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Confisca facoltativa: quando è illegittima?

La Corte di Cassazione ha annullato la confisca di telefoni cellulari disposta in una sentenza di patteggiamento per detenzione di stupefacenti. La decisione si basa sulla totale assenza di motivazione da parte del giudice di merito riguardo al nesso strumentale tra i telefoni e il reato contestato. La Suprema Corte ha ribadito che, per procedere a una confisca facoltativa, è indispensabile dimostrare un collegamento specifico e non meramente occasionale tra il bene e l’illecito, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. Di conseguenza, è stata ordinata l’immediata restituzione dei dispositivi.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca facoltativa: la Cassazione stabilisce i limiti per i beni sequestrati

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza pratica: i presupposti per la confisca facoltativa di beni sequestrati, come i telefoni cellulari, nell’ambito di un procedimento penale. Con la sentenza n. 44090/2024, la Suprema Corte ha annullato la confisca di alcuni smartphone, chiarendo che il giudice deve sempre motivare in modo specifico il legame funzionale tra il bene e il reato contestato. Approfondiamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Spoleto. Un imputato aveva concordato una pena di un anno di reclusione e 1.800 euro di multa per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio (previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90). Oltre all’applicazione della pena concordata, il giudice aveva disposto la confisca dei telefoni cellulari sequestrati all’imputato, ordinandone la vendita.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione non per contestare la pena, ma esclusivamente la misura della confisca. Secondo il ricorrente, il provvedimento era illegittimo perché il giudice non aveva fornito alcuna motivazione sul perché i telefoni fossero da considerarsi strumenti del reato. In particolare, si sottolineava che all’imputato era contestata la mera detenzione della sostanza e non erano stati identificati acquirenti né provati contatti telefonici finalizzati allo spaccio.

La Decisione della Cassazione sulla confisca facoltativa

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. In primo luogo, ha confermato che è possibile ricorrere contro una sentenza di patteggiamento quando l’impugnazione riguarda misure di sicurezza, come la confisca, che non hanno formato oggetto dell’accordo tra le parti. Questo principio, già affermato dalle Sezioni Unite, garantisce il diritto di difesa anche in un procedimento basato sull’accordo.

Nel merito, la Corte ha stabilito che la confisca disposta dal Tribunale era illegittima. I giudici supremi hanno evidenziato come il provvedimento impugnato mancasse completamente di motivazione riguardo al cosiddetto “nesso strumentale” tra i telefoni e il reato. Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente alla parte sulla confisca, ordinando l’immediata restituzione dei cellulari all’avente diritto.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si concentra sulla natura e sui requisiti della confisca facoltativa, disciplinata dall’art. 240, primo comma, del codice penale. A differenza della confisca obbligatoria, quella facoltativa richiede che il giudice accerti e dimostri l’esistenza di un legame specifico, non occasionale, tra il bene e il crimine commesso.

La Corte ha spiegato che non è sufficiente una relazione puramente casuale. Il bene deve possedere una “intrinseca, specifica e strutturale strumentalità” rispetto al reato. Nel caso di specie, il Tribunale non solo non ha spiegato le ragioni della confisca, ma non ha nemmeno considerato che il reato contestato era la semplice detenzione di droga. Mancando la prova di un’effettiva attività di spaccio tramite i cellulari, non era possibile presumere automaticamente il nesso strumentale.

L’assenza di motivazione sul punto ha reso l’ablazione dei beni arbitraria e, quindi, illegittima. La Corte ha sottolineato che il giudice ha il dovere di esplicitare le ragioni che lo portano a ritenere un bene funzionale alla commissione del reato, specialmente quando la legge gli conferisce un potere discrezionale.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale dello stato di diritto: ogni provvedimento che incide sui diritti patrimoniali del cittadino deve essere adeguatamente motivato. La decisione chiarisce che la confisca facoltativa non può essere una conseguenza automatica del sequestro di un bene, ma deve basarsi su un accertamento rigoroso del suo effettivo utilizzo per la commissione del reato. Per i telefoni cellulari, ciò significa che l’accusa deve provare che siano stati concretamente usati per attività illecite, come contattare acquirenti o fornitori. In assenza di tale prova, il bene deve essere restituito al legittimo proprietario.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per contestare la confisca di un bene?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il ricorso è ammissibile se riguarda misure di sicurezza personali o patrimoniali, come la confisca, che non hanno formato oggetto dell’accordo tra le parti.

Quando può essere disposta la confisca facoltativa di un bene, come un telefono cellulare?
La confisca facoltativa può essere disposta solo quando viene dimostrata l’esistenza di uno specifico, non occasionale e strutturale nesso strumentale tra il bene e il reato commesso. Una relazione meramente occasionale non è sufficiente.

Cosa succede se il giudice dispone la confisca facoltativa senza motivare il nesso tra il bene e il reato?
Se il giudice non fornisce alcuna motivazione che giustifichi il collegamento strumentale tra il bene e il reato, la confisca è illegittima. La sentenza può essere annullata in quella parte, con conseguente ordine di immediata restituzione del bene all’avente diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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