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Confisca e prescrizione: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21974/2024, ha chiarito i limiti della confisca in caso di assoluzione parziale. Nel caso di specie, un imputato per usura era stato assolto per alcuni capi d’accusa e per altri era intervenuta la prescrizione. La Corte d’Appello aveva però confermato integralmente la confisca. La Cassazione ha annullato tale statuizione, precisando che il rapporto tra confisca e prescrizione non giustifica il mantenimento della misura per i reati per cui è intervenuta l’assoluzione. Il caso è stato rinviato per una nuova determinazione dell’importo da confiscare, limitato ai soli reati prescritti.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca e Prescrizione: La Cassazione Annulla la Misura se Collegata a Reati Assolti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21974 del 2024, offre un importante chiarimento sul delicato equilibrio tra confisca e prescrizione, specialmente nei casi in cui l’imputato venga assolto per alcuni dei reati contestati. La Suprema Corte ha stabilito un principio fondamentale: la confisca non può essere mantenuta in relazione a reati per i quali è stata pronunciata una sentenza di assoluzione, anche se per altri capi d’imputazione è intervenuta la prescrizione. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

Il Contesto del Caso: Usura, Prescrizione e Appelli Incrociati

Il caso trae origine da un procedimento per reati di usura. La Corte di Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva preso due decisioni principali: da un lato, aveva assolto l’imputato da alcuni specifici episodi di usura ‘perché il fatto non sussiste’; dall’altro, aveva dichiarato l’estinzione per intervenuta prescrizione di altri episodi di usura contestati. Nonostante l’assoluzione parziale, la Corte territoriale aveva confermato integralmente la confisca di una somma di denaro, considerata profitto dei reati.

Contro questa decisione hanno proposto ricorso sia l’imputato, che lamentava l’errata conferma della confisca, sia la parte civile, che contestava l’assoluzione e la mancata applicazione dell’aggravante del metodo mafioso.

La Decisione della Cassazione sul rapporto tra confisca e prescrizione

La Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi, giungendo a conclusioni distinte ma logicamente connesse, che delineano con precisione i poteri del giudice di fronte a cause estintive del reato e a misure ablatorie come la confisca.

I ricorsi inammissibili: la prescrizione prevale sull’assoluzione non evidente

Innanzitutto, la Corte ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso dell’imputato che miravano a ottenere un’assoluzione piena per i reati già prescritti. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: in presenza di una causa di estinzione del reato come la prescrizione, il giudice può pronunciare una sentenza di assoluzione nel merito solo se le prove dell’innocenza sono talmente evidenti da emergere ‘ictu oculi’, cioè a prima vista, senza necessità di ulteriori approfondimenti. Nel caso di specie, la situazione probatoria era complessa e non permetteva una tale constatazione immediata.

Il punto cruciale: l’annullamento della confisca

Il cuore della sentenza risiede nell’accoglimento del motivo di ricorso relativo alla confisca. La Cassazione ha ritenuto fondata la doglianza dell’imputato, evidenziando come la Corte di Appello avesse errato nel confermare la misura ablatoria nella sua interezza. La sentenza impugnata è stata quindi annullata su questo specifico punto, con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello per una nuova valutazione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte sono illuminanti per comprendere la logica giuridica sottostante alla decisione.

L’illogicità della confisca integrale

Il ragionamento della Cassazione è lineare: se la confisca era stata disposta in relazione a un complesso di reati e, successivamente, per alcuni di questi interviene una sentenza di assoluzione ‘perché il fatto non sussiste’, è illogico e giuridicamente scorretto mantenere la confisca per l’intero importo. L’assoluzione fa venir meno il presupposto stesso della misura, ovvero il collegamento tra il bene e il reato. Pertanto, la confisca può essere mantenuta solo per la parte di profitto relativa ai reati per cui è stata dichiarata la prescrizione (in applicazione dell’art. 578-bis c.p.p.), ma non per quelli per cui l’imputato è stato riconosciuto innocente. Il giudice del rinvio avrà quindi il compito di ricalcolare l’importo da confiscare, escludendo qualsiasi somma riconducibile ai fatti per cui è intervenuta l’assoluzione.

La valutazione dell’attendibilità della persona offesa

Per quanto riguarda il ricorso della parte civile, la Corte lo ha dichiarato inammissibile. I giudici hanno ricordato che la valutazione dell’attendibilità di un testimone, inclusa la persona offesa, è una questione di fatto riservata al giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo in caso di vizi logici macroscopici o palesi contraddizioni nella motivazione, che in questo caso non sono stati riscontrati. La Corte di Appello aveva, infatti, fornito un’ampia e coerente spiegazione delle ragioni per cui riteneva inattendibile il racconto della persona offesa, portando così all’assoluzione dell’imputato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale: una misura patrimoniale grave come la confisca deve avere un solido e provato fondamento in un reato. L’assoluzione, anche se parziale, non può essere ignorata ai fini del mantenimento della misura. La decisione chiarisce che il rapporto tra confisca e prescrizione è specifico e non può ‘assorbire’ o giustificare il mantenimento di una misura patrimoniale legata a fatti per i quali è stata accertata l’insussistenza. Gli operatori del diritto dovranno quindi prestare la massima attenzione nel definire il perimetro della confisca, assicurandosi che ogni euro confiscato sia direttamente e unicamente riconducibile a un reato accertato o, al limite, prescritto, ma mai a un fatto per cui l’imputato è stato assolto.

È possibile ottenere un’assoluzione piena quando è già maturata la prescrizione del reato?
No, secondo la sentenza, in presenza di una causa di estinzione del reato come la prescrizione, il giudice può pronunciare l’assoluzione nel merito (ai sensi dell’art. 129, co. 2, c.p.p.) solo se le prove dell’innocenza sono assolutamente incontestabili ed evidenti ‘ictu oculi’, cioè senza necessità di alcuna valutazione approfondita.

La confisca disposta per più reati deve essere ridotta se l’imputato viene assolto per alcuni di essi?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che è illegittimo mantenere integralmente la confisca se questa si riferisce anche a reati per i quali è intervenuta una sentenza di assoluzione. La misura deve essere annullata per la parte relativa ai reati assolti e, se del caso, ricalcolata solo con riferimento ai reati per cui è stata dichiarata la prescrizione.

La valutazione dell’attendibilità di un testimone-vittima può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione?
No, di regola la valutazione dell’attendibilità di un testimone è una questione di fatto, riservata alla valutazione dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione può sindacare tale valutazione solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica, contraddittoria o basata su mere congetture, cosa che nel caso di specie non è stata riscontrata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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