LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca e restituzione: no alla doppia sanzione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava la confisca di una somma di denaro a carico di un amministratore, condannato per aver ottenuto illecitamente fondi pubblici. La Corte ha stabilito che, poiché la società amministrata aveva avviato un piano di restituzione integrale delle somme allo Stato, il giudice dell’esecuzione deve verificare l’effettivo adempimento per evitare una duplicazione del prelievo. Se il profitto del reato viene restituito, la confisca perde la sua causa e deve essere revocata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca e restituzione: la Cassazione vieta la duplicazione del prelievo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel rapporto tra sanzioni penali e risarcimento del danno: la confisca e restituzione del profitto di un reato. Con la sentenza n. 25794/2025, la Suprema Corte ha stabilito un principio di proporzionalità fondamentale: lo Stato non può trattenere i beni confiscati se il danno patrimoniale è già stato integralmente ristorato, anche attraverso un piano di rientro concordato dopo la condanna. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla condanna di un amministratore di una società S.r.l. per aver illecitamente percepito un ingente contributo pubblico. A seguito della condanna definitiva, veniva disposta la confisca, anche per equivalente, di una somma pari al profitto del reato, circa 244.000 euro.

Successivamente, la società amministrata dall’imputato stipulava con l’Agenzia delle Entrate un piano di ammortamento per la restituzione dell’intero importo del contributo indebitamente ricevuto, comprensivo della somma oggetto di confisca. Forte di questo accordo, l’amministratore si rivolgeva al giudice dell’esecuzione chiedendo la revoca della confisca, sostenendo che mantenerla avrebbe comportato una duplicazione del prelievo a danno suo e della società, in violazione del principio del ne bis in idem.

Il Tribunale, in prima istanza, rigettava la richiesta, ritenendo che la questione dovesse essere sollevata prima che la sentenza di condanna diventasse irrevocabile. Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso in Cassazione.

La questione giuridica: Confisca e restituzione possono coesistere?

Il nucleo del problema giuridico risiede nel coordinamento tra due strumenti volti a ripristinare il patrimonio leso da un reato: la confisca penale e la restituzione volontaria. La domanda fondamentale è: se il colpevole (o la persona giuridica per cui ha agito) restituisce integralmente il maltolto, la confisca disposta dal giudice penale ha ancora una ragione d’esistere?

Secondo il ricorrente, il piano di restituzione costituiva un “fatto nuovo” idoneo a far venir meno la causa stessa della misura ablativa. La funzione della confisca del profitto, infatti, è primariamente ripristinatoria: mira a sottrarre al reo il vantaggio economico illecito per ristorare il patrimonio della vittima (in questo caso, lo Stato). Una volta che tale ripristino avviene per altra via, insistere con la confisca si tradurrebbe in un ingiustificato arricchimento per l’Erario e in una sanzione sproporzionata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando per un nuovo esame. Le motivazioni dei giudici supremi sono chiare e si fondano su principi consolidati.

La Funzione Ripristinatoria della Confisca

La Corte ribadisce che la confisca del profitto del reato, anche quando avviene per equivalente, ha una funzione prevalentemente ripristinatoria. Non è una pena fine a se stessa, ma uno strumento per ristabilire l’equilibrio economico violato dall’illecito. Pertanto, la sua applicazione non può eccedere l’effettivo arricchimento dell’autore del reato. Se l’arricchimento viene meno perché il profitto è stato restituito, anche la causa accipiendi (la ragione giustificativa) della confisca cessa di esistere.

Il Principio di Proporzionalità

I giudici sottolineano che mantenere una confisca a fronte di un’avvenuta restituzione integrale comporterebbe una “duplicazione sanzionatoria” in contrasto con i principi costituzionali (artt. 3, 23 e 25 Cost.). Lo Stato non può recuperare due volte la stessa somma. Un simile esito sarebbe sproporzionato e iniquo.

Il Ruolo del Giudice dell’Esecuzione

La Cassazione chiarisce che il giudice dell’esecuzione ha il dovere di valutare i “fatti nuovi” che incidono sull’attualità della misura. L’accordo di restituzione con l’Agenzia delle Entrate e i relativi pagamenti sono a tutti gli effetti fatti sopravvenuti che devono essere presi in considerazione. Il giudice del rinvio dovrà quindi compiere una verifica concreta: accertare se il piano di restituzione della società si riferisca effettivamente allo stesso profitto del reato oggetto di confisca e se tale piano sia stato regolarmente adempiuto. In caso di esito positivo, dovrà revocare, in tutto o in parte, la misura ablativa.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante baluardo a tutela del principio di proporzionalità nell’applicazione delle sanzioni patrimoniali. Afferma con forza che la confisca e restituzione sono due facce della stessa medaglia: il ripristino della legalità economica. Quando la restituzione è provata ed effettiva, la confisca perde la sua legittimità. Questa decisione offre uno strumento concreto a chi, pur dopo una condanna definitiva, si adopera per sanare le conseguenze economiche del proprio illecito, evitando di subire un prelievo duplicato e ingiusto da parte dello Stato.

È possibile chiedere la revoca di una confisca dopo che la sentenza di condanna è diventata definitiva?
Sì, è possibile attraverso un incidente di esecuzione, ma solo se si verificano ‘fatti nuovi’ che fanno venir meno la ragione della confisca, come l’integrale restituzione del profitto del reato allo Stato.

Se una società restituisce un contributo pubblico ottenuto illecitamente, la confisca disposta nei confronti del suo amministratore può essere revocata?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice deve verificare se la restituzione effettuata dalla società copra lo stesso profitto illecito oggetto della confisca. In tal caso, per evitare una duplicazione del prelievo, la confisca deve essere annullata.

Qual è la funzione principale della confisca del profitto di un reato?
Secondo la giurisprudenza costante, la sua funzione è prevalentemente ripristinatoria, non punitiva. Ciò significa che mira a ristabilire la situazione patrimoniale esistente prima del reato, sottraendo al colpevole il vantaggio economico illecitamente conseguito. Non può quindi eccedere tale vantaggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati