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Confisca diretta: la Cassazione sui conti cointestati

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il mantenimento del sequestro su somme di denaro. La sentenza ribadisce che la confisca diretta si applica al denaro in quanto bene fungibile, indipendentemente dalla prova della sua provenienza illecita. Inoltre, chiarisce che il sequestro preventivo su un conto cointestato si estende all’intera somma, lasciando al terzo estraneo l’onere di dimostrare la propria esclusiva titolarità in un’altra sede.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Diretta del Denaro: Chiarimenti dalla Cassazione su Conti Cointestati e Prescrizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 917 del 2024, offre importanti chiarimenti sui meccanismi della confisca diretta, specialmente quando ha ad oggetto somme di denaro depositate su conti correnti, anche cointestati. La decisione ribadisce principi fondamentali sulla natura del denaro come bene fungibile e sulle tutele previste per i terzi estranei al reato, delineando un quadro chiaro per operatori del diritto e cittadini.

Il caso esaminato riguarda un complesso iter processuale, culminato con la richiesta di dissequestro di somme di denaro a seguito di una dichiarazione di prescrizione per i reati contestati. La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha consolidato orientamenti giurisprudenziali di grande rilevanza pratica.

I Fatti alla Base della Decisione

L’imputato, precedentemente condannato per truffa aggravata e bancarotta fraudolenta, aveva subito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Inizialmente disposta per equivalente, la misura era stata poi qualificata come confisca diretta dalla Corte di Appello sulle somme di denaro rinvenute. Successivamente, la Cassazione aveva annullato la sentenza di condanna per intervenuta prescrizione, senza però pronunciarsi sulla confisca.

A seguito di ciò, l’interessato chiedeva la restituzione delle somme ancora sotto sequestro, tra cui un libretto nominativo e due conti correnti. Uno di questi conti, con un saldo attivo di circa 10.000 euro, era cointestato con la sorella, persona estranea ai fatti. Un’altra somma, pari a 27.000 euro, derivava dalla vendita di quote societarie che erano già state oggetto di sequestro. La Corte di Appello respingeva l’istanza, e contro tale decisione veniva proposto ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione sulla confisca diretta

La Suprema Corte ha giudicato il ricorso inammissibile sulla base di argomentazioni solide e ben definite, che toccano punti cruciali della procedura penale.

Il Denaro come Bene Fungibile e la confisca diretta

Il punto centrale della motivazione risiede nel richiamo a un principio stabilito dalle Sezioni Unite nel 2021: il denaro è un bene fungibile. Questo significa che qualsiasi somma di denaro trovata nel patrimonio di una persona condannata, fino a concorrenza del profitto illecito, è considerata essa stessa il profitto del reato. Di conseguenza, la sua apprensione si qualifica sempre come confisca diretta e non per equivalente.

È quindi irrilevante dimostrare che le specifiche banconote o i fondi sul conto siano esattamente quelli provenienti dal delitto. Ciò che conta è l’accrescimento patrimoniale monetario illecito. Su questa base, la Corte ha ritenuto infondata la doglianza relativa alla somma di 27.000 euro, poiché, al momento della confisca, essa concorreva a rappresentare il profitto del reato, a prescindere dalla sua origine mediata.

La Gestione del Conto Corrente Cointestato

Altra questione di grande interesse pratico è quella del sequestro su un conto cointestato con un soggetto terzo estraneo al reato. La Cassazione ha chiarito che, ai fini del sequestro preventivo, la misura cautelare si estende all’intera somma depositata, in quanto rientra nella disponibilità dell’indagato.

Le presunzioni civilistiche sulla divisione delle quote tra cointestatari non operano in questa fase per limitare il potere dello Stato. Tuttavia, ciò non lascia il terzo privo di tutela. Quest’ultimo, se non ha partecipato al processo, può far valere i propri diritti in un’apposita sede, ovvero l’incidente di esecuzione, dimostrando che le somme attinte sono di sua esclusiva pertinenza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in esame consolida due principi cardine in materia di misure patrimoniali:

1. La natura della confisca del denaro è sempre diretta: L’illiceità non si lega alla singola banconota, ma al valore numerario. Questo semplifica l’azione dello Stato nel recupero dei profitti criminali, senza richiedere una probatio diabolica sulla tracciabilità dei flussi.

2. Piena aggredibilità del conto cointestato: Il sequestro preventivo può colpire l’intero saldo di un conto cointestato, ma il diritto del terzo cointestatario è salvaguardato. Spetterà a lui, in un momento successivo, l’onere di provare la sua esclusiva proprietà sui fondi per ottenerne la restituzione.

Questa sentenza conferma un approccio rigoroso ma equilibrato, volto a garantire l’efficacia delle misure ablatorie contro i patrimoni illeciti, senza però annullare le garanzie per i terzi in buona fede, ai quali viene indicata la via processuale corretta per tutelare le proprie ragioni.

Il denaro sequestrato deve provenire direttamente dal reato per essere soggetto a confisca diretta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il denaro è un bene fungibile. Qualsiasi somma trovata nella disponibilità dell’imputato, fino all’ammontare del profitto illecito, può essere oggetto di confisca diretta, a prescindere dal fatto che si riesca a provare la sua specifica origine criminosa.

Cosa succede se viene sequestrato un conto corrente cointestato con una persona estranea al reato?
Il sequestro preventivo può estendersi all’intera somma depositata sul conto, poiché si presume che l’indagato ne abbia la piena disponibilità. Il terzo cointestatario, per ottenere la restituzione della sua parte, dovrà dimostrare in un’altra sede (l’incidente di esecuzione) che quei fondi sono di sua esclusiva proprietà.

La confisca può essere mantenuta anche se il reato viene dichiarato prescritto?
Sì. La Corte di Appello aveva confermato la confisca nonostante la prescrizione di alcuni reati, e la Cassazione, pur annullando la sentenza per prescrizione, non aveva disposto nulla in merito alla misura patrimoniale. La confisca del profitto del reato può sopravvivere alla dichiarazione di prescrizione se c’è stata una precedente sentenza di condanna, come previsto dall’art. 578-bis del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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