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Confisca e prescrizione: la Cassazione e la retroattività

In un caso di trasporto illecito di rifiuti, la Corte di Cassazione ha annullato la confisca di un veicolo confermata in appello, nonostante la declaratoria di prescrizione del reato. La decisione si fonda sul principio di irretroattività della legge penale sfavorevole (art. 578-bis c.p.p.), applicabile quando la confisca ha natura sanzionatoria. La sentenza stabilisce che senza una condanna e per fatti antecedenti alla norma, la confisca non può essere mantenuta.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca e prescrizione del reato: quando la misura non può essere applicata?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi sul delicato rapporto tra confisca e prescrizione, offrendo un’importante chiave di lettura sul principio di irretroattività della legge penale. Il caso riguardava un imprenditore edile il cui veicolo era stato confiscato a seguito di una condanna per trasporto illecito di rifiuti, misura confermata in appello nonostante il reato fosse stato dichiarato estinto per prescrizione. La Suprema Corte ha annullato la confisca, stabilendo un principio fondamentale sull’applicazione dell’art. 578-bis del codice di procedura penale.

I fatti del processo

Un imprenditore edile veniva condannato in primo grado per il reato di cui all’art. 6, comma 1, lett. b), del d.l. n. 172 del 2008, per aver effettuato un’attività di trasporto e scarico di rifiuti speciali non pericolosi senza autorizzazione. Oltre alla pena, il Tribunale ordinava la confisca dei mezzi utilizzati per commettere l’illecito, come previsto dalla normativa.
In appello, la Corte territoriale, pur prendendo atto dell’intervenuta prescrizione del reato, confermava la confisca dei veicoli. L’imputato ricorreva quindi in Cassazione, contestando la legittimità di tale decisione.

La questione giuridica: il nodo della retroattività

Il punto centrale della controversia ruotava attorno all’applicazione dell’art. 578-bis del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta nel 2018, consente al giudice d’appello di decidere sull’impugnazione ai soli effetti della confisca, anche quando dichiara il reato estinto per prescrizione, a patto che accerti la responsabilità del reo.
La difesa dell’imputato sosteneva che tale norma non potesse essere applicata al suo caso, poiché i fatti contestati erano stati commessi prima della sua entrata in vigore. Si poneva, quindi, un problema di irretroattività della legge.

La decisione della Cassazione sulla confisca e prescrizione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente alla confisca. I giudici hanno chiarito che la confisca prevista per i reati ambientali, come quello in esame, ha una natura prevalentemente sanzionatoria e non meramente ripristinatoria. Essa, per legge, consegue a una “sentenza di condanna”, che costituisce il suo presupposto indispensabile.
Con l’estinzione del reato per prescrizione, viene a mancare proprio la sentenza di condanna. Sebbene l’art. 578-bis c.p.p. sembri superare questo ostacolo, la sua applicazione deve fare i conti con un principio cardine del nostro ordinamento.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, richiamando un precedente delle Sezioni Unite (sentenza Esposito, 2023), ha ribadito che l’art. 578-bis c.p.p., quando applicato a forme di confisca con una chiara componente sanzionatoria, assume una natura non solo processuale ma anche sostanziale. Di conseguenza, ad esso si applica il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, sancito dall’art. 2, comma 4, del codice penale. Poiché i fatti risalivano a un’epoca precedente l’introduzione della norma, la Corte d’appello non avrebbe potuto applicarla per confermare la confisca. L’estinzione del reato, in assenza di una condanna e di una norma retroattiva che la consenta, imponeva l’eliminazione della misura ablativa.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza. Si stabilisce che il rapporto tra confisca e prescrizione è governato dal principio di legalità e irretroattività penale. Le norme procedurali che incidono su misure di carattere punitivo, come la confisca in esame, non possono essere applicate a fatti commessi prima della loro entrata in vigore. Per l’imputato, ciò significa che la prescrizione del reato travolge anche la confisca sanzionatoria, se il fatto è anteriore alla riforma del 2018. Una decisione che riafferma le garanzie fondamentali del diritto penale sostanziale.

È possibile confermare la confisca di un veicolo se il reato ambientale per cui è stata disposta si è prescritto?
In linea generale, dal 2018 è possibile grazie all’art. 578-bis c.p.p., a condizione che il giudice d’appello accerti la responsabilità dell’imputato. Tuttavia, come chiarito da questa sentenza, tale norma non può essere applicata retroattivamente a fatti commessi prima della sua entrata in vigore, se la confisca ha natura punitiva.

Perché l’articolo 578-bis del codice di procedura penale non è stato applicato in questo caso?
Perché la norma, quando riguarda confische con natura sanzionatoria, assume un carattere sostanziale e non solo processuale. Essendo entrata in vigore dopo la commissione del reato, la sua applicazione avrebbe violato il principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole per l’imputato.

Cosa succede alla confisca quando il reato è commesso prima del 2018 e interviene la prescrizione in appello?
Se la confisca ha natura sanzionatoria e presuppone per legge una sentenza di condanna, essa deve essere annullata. La mancanza di una condanna definitiva, dovuta alla prescrizione, fa venir meno il presupposto stesso per l’applicazione della misura ablativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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