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Confisca diretta per sottrazione fraudolenta di beni

La Corte di Cassazione conferma la confisca diretta di beni immobili trasferiti fraudolentemente per sottrarli al fisco. Anche se il reato è prescritto, la misura ablativa, in questo caso obbligatoria, persiste. La Corte chiarisce che la continuità normativa tra la vecchia e la nuova disciplina sulla confisca diretta rende la decisione legittima.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Diretta: Quando è Obbligatoria anche se il Reato è Prescritto?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 9268/2024 offre importanti chiarimenti sulla confisca diretta nel contesto dei reati tributari, in particolare per la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Il caso analizzato riguarda un’amministratrice di una società che, attraverso un’operazione di scissione societaria, aveva trasferito un ingente patrimonio immobiliare a una nuova entità, con lo scopo di renderlo inattaccabile dal fisco. La Suprema Corte ha stabilito che i beni, in quanto profitto del reato, devono essere confiscati anche se il reato stesso è stato dichiarato prescritto.

I fatti: la scissione immobiliare per sottrarsi al fisco

Il caso ha origine da un’operazione societaria risalente al 2013. L’amministratrice unica di una S.p.A. aveva trasferito l’intero patrimonio immobiliare della società, del valore di oltre 4,3 milioni di euro, a una nuova società immobiliare, costituita dagli stessi soci. Questa manovra, qualificata come fraudolenta, aveva il fine di sottrarre i beni alla garanzia dei crediti vantati dalle amministrazioni finanziarie, integrando il reato di cui all’art. 11 del D.Lgs. 74/2000.

L’iter giudiziario e la questione della confisca diretta

Il percorso giudiziario è stato complesso. Dopo una prima condanna, la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza per intervenuta prescrizione del reato, ma aveva rinviato il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione sulla confisca. Il nodo centrale era stabilire se la confisca dovesse essere diretta (sui beni specifici oggetto del reato) o per equivalente (su altri beni di pari valore). La Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, aveva disposto la confisca diretta dei beni oggetto del sequestro preventivo, originariamente disposto nel 2014. Contro questa decisione, l’imputata ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

Le motivazioni della Cassazione: la continuità normativa sulla confisca

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della confisca diretta. La difesa sosteneva che la norma invocata dalla Corte d’Appello (l’art. 12-bis del D.Lgs. 74/2000) non fosse applicabile, in quanto entrata in vigore nel 2015, successivamente alla commissione del reato (2013).

La Cassazione, pur riconoscendo l’errore nell’indicazione normativa, lo ha ritenuto ‘emendabile’ ai sensi dell’art. 619 c.p.p. Ha infatti chiarito che già una norma precedente (l’art. 1, comma 143, della L. 244/2007) prevedeva la confisca obbligatoria, diretta o per equivalente, per il reato in questione. Esiste quindi una continuità normativa che rende la misura ablativa pienamente applicabile al caso di specie.

I giudici hanno inoltre respinto gli altri motivi di ricorso:

1. Titolarità dei beni: La censura è stata giudicata inammissibile per genericità, non chiarendo se si contestasse la confisca a danno della società o di un terzo.
2. Pericolosità: La Corte ha ribadito un principio fondamentale: per la confisca obbligatoria, non è necessario dimostrare una pericolosità derivante dalla permanenza del bene in capo al reo. È sufficiente il rapporto di pertinenzialità tra il bene e il reato, ovvero il fatto che quel bene sia il profitto diretto dell’illecito.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

La pronuncia in esame rafforza un principio cruciale nella lotta all’evasione fiscale: le conseguenze patrimoniali di un reato tributario possono sopravvivere alla sua prescrizione. La confisca diretta dei beni che costituiscono il profitto di una sottrazione fraudolenta è una misura obbligatoria e non discrezionale. Questo significa che, una volta accertata la commissione del reato, lo Stato deve acquisire i beni illecitamente sottratti alla garanzia del fisco, indipendentemente dal tempo trascorso. Per le imprese e gli amministratori, ciò rappresenta un forte deterrente: le operazioni elusive finalizzate a schermare patrimoni non mettono al riparo dalle conseguenze ablative, che restano efficaci anche a distanza di anni.

È possibile disporre la confisca dei beni anche se il reato è stato dichiarato prescritto?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la confisca può essere disposta anche dopo che il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione, a condizione che la responsabilità penale per il fatto storico sia stata accertata in una precedente sentenza.

Cosa si intende per profitto del reato nel caso di sottrazione fraudolenta?
Nel reato di sottrazione fraudolenta, il profitto è rappresentato dal valore dei beni che vengono sottratti fraudolentemente alla garanzia dei crediti fiscali. Nel caso specifico, il profitto coincideva con i beni immobili oggetto della scissione societaria.

Per ordinare la confisca diretta è necessario dimostrare la pericolosità della persona?
No. La Corte ha chiarito che, trattandosi di confisca obbligatoria, il cosiddetto ‘periculum in mora’ (il pericolo derivante dalla permanenza dei beni nella disponibilità del reo) non è un presupposto necessario. Il rapporto di diretta provenienza del bene dal reato è sufficiente a giustificare la misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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