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Confisca facoltativa: motivazione e nesso strumentale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che disponeva la confisca facoltativa di un cellulare e di una somma di denaro a un imputato condannato per detenzione di stupefacenti di lieve entità. La Corte ha ritenuto illegittima la confisca del telefono per assenza di prove sul suo utilizzo nel reato e quella del denaro per una motivazione palesemente contraddittoria e perplessa del giudice di merito.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Facoltativa: Quando il Giudice Deve Motivare

La confisca facoltativa di beni legati a un reato, come un telefono cellulare o del denaro, non è un automatismo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il giudice deve fornire una motivazione concreta, logica e non contraddittoria per giustificare un provvedimento così incisivo. Il caso analizzato riguarda la condanna per detenzione di stupefacenti di lieve entità, a seguito della quale erano stati confiscati all’imputato sia il telefono che una somma di denaro. La Corte ha annullato queste statuizioni, evidenziando gravi carenze motivazionali.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato dal GIP del Tribunale di Foggia per il reato di cui all’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90 (detenzione di stupefacenti di lieve entità). Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, il giudice disponeva la confisca del suo telefono cellulare e di una somma di 1.245,00 euro, rinvenuta durante una perquisizione domiciliare.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione contestando esclusivamente la legittimità della confisca, per due ordini di motivi:
1. Per il telefono cellulare: Mancava la prova di un nesso di strumentalità tra l’apparecchio e il reato. La difesa sosteneva che non era emersa alcuna indagine sul traffico telefonico o sul contenuto del dispositivo che potesse dimostrarne l’utilizzo per attività illecite.
2. Per il denaro: La motivazione del giudice era contraddittoria. Da un lato, sembrava escludere la sproporzione della somma rispetto alle capacità economiche dell’imputato; dall’altro, ne disponeva la confisca proprio perché l’imputato, disoccupato, non ne aveva dimostrato la legittima provenienza.

La Decisione della Cassazione e la Confisca Facoltativa

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi di ricorso, annullando la sentenza limitatamente alle confische e rinviando gli atti a un nuovo giudice per una nuova valutazione.

La Confisca del Telefono Cellulare: Necessità del Nesso Strumentale

La Corte ha qualificato la confisca del telefono come una confisca facoltativa ai sensi dell’art. 240 del codice penale. Per questo tipo di confisca, non è sufficiente affermare genericamente che il bene è “strumento del reato”. Il giudice ha l’obbligo di argomentare in concreto la sussistenza di un nesso di strumentalità tra il bene e il reato commesso.

Nel caso di specie, la motivazione del GIP era stata definita “evidentemente apodittica”, in quanto si era limitato a etichettare il telefono come “strumento adoperato per la commissione del reato” senza fornire alcun elemento di prova. La Cassazione ha chiarito che, in assenza di prove concrete (come l’analisi dei tabulati o dei messaggi) che dimostrino un suo effettivo utilizzo per l’attività di spaccio, un telefono cellulare è un bene di uso comune e lecito. Pertanto, la sua confisca era illegittima.

La Confisca del Denaro: il Vizio della Motivazione Contraddittoria

Ancora più evidente è stato il vizio riscontrato nella motivazione sulla confisca del denaro. Il giudice di primo grado era caduto in una palese contraddizione. Prima aveva valorizzato la “non ricorrenza del requisito della sproporzione”, suggerendo di non confiscare il denaro, ma subito dopo aveva disposto la confisca sulla base opposta, ovvero che la somma appariva sproporzionata rispetto allo stato di disoccupazione dell’imputato.

Questa insanabile contraddizione integra il vizio della “motivazione perplessa”. Quando le argomentazioni di un giudice sono alternative e inconciliabili, la decisione diventa indecifrabile e, di conseguenza, illegittima. Non è possibile comprendere quale sia stato l’effettivo percorso logico-giuridico seguito per arrivare a quella conclusione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte riaffermano principi cardine dello stato di diritto. In primo luogo, la confisca facoltativa non può basarsi su mere presunzioni o formule generiche. Richiede un accertamento rigoroso del “nesso di strumentalità”, ovvero la prova che il bene non sia stato solo occasionalmente legato al reato, ma che abbia avuto un ruolo effettivo e concreto nella sua preparazione o esecuzione. Questo onere motivazionale serve a garantire che il provvedimento ablativo, che incide sul diritto di proprietà, sia giustificato e proporzionato.

In secondo luogo, la coerenza logica della motivazione è un requisito imprescindibile di ogni provvedimento giurisdizionale. Una motivazione “perplessa” o contraddittoria viola il diritto di difesa, poiché impedisce di comprendere le ragioni della decisione e, quindi, di contestarle efficacemente. La chiarezza del ragionamento del giudice è garanzia di giustizia e trasparenza.

Le conclusioni

Questa sentenza offre importanti spunti pratici. Per gli operatori del diritto, sottolinea la necessità di contestare sempre le confische basate su motivazioni stereotipate o insufficienti. Per i cittadini, rappresenta una garanzia che la proprietà privata non può essere sacrificata sull’altare di un sospetto non supportato da prove concrete. Il semplice possesso di un cellulare o di una somma di denaro, anche in un contesto di accertata responsabilità penale per altri fatti, non è di per sé sufficiente a giustificarne la confisca, la quale deve sempre essere ancorata a un percorso argomentativo rigoroso, logico e immune da vizi.

Quando è legittima la confisca facoltativa di un cellulare in un reato di spaccio?
La confisca è legittima solo quando il giudice fornisce una motivazione concreta che dimostri un nesso di strumentalità stretto e non occasionale tra il telefono e il reato, provando che sia stato effettivamente utilizzato per commettere l’illecito. Un’affermazione generica non è sufficiente.

Cosa si intende per “motivazione apodittica” e perché rende illegittima una confisca?
Per “motivazione apodittica” si intende una spiegazione che afferma una conclusione senza fornire prove o un ragionamento a supporto. Rende illegittima la confisca perché non permette di verificare la logicità e la fondatezza della decisione del giudice, violando l’obbligo di motivazione dei provvedimenti.

Cosa succede se la motivazione di una sentenza sulla confisca di denaro è contraddittoria?
Se la motivazione è contraddittoria (o “perplessa”), presentando argomentazioni tra loro inconciliabili, la decisione è viziata e deve essere annullata. Questo accade perché risulta impossibile comprendere il percorso logico seguito dal giudice per giungere alla sua conclusione, rendendo la statuizione indecifrabile e arbitraria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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