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Confisca e prescrizione: no alla retroattività

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per reati tributari, dichiarandoli estinti per prescrizione. Di conseguenza, ha revocato la confisca per equivalente, chiarendo che per i reati commessi prima dell’introduzione dell’art. 578-bis c.p.p. nel 2018, la confisca non può essere mantenuta. La decisione si fonda sul principio di irretroattività della legge e degli orientamenti giurisprudenziali sfavorevoli, garantendo la certezza del diritto.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca e Prescrizione: La Cassazione Revoca la Misura per Reati Ante-Riforma

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: l’irretroattività delle norme e degli orientamenti giurisprudenziali sfavorevoli. Il caso analizzato riguarda il delicato rapporto tra confisca e prescrizione per reati tributari, offrendo chiarimenti fondamentali sull’applicazione dell’articolo 578-bis del codice di procedura penale.

I Fatti di Causa

Un imprenditore veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Rieti per diversi reati tributari previsti dall’art. 10 del D.Lgs. 74/2000. La Corte di Appello di Roma, in parziale riforma della prima sentenza, dichiarava prescritti due dei reati contestati ma confermava la responsabilità per altri due capi d’imputazione, commessi rispettivamente nel 2014 e 2015, mantenendo la stessa pena e la confisca per equivalente.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Errata determinazione della pena: La Corte d’Appello aveva calcolato la pena per uno dei reati basandosi su un minimo edittale errato, superiore a quello vigente all’epoca dei fatti.
2. Violazione del divieto di reformatio in peius: L’aumento di pena per il reato satellite era stato determinato in misura superiore a quanto stabilito dal giudice di primo grado, peggiorando la posizione dell’imputato in appello.
3. Illegittima conferma della confisca: A seguito della maturata prescrizione anche per i reati residui, veniva contestata la legittimità del mantenimento della confisca per equivalente.

Confisca e Prescrizione: l’Analisi della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendolo in toto. In primo luogo, ha rilevato l’errore nel calcolo della pena, sottolineando come la sanzione base fosse stata determinata in modo immotivato e superiore al minimo legale applicabile all’epoca del reato (commesso nel 2015, prima delle modifiche legislative successive). Inoltre, ha censurato la violazione del divieto di trattamento sanzionatorio peggiorativo in appello.

Il punto cruciale della decisione, tuttavia, riguarda il rapporto tra confisca e prescrizione. La Corte, dopo aver dichiarato l’estinzione anche dei reati residui per intervenuta prescrizione, ha proceduto a revocare la confisca per equivalente.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si articola su un principio giuridico fondamentale. La possibilità di mantenere la confisca anche in caso di prescrizione del reato è stata introdotta nel nostro ordinamento dall’articolo 578-bis del codice di procedura penale, entrato in vigore il 6 aprile 2018. I reati oggetto del processo erano stati commessi prima di tale data. Di conseguenza, la nuova norma non poteva essere applicata retroattivamente, in quanto avrebbe comportato un trattamento più sfavorevole per l’imputato.

La Corte ha inoltre richiamato una recente e importante pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza “Massini”), la quale ha stabilito che anche un mutamento giurisprudenziale che attribuisce natura ripristinatoria (e non più sanzionatoria) alla confisca per equivalente non può legittimare l’applicazione retroattiva della misura in caso di prescrizione. Tale applicazione sarebbe “ragionevolmente imprevedibile” per chi ha commesso il fatto in passato e violerebbe i principi sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (art. 7 CEDU).

In sostanza, la Corte ha ribadito che la certezza del diritto impone di non applicare “in malam partem” (cioè a sfavore dell’imputato) nuove norme o nuovi indirizzi interpretativi a fatti commessi quando il quadro normativo e giurisprudenziale era diverso e più favorevole.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, estendendolo anche alle interpretazioni giurisprudenziali. Per i reati commessi prima dell’aprile 2018, la declaratoria di prescrizione comporta necessariamente la revoca della confisca per equivalente, anche se la responsabilità penale dell’imputato è stata accertata nei gradi di merito. Questa decisione rafforza le garanzie individuali e la prevedibilità delle conseguenze delle proprie azioni secondo la legge vigente al momento del fatto.

Perché la confisca è stata revocata nonostante l’accertamento della responsabilità?
La confisca è stata revocata perché i reati sono stati dichiarati estinti per prescrizione. Poiché i fatti sono stati commessi prima dell’entrata in vigore dell’art. 578-bis c.p.p. (2018), che permette di mantenere la confisca in caso di prescrizione, non era possibile applicare tale norma in modo retroattivo e sfavorevole all’imputato.

Cosa stabilisce l’articolo 578-bis del codice di procedura penale?
L’articolo 578-bis c.p.p. prevede che, in caso di estinzione del reato per prescrizione, il giudice d’appello o la Cassazione debbano comunque decidere sull’impugnazione ai soli fini della confisca, se vi è stata una precedente sentenza di condanna. In questo caso, la norma non è stata applicata perché i reati erano stati commessi prima della sua introduzione.

Può una nuova interpretazione giurisprudenziale più sfavorevole essere applicata a fatti commessi in passato?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una decisione delle Sezioni Unite, ha stabilito che neppure un nuovo indirizzo interpretativo che risulti più sfavorevole per l’imputato (in questo caso, relativo alla natura della confisca) può essere applicato retroattivamente, poiché ciò violerebbe il principio di prevedibilità della legge penale sancito anche dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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