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Confisca illegale: la Cassazione annulla il patteggiamento

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento che includeva la confisca di denaro per il reato di detenzione di stupefacenti. La Corte ha stabilito che tale confisca illegale vizia l’intero accordo tra le parti, poiché il denaro non può essere considerato profitto del reato di mera detenzione. Di conseguenza, l’intera sentenza è stata annullata e gli atti sono stati trasmessi al tribunale di primo grado per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Illegale: Patteggiamento Annullato dalla Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2762/2024) ha ribadito un principio fondamentale in materia di patteggiamento e misure di sicurezza: l’accordo su una confisca illegale determina la nullità dell’intera sentenza, non solo della clausola viziata. Questa decisione chiarisce i limiti dell’accordo tra accusa e difesa e il ruolo del giudice nel ratificarlo, specialmente in contesti di reati legati agli stupefacenti.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il c.d. patteggiamento) emessa dal Tribunale di Velletri. L’imputato, accusato del reato di detenzione di lieve entità di sostanze stupefacenti (previsto dall’art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990), aveva concordato con il Pubblico Ministero non solo la pena, ma anche la confisca del denaro che gli era stato sequestrato.

Il Tribunale aveva ratificato l’accordo nella sua interezza. Tuttavia, la difesa ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo un punto cruciale: la confisca del denaro era illegittima. Il reato contestato era la mera detenzione di stupefacenti, non la loro cessione o spaccio. Pertanto, il denaro non poteva essere considerato ‘profitto’ del reato e la sua confisca, ai sensi dell’art. 240 del codice penale, era da ritenersi illegale.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Confisca Illegale

Il motivo del ricorso si è concentrato sulla violazione di legge relativa all’applicazione della confisca. Secondo la difesa, disporre la confisca per il reato di semplice detenzione di droga è una misura di sicurezza patrimoniale priva di fondamento giuridico. Manca infatti il nesso diretto tra il denaro e la condotta illecita contestata. La detenzione, di per sé, non genera un profitto economico, a differenza dell’attività di spaccio.

Di conseguenza, l’accordo tra le parti, esteso a una misura non consentita dalla legge per quella specifica fattispecie di reato, avrebbe dovuto essere rigettato dal giudice di primo grado. L’inclusione di una clausola illegale, secondo il ricorrente, inficiava la validità dell’intero patto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo pienamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno chiarito che, per giurisprudenza consolidata, in relazione al reato di illecita detenzione di stupefacenti, non è consentita la confisca del denaro né ai sensi dell’art. 240 cod. pen., né ai sensi delle norme speciali del Testo Unico Stupefacenti, applicabili invece ai casi di cessione.

Il punto centrale della motivazione risiede nella natura ‘negoziale’ del patteggiamento. L’accordo tra imputato e Pubblico Ministero è un pacchetto unitario e inscindibile. Il giudice non ha il potere di modificarne il contenuto, ad esempio eliminando una clausola e mantenendo valido il resto. Se una parte dell’accordo è illegale, come nel caso di una confisca illegale, l’intero patto è viziato.

La Corte ha specificato che l’applicazione di una misura di sicurezza patrimoniale ‘intrinsecamente incompatibile’ con la fattispecie di reato contestata non è un mero errore, ma un vizio che rende l’intera sentenza illegittima. Citando le Sezioni Unite (sent. Savin, n. 21368/2019), la Cassazione ha ribadito che l’illegalità della misura di sicurezza concordata tra le parti determina l’annullamento senza rinvio della sentenza, poiché il vizio rende invalido l’intero accordo.

Le Conclusioni

Alla luce di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata. Questo non significa che l’imputato sia stato assolto, ma che l’accordo di patteggiamento è stato cancellato. Gli atti sono stati trasmessi nuovamente al Tribunale di Velletri per un nuovo giudizio.

Le parti si trovano ora nella stessa posizione in cui erano prima dell’accordo annullato. Hanno la possibilità di rinegoziare un nuovo patteggiamento, questa volta senza includere clausole illegali, o di procedere con il giudizio ordinario. La sentenza rappresenta un importante monito sul fatto che l’autonomia negoziale delle parti nel patteggiamento incontra un limite invalicabile nel rispetto della legge.

È possibile confiscare il denaro trovato in possesso di chi è accusato solo di detenzione di stupefacenti?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di mera detenzione di stupefacenti non genera un profitto. Pertanto, il denaro non può essere confiscato in quanto non sussiste un nesso diretto con la condotta illecita contestata, rendendo la confisca illegale.

Cosa succede se un patteggiamento include una clausola illegale, come una confisca non consentita?
L’intero accordo di patteggiamento viene considerato nullo. La natura negoziale dell’istituto impedisce al giudice di modificare l’accordo eliminando solo la parte illegale. Di conseguenza, l’intera sentenza viene annullata.

Dopo l’annullamento di una sentenza di patteggiamento, le parti possono accordarsi di nuovo?
Sì. La sentenza di annullamento riporta il procedimento alla fase precedente all’accordo. Le parti sono quindi libere di rinegoziare un nuovo patteggiamento, a condizioni diverse e conformi alla legge, o di proseguire con il rito ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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