LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca facoltativa: la motivazione è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza del Tribunale di Monza che disponeva la confisca facoltativa di due telefoni cellulari, in un caso di detenzione di stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione riguardo al nesso strumentale tra i telefoni e l’attività delittuosa, ribadendo che anche in caso di patteggiamento, il giudice deve giustificare specificamente il provvedimento ablativo quando non è obbligatorio per legge.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca facoltativa: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento: la confisca facoltativa di un bene, anche in caso di patteggiamento, deve essere sempre supportata da una motivazione adeguata e specifica. Il caso in esame riguardava il sequestro di due telefoni cellulari nell’ambito di un procedimento per detenzione di stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. La Suprema Corte ha annullato la decisione del giudice di primo grado, evidenziando come una motivazione generica non sia sufficiente a giustificare un provvedimento che incide sul diritto di proprietà.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Monza, su richiesta concorde delle parti (patteggiamento), aveva condannato un individuo a tre anni di reclusione e 16.000 euro di multa per la detenzione di 146,7 grammi di cocaina, suddivisa in 217 involucri, e per resistenza a pubblico ufficiale. Oltre alla pena principale, il Tribunale aveva disposto la confisca e la distruzione dello stupefacente e dei due telefoni cellulari sequestrati all’imputato.

La difesa ha proposto ricorso per cassazione, contestando unicamente la legittimità della confisca dei telefoni. Secondo il ricorrente, il provvedimento era viziato per violazione di legge e mancanza di motivazione, poiché il giudice non aveva dimostrato l’esistenza di un nesso di asservimento tra i telefoni e l’attività di spaccio.

La Confisca Facoltativa nel Contesto del Patteggiamento

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’art. 240 del codice penale, che disciplina la confisca. Questa misura può essere obbligatoria (per le cose che costituiscono il prezzo del reato) o facoltativa (per le cose che sono servite o furono destinate a commettere il reato). Nel caso dei telefoni cellulari, la confisca rientra in quest’ultima categoria.

La giurisprudenza costante della Cassazione, richiamata anche in questa sentenza, stabilisce che per disporre la confisca facoltativa, il giudice deve accertare e motivare in modo puntuale la sussistenza di un rapporto di pertinenzialità tra il bene e il reato. Non è sufficiente una mera occasionalità, ma è necessario un legame strumentale stretto, tale da far ritenere probabile che il bene possa essere nuovamente utilizzato per commettere altri reati.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno sottolineato che la sentenza del Tribunale di Monza era gravemente carente sotto il profilo motivazionale. Il giudice di primo grado si era limitato ad affermare in modo apodittico e generico che i telefoni erano ‘riconducibili all’attività delittuosa’, senza fornire alcuna spiegazione concreta su tale legame.

La Suprema Corte ha ribadito che, anche a seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 134/2003, il giudice del patteggiamento ha l’obbligo di motivare le ragioni per cui dispone una misura ablativa di natura facoltativa. Nel caso di specie, mancava qualsiasi dimostrazione del nesso strumentale tra i telefoni sequestrati e il reato di spaccio, rendendo illegittima la confisca. Di conseguenza, la Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente alla parte relativa alla confisca dei telefoni, disponendone la restituzione all’avente diritto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia consolida un principio di garanzia fondamentale per i cittadini. La confisca facoltativa non può essere una conseguenza automatica della condanna, ma deve essere il risultato di un’attenta valutazione da parte del giudice, che ha il dovere di esplicitare le ragioni del suo convincimento. Una motivazione solo apparente o generica equivale a una motivazione assente e rende illegittimo il provvedimento. La decisione insegna che il diritto di proprietà può essere limitato solo in presenza di presupposti rigorosi e chiaramente dimostrati, anche nell’ambito di procedimenti speciali come il patteggiamento, a tutela dei diritti fondamentali dell’individuo.

Quando è legittima la confisca facoltativa di un bene?
La confisca facoltativa è legittima solo quando il giudice dimostra in modo specifico e compiuto l’esistenza di uno stretto nesso strumentale tra il bene e il reato, tale da far ritenere probabile che il bene possa essere utilizzato per commettere nuove attività punibili.

In caso di patteggiamento, il giudice deve motivare la confisca facoltativa?
Sì, anche in caso di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento), il giudice è tenuto a fornire una motivazione idonea e specifica sulle ragioni che lo portano a disporre la confisca di un bene, quando questa ha carattere facoltativo.

Cosa succede se la motivazione della confisca è generica o apodittica?
Se la motivazione è generica, apodittica o del tutto assente, come nel caso esaminato, il provvedimento di confisca è illegittimo e può essere annullato dalla Corte di Cassazione. Il bene deve quindi essere restituito a chi ne ha diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati