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Confisca e patteggiamento: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19643/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento che includeva una confisca. L’imputato lamentava una motivazione carente sulla sussistenza dei reati e sulla titolarità dei beni confiscati. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso contro il patteggiamento sono limitati e che la doglianza sulla confisca era troppo generica, specialmente per i beni non ancora sequestrati, la cui individuazione spetta al Pubblico Ministero in fase esecutiva.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca e Patteggiamento: Limiti al Ricorso in Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 19643 del 2024, offre chiarimenti cruciali sui limiti dell’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, in particolare quando è in gioco la confisca patteggiamento. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso ritenuto generico, delineando con precisione i confini entro cui un imputato può contestare la misura ablativa dopo aver concordato la pena.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso di un soggetto condannato, a seguito di patteggiamento, a cinque anni di reclusione e 40.000 euro di multa per una serie di gravi reati, tra cui associazione per delinquere, traffico di stupefacenti e autoriciclaggio. La sentenza del GIP del Tribunale di Velletri disponeva anche la confisca, sia diretta che per equivalente, di beni e somme di denaro riconducibili all’imputato. L’interessato ha proposto ricorso per cassazione lamentando due vizi principali:

1. Mancanza di motivazione sulla reale sussistenza dei reati contestati.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo alla confisca dei beni, sostenendo che il giudice non avesse verificato l’effettiva titolarità degli stessi.

Limiti al Ricorso contro la Sentenza di Patteggiamento

La Cassazione ha preliminarmente respinto il primo motivo di ricorso, ricordando un principio consolidato nel nostro ordinamento. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, limita tassativamente i motivi per cui si può ricorrere contro una sentenza di patteggiamento. L’appello è consentito solo per questioni relative all’espressione della volontà dell’imputato, alla correlazione tra richiesta e sentenza, all’errata qualificazione giuridica del fatto o all’illegalità della pena o della misura di sicurezza. Criticare la motivazione sulla sussistenza dei fatti, dopo averli implicitamente ammessi con l’accordo sulla pena, esula da questo perimetro.

Confisca e Patteggiamento: La Genericità del Ricorso

Il cuore della pronuncia riguarda il secondo motivo, relativo alla confisca. Sebbene la confisca disposta con il patteggiamento possa essere oggetto di ricorso, la Corte ha giudicato le doglianze dell’imputato inammissibili per la loro genericità. Il ricorrente si era limitato a sostenere che il giudice non avesse verificato l’effettiva proprietà dei beni, che avrebbero potuto appartenere a terzi, senza però fornire elementi concreti a supporto di tale affermazione, specialmente per i beni già sotto sequestro e a lui intestati.

La Confisca di Beni non ancora Sequestrati

La parte più interessante della decisione riguarda la confisca per equivalente, ovvero quella relativa a somme di denaro o beni di valore corrispondente al profitto del reato, non ancora materialmente individuati e sequestrati. La Corte ha chiarito che, in questi casi, il giudice della cognizione non è tenuto a individuare specificamente i beni da apprendere. Il suo compito si limita a determinare il ‘quantum’, cioè l’importo da confiscare. L’individuazione specifica dei beni e la verifica della loro riconducibilità al condannato sono compiti demandati alla fase esecutiva, sotto la direzione del Pubblico Ministero.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha fondato la sua decisione su un orientamento giurisprudenziale consolidato, recentemente recepito anche dal legislatore con la Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). La preoccupazione del ricorrente che potessero essere aggrediti beni di terzi è stata definita ‘astratta ed eventuale’, non legittimandolo a farsi carico, sin da ora, della difesa di situazioni giuridiche altrui. La tutela dei terzi proprietari è garantita nelle sedi appropriate della fase esecutiva. Pertanto, un motivo di ricorso che si limiti a ipotizzare tale eventualità, senza contestare specificamente i presupposti della confisca (come la sproporzione patrimoniale o la natura di prodotto del reato), è inevitabilmente generico e, quindi, inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce la natura dell’istituto della confisca patteggiamento e i ristretti margini di impugnazione. Chi sceglie la via del patteggiamento accetta una definizione del processo che limita fortemente le successive contestazioni. Per impugnare efficacemente una confisca in questo contesto, non è sufficiente sollevare dubbi generici sulla titolarità dei beni, ma è necessario formulare censure specifiche e pertinenti ai presupposti della misura, dimostrando un interesse concreto e attuale. La distinzione tra il ruolo del giudice della cognizione (che determina l’an e il quantum della confisca) e quello del pubblico ministero in fase esecutiva (che individua i beni specifici) è un principio cardine che garantisce efficienza al sistema, senza pregiudicare i diritti dei terzi, tutelati in una fase successiva.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, il ricorso è consentito solo per i motivi tassativamente elencati dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, quali l’errata qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena. Non è possibile contestare la motivazione sulla sussistenza del reato.

Si può contestare la confisca disposta in una sentenza di patteggiamento?
Sì, è possibile, ma il motivo di ricorso deve essere specifico e non generico. Non è sufficiente lamentare una mancata verifica sulla titolarità dei beni senza fornire elementi concreti, specialmente se la censura è astratta e riguarda la potenziale aggressione di beni di terzi in fase esecutiva.

Se il giudice ordina la confisca per equivalente, deve indicare i beni specifici da confiscare?
No. Secondo la sentenza, il giudice che dispone la confisca di beni non ancora sequestrati deve solo determinare la somma di denaro o il valore corrispondente. L’individuazione concreta dei beni da apprendere è un compito riservato alla fase esecutiva, che viene gestita dal Pubblico Ministero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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