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Confisca dopo prescrizione: la Cassazione conferma

Un amministratore di società, condannato in primo grado per reati tributari, otteneva in appello la dichiarazione di prescrizione del reato. Tuttavia, la Corte d’Appello confermava la confisca delle somme illecite. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato, stabilendo che la confisca dopo prescrizione è legittima quando ha natura di ‘confisca diretta’. Tale misura, essendo una misura di sicurezza e non una sanzione, non è soggetta al principio di irretroattività della legge penale.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca dopo prescrizione: la Cassazione fa il punto sull’art. 578-bis c.p.p.

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 27714 del 2025, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: la legittimità della confisca dopo prescrizione del reato. La questione centrale riguarda la possibilità per lo Stato di acquisire i profitti derivanti da un’attività illecita anche quando il reato stesso non è più punibile a causa del decorso del tempo. La pronuncia chiarisce la differente natura della confisca ‘diretta’ rispetto a quella ‘per equivalente’, con importanti conseguenze sul piano dell’applicazione della legge nel tempo.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna in primo grado di un amministratore di una società a responsabilità limitata per reati fiscali previsti dal D.Lgs. 74/2000. Oltre alla pena detentiva, il Tribunale aveva disposto la confisca delle somme di denaro presenti sui conti correnti intestati o cointestati all’imputato.

Successivamente, la Corte d’Appello, pur dichiarando i reati estinti per intervenuta prescrizione, aveva confermato il provvedimento di confisca, limitandone l’importo al valore delle imposte evase. Questa decisione è stata presa in applicazione dell’art. 578-bis del codice di procedura penale, norma che permette al giudice di pronunciarsi sulla confisca anche in caso di estinzione del reato.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, una violazione di legge sull’applicazione retroattiva del citato art. 578-bis, sostenendo che tale norma non potesse applicarsi a fatti commessi prima della sua entrata in vigore.

La Decisione della Corte sulla confisca dopo prescrizione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici di legittimità hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, ribadendo un principio fondamentale: la confisca può essere mantenuta nonostante la prescrizione del reato quando si tratta di ‘confisca diretta’.

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra la natura della confisca diretta e quella per equivalente. Secondo la Corte, il divieto di applicazione retroattiva della legge penale sfavorevole riguarda solo le norme di carattere sostanziale e punitivo. La confisca per equivalente ha questa natura sanzionatoria, ma la confisca diretta no.

Le Motivazioni: Confisca Diretta come Misura di Sicurezza

La Corte ha spiegato che la confisca dopo prescrizione è legittima in questo caso perché il provvedimento ablatorio è stato qualificato come ‘confisca diretta’ dei profitti del reato. Questo tipo di confisca non ha una funzione punitiva, ma agisce come una misura di sicurezza patrimoniale. Il suo scopo non è punire l’autore del reato, ma ripristinare l’ordine economico violato, sottraendo al reo ciò che ha illecitamente acquisito.

In quanto misura di sicurezza, la confisca diretta non soggiace al principio di irretroattività che vale per le sanzioni penali. Pertanto, l’art. 578-bis c.p.p. può essere applicato per confermare una confisca diretta anche per reati commessi prima che la norma entrasse in vigore, a condizione che vi sia stata una condanna in primo grado e che la confisca sia prevista come obbligatoria dalla legge.

La difesa non aveva contestato la natura ‘diretta’ della confisca attribuita dai giudici di merito, e questo ha reso il suo motivo di ricorso, basato sulla irretroattività, privo di fondamento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un importante orientamento giurisprudenziale. L’estinzione del reato per prescrizione non garantisce l’impunità patrimoniale. Lo Stato mantiene un potente strumento per recuperare i proventi, soprattutto dei reati tributari e contro la pubblica amministrazione, attraverso la confisca. La distinzione tra confisca diretta e per equivalente si conferma decisiva: la prima, vista come misura di sicurezza, ha un campo di applicazione più ampio e resistente agli effetti del tempo; la seconda, essendo una sanzione, deve rispettare garanzie più stringenti, tra cui il divieto di applicazione retroattiva. Per gli operatori del diritto, diventa quindi essenziale qualificare correttamente la natura della confisca richiesta e disposta fin dai primi gradi di giudizio.

È possibile disporre la confisca di beni se il reato tributario è stato dichiarato prescritto?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è possibile. Ai sensi dell’art. 578-bis c.p.p., se il reato si estingue per prescrizione, il giudice può comunque decidere sulla confisca se c’è stata una precedente condanna, come in questo caso in primo grado.

Perché la Corte ha ritenuto applicabile l’art. 578-bis c.p.p. anche se i fatti erano precedenti alla sua entrata in vigore?
La Corte ha ritenuto inapplicabile il divieto di retroattività perché la confisca disposta era di tipo ‘diretto’, qualificata come una misura di sicurezza e non come una sanzione penale. Il principio di irretroattività vale solo per le sanzioni, come la confisca per equivalente.

Qual è la differenza tra confisca diretta e confisca per equivalente citata nella sentenza?
La confisca ‘diretta’ colpisce i beni che costituiscono il profitto o il prezzo diretto del reato. La confisca ‘per equivalente’ colpisce altri beni di valore corrispondente, quando non è possibile agire sui primi. La prima è una misura di sicurezza, la seconda ha natura sanzionatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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