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Confisca e patteggiamento: obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento nella parte relativa alla confisca di un’auto e di denaro, a causa di un totale difetto di motivazione. La Suprema Corte ha ribadito che, anche in caso di accordo sulla pena, il giudice è tenuto a fornire una giustificazione autonoma e specifica per le misure di sicurezza patrimoniali, come la confisca, che non sono state oggetto dell’accordo tra le parti. Il caso evidenzia l’importanza del principio secondo cui ogni provvedimento che incide sul patrimonio deve essere adeguatamente motivato, garantendo un controllo di legalità anche nei procedimenti speciali come il patteggiamento. La questione è stata rinviata al giudice di primo grado per un nuovo esame.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca e Patteggiamento: La Cassazione Ribadisce l’Obbligo di Motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto processuale penale: anche nell’ambito di una sentenza emessa a seguito di patteggiamento, il giudice ha l’obbligo di motivare in modo specifico la confisca dei beni, qualora questa non sia stata oggetto dell’accordo tra le parti. Questo caso di confisca e patteggiamento chiarisce che l’accordo sulla pena non può tradursi in un’automatica ablazione dei beni senza un’adeguata giustificazione.

I Fatti del Caso

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siena, su accordo delle parti, applicava a un imputato la pena di quattro anni di reclusione e 12.000 euro di multa per il reato di detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Oltre alla pena principale, il giudice disponeva la confisca di un’autovettura e di una somma di denaro sequestrate, nonché la distruzione della droga.

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione avverso tale sentenza, lamentando una violazione di legge per carenza totale di motivazione riguardo alla confisca del veicolo e del denaro. La difesa sosteneva che il giudice non avesse tenuto conto della possibilità che tali beni fossero frutto dell’attività lavorativa lecita dell’imputato e della sua consorte, entrambi titolari di regolari contratti di lavoro.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Di conseguenza, ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto concernente la confisca dell’autoveicolo e del denaro, rinviando il caso al GIP del Tribunale di Siena per un nuovo esame. La Corte ha stabilito che il giudice di primo grado aveva completamente omesso di esporre le ragioni fattuali e giuridiche a fondamento della misura di sicurezza patrimoniale adottata.

Le Motivazioni: il Principio sul difetto di motivazione in caso di confisca e patteggiamento

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Anche a seguito delle recenti riforme (legge n. 103/2017), è pienamente ammissibile il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento per vizio di motivazione, quando questo riguarda misure di sicurezza personali o patrimoniali che non hanno formato oggetto dell’accordo tra accusa e difesa.

Il patteggiamento, infatti, rappresenta un accordo sul rito e sulla pena, ma non si estende automaticamente a tutte le statuizioni accessorie. La confisca è una misura di sicurezza che incide profondamente sul diritto di proprietà e, come tale, richiede un’autonoma valutazione da parte del giudice. Quest’ultimo non può disporla in modo automatico solo perché è stata concordata una pena per un determinato reato. È suo dovere verificare la sussistenza dei presupposti di legge (ad esempio, il nesso di pertinenzialità tra il bene e il reato) e darne conto nella motivazione della sentenza.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva disposto la confisca senza fornire alcuna spiegazione, ignorando le argomentazioni difensive sulla possibile provenienza lecita del denaro. Questa omissione integra un vero e proprio ‘vizio motivazionale’, che rende illegittima la decisione su quel punto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame rafforza una garanzia cruciale per l’imputato. Accedere a un rito premiale come il patteggiamento non significa rinunciare al diritto di ottenere una decisione motivata su aspetti, come la confisca, che possono avere conseguenze patrimoniali molto gravi. Il giudice mantiene un ruolo di controllore della legalità che non può essere abdicato, nemmeno di fronte all’accordo delle parti sulla sanzione penale.

In pratica, questo significa che i difensori devono sempre vigilare affinché le sentenze di patteggiamento che dispongono una confisca non oggetto di accordo siano supportate da un’adeguata motivazione. In caso contrario, come dimostra questa pronuncia, vi sono ampi margini per ottenere un annullamento in sede di legittimità. La decisione ribadisce che il diritto a una giustizia ‘motivata’ è un pilastro del nostro ordinamento che non ammette deroghe.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per la parte relativa alla confisca?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è ammissibile il ricorso per cassazione per vizio di motivazione con riferimento alle misure di sicurezza, come la confisca, che non abbiano formato oggetto dell’accordo tra le parti.

In un patteggiamento, il giudice deve sempre motivare la decisione di confiscare dei beni?
Sì, qualora la confisca non sia parte integrante dell’accordo sulla pena, il giudice è tenuto a motivare autonomamente la sua decisione, esponendo le ragioni fattuali e giuridiche sulle quali si fonda l’adozione di tale misura di sicurezza patrimoniale.

Cosa succede se il giudice non motiva la confisca in una sentenza di patteggiamento?
La mancata motivazione integra un vizio della sentenza. Di conseguenza, la sentenza può essere annullata dalla Corte di Cassazione limitatamente al punto relativo alla confisca, con rinvio al giudice che l’ha emessa per un nuovo esame che dovrà includere una motivazione adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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