduzione della confisca per lottizzazione abusiva in base al principio di proporzionalità?
Secondo la sentenza, no, se si tratta di una ‘lottizzazione materiale’, ovvero che ha comportato opere edilizie e una trasformazione irreversibile del territorio. In questi casi, la confisca dell’intera area è considerata una misura necessaria e non sproporzionata.

La prescrizione del reato di lottizzazione abusiva impedisce sempre la confisca dei terreni?
No. La legge e la giurisprudenza consolidata stabiliscono che il giudice, pur dichiarando la prescrizione, deve decidere sulla confisca se accerta la responsabilità penale per il reato in tutti i suoi elementi, oggettivi e soggettivi.

Chi è considerato ‘terzo estraneo’ al reato a cui i beni possono essere restituiti?
La sentenza chiarisce che per essere considerati ‘terzi estranei’ non è sufficiente non essere stati coinvolti nel processo penale. È necessario dimostrare la propria completa estraneità ai fatti e la buona fede al momento dell’acquisto, fornendo prove concrete che, nel caso di specie, i ricorrenti non sono riusciti a produrre.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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