LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca Dispositivi Elettronici: il No della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18879/2024, ha parzialmente accolto il ricorso di un medico condannato per violenza sessuale. Mentre la condanna è stata confermata, è stata annullata la confisca dei suoi dispositivi elettronici. La Corte ha stabilito che, per procedere alla confisca, è necessario dimostrare un nesso di pertinenzialità tra gli oggetti e il reato commesso, nesso che in questo caso mancava, dato che i reati si sono consumati nell’ambulatorio medico senza l’uso di tali strumenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Dispositivi Elettronici: Quando è Illegittima secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un caso delicato riguardante la confisca di dispositivi elettronici a un professionista condannato per reati contro la persona. La decisione chiarisce un principio fondamentale: per poter sottrarre definitivamente un bene, è indispensabile provare il suo collegamento diretto con il reato. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Un medico di base veniva condannato in primo e secondo grado per due episodi di violenza sessuale commessi ai danni di due pazienti durante visite ambulatoriali. Oltre alla pena detentiva, i giudici di merito avevano disposto la confisca di tutti i dispositivi elettronici sequestrati al professionista, tra cui smartphone, computer e supporti di memoria.

L’imputato, tramite il suo legale, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui l’eccessività della pena, il mancato riconoscimento di un’attenuante e, soprattutto, l’illegittimità della confisca dei suoi strumenti informatici.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su sei motivi principali. Ha contestato l’entità dell’aumento di pena per la continuazione tra i reati, la mancata applicazione dell’attenuante per i fatti di minore gravità e presunti vizi nella valutazione dell’attendibilità di una delle vittime. Inoltre, sono state sollevate eccezioni sulla durata della pena accessoria della sospensione dalla professione e sull’utilizzabilità di alcuni atti di indagine inseriti nel fascicolo dopo l’ammissione al rito abbreviato.

Il punto cruciale, tuttavia, è stato il sesto motivo, interamente dedicato alla confisca dei dispositivi elettronici. La difesa ha sostenuto che non vi fosse alcuna prova del loro utilizzo per commettere o agevolare i reati contestati. Le aggressioni erano avvenute fisicamente nell’ambulatorio, dove le pazienti si erano recate di loro spontanea volontà per esigenze sanitarie, senza essere state contattate o adescate tramite tali strumenti.

La Decisione della Cassazione sulla Confisca Dispositivi Elettronici

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili o infondati quasi tutti i motivi del ricorso, confermando la responsabilità penale dell’imputato e la pena principale. Tuttavia, ha accolto pienamente il motivo relativo alla confisca dei dispositivi elettronici.

I giudici hanno osservato che la Corte d’appello aveva giustificato la confisca in modo insufficiente, definendo i dispositivi come “strumenti utilizzati dall’imputato anche per contattare le sue vittime” senza però fornire alcuna prova concreta a sostegno di tale affermazione. La ricostruzione dei fatti, al contrario, non mostrava alcun riferimento all’uso di telefoni o computer per la realizzazione dei reati.

Le Motivazioni

La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: la confisca delle cose pertinenti al reato, prevista dall’articolo 240 del codice penale, non è una misura automatica. Richiede una motivazione puntuale che illustri il cosiddetto “nesso di pertinenzialità”, ovvero il legame funzionale tra la cosa e il reato. Questo nesso può sussistere se l’oggetto è servito a commettere il reato (corpo del reato) o se ne costituisce il prodotto, il profitto o il prezzo.

Nel caso di specie, mancava totalmente la dimostrazione di questo legame. I reati si erano consumati nell’ambulatorio, e non vi era prova che l’imputato avesse usato i suoi dispositivi per attirare, contattare o in altro modo agevolare la commissione delle violenze. L’affermazione dei giudici di merito è stata quindi ritenuta puramente congetturale e priva di adeguata giustificazione. Di conseguenza, la statuizione sulla confisca è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’appello, che dovrà riesaminare il punto attenendosi a questo principio.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di grande importanza pratica perché traccia un confine netto sull’applicazione della confisca. Stabilisce che non è sufficiente una mera supposizione o la generica possibilità d’uso di un bene per giustificarne l’ablazione. È onere dell’accusa e dovere del giudice dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, che quel bene specifico ha avuto un ruolo concreto nella preparazione o nell’esecuzione del crimine. In assenza di tale prova, la confisca dei dispositivi elettronici, o di qualsiasi altro bene, deve essere considerata illegittima, tutelando così il diritto di proprietà da provvedimenti non adeguatamente motivati.

Quando è legittima la confisca di dispositivi elettronici come smartphone e computer?
La confisca è legittima solo quando viene provato un legame diretto e funzionale (nesso di pertinenzialità) tra i dispositivi e il reato commesso. Dev’essere dimostrato che sono stati usati per preparare, eseguire o agevolare il crimine.

Una motivazione generica è sufficiente per disporre la confisca?
No. La sentenza chiarisce che una motivazione insufficiente, congetturale o che non indica la specifica relazione tra gli oggetti e il reato rende la confisca illegittima e annullabile.

Cosa succede se un reato viene commesso in un luogo fisico, come un ambulatorio, senza l’uso di tecnologia?
In tal caso, la confisca di dispositivi elettronici appartenenti all’imputato non è giustificata, a meno che non si provi che siano stati comunque utilizzati in una fase precedente o successiva legata al reato, cosa che in questa vicenda non è emersa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati