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Confisca diretta: la Cassazione annulla sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per oltre 7 milioni di euro, stabilendo principi fondamentali sulla confisca diretta. La Suprema Corte ha chiarito che in caso di concorso di persone nel reato, è esclusa la solidarietà passiva per la confisca diretta, che deve colpire solo il profitto effettivamente percepito da ciascun individuo. Inoltre, è sempre necessario dimostrare il nesso di causalità tra le somme sequestrate e il reato, anche quando si tratta di denaro.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca diretta: la Cassazione annulla sequestro milionario e fissa i paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9286/2025) interviene con decisione su un tema cruciale del diritto penale patrimoniale: i limiti e le condizioni del sequestro finalizzato alla confisca diretta. Con una pronuncia destinata a incidere sulla prassi giudiziaria, la Suprema Corte ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per oltre 7 milioni di euro, riaffermando due principi cardine: l’inapplicabilità del vincolo di solidarietà tra coindagati e la necessità di un rigoroso accertamento del nesso causale tra il reato e le somme vincolate.

I Fatti del Caso: Un Sequestro Solidale per Associazione a Delinquere

Il caso trae origine da un’indagine per associazione per delinquere, truffa aggravata e falsità materiale. Nell’ambito di tale procedimento, il Giudice per le indagini preliminari (Gip) aveva disposto un sequestro preventivo per un importo complessivo di circa 7,2 milioni di euro, individuato come profitto del reato associativo. La misura cautelare era stata applicata ‘in solido’ nei confronti di tutti gli indagati, tra cui il ricorrente.

Il Tribunale del Riesame aveva confermato il provvedimento, ma la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni dirimenti: in primo luogo, l’erronea applicazione del principio solidaristico, non previsto per la confisca diretta; in secondo luogo, l’assenza totale di un vincolo di pertinenzialità tra le somme sequestrate sul conto corrente del proprio assistito e il presunto profitto del reato, che peraltro si assumeva cessato anni prima.

L’Analisi della Corte e la natura della confisca diretta

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni difensive. Il cuore della decisione risiede nella corretta qualificazione giuridica della misura. Il Gip aveva erroneamente giustificato il sequestro come funzionale a una confisca per equivalente, applicando di conseguenza il principio solidaristico.

Tuttavia, la Suprema Corte ha evidenziato come, per il reato di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), la legge (art. 240 c.p.) non preveda la confisca per equivalente. Pertanto, l’unica misura applicabile era la confisca diretta del profitto del reato. Questa distinzione è fondamentale, poiché le due forme di confisca operano secondo regole profondamente diverse.

La Decisione della Cassazione: Annullamento con Rinvio

Sulla base di queste premesse, la Corte ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Trani per un nuovo esame. La decisione si fonda su argomentazioni chiare e in linea con i più recenti orientamenti delle Sezioni Unite.

Le motivazioni

Le motivazioni della sentenza sono nette. In primo luogo, viene ribadito che la confisca diretta esclude categoricamente qualsiasi forma di solidarietà passiva tra i concorrenti nel reato. La misura può colpire il singolo concorrente solo ed esclusivamente per la quota di profitto che ha concretamente conseguito. È onere dell’accusa dimostrare, e del giudice accertare, tale quota, senza poter ricorrere alla comoda via del sequestro solidale dell’intero importo.

In secondo luogo, la Corte ha censurato la totale omissione, da parte del Tribunale del riesame, di una valutazione sul nesso di derivazione causale. Il ricorrente aveva allegato che le somme presenti sul suo conto corrente avevano un’origine lecita e non erano collegate al reato associativo. Di fronte a una simile doglianza, il giudice della cautela aveva l’obbligo di verificare, seppur a livello indiziario, l’esistenza di un legame tra quel denaro e l’attività illecita. Citando una recentissima informazione provvisoria delle Sezioni Unite (settembre 2024), la Corte ha sottolineato che la natura fungibile del denaro non è di per sé sufficiente a qualificarlo come profitto del reato, essendo sempre necessaria la prova della sua provenienza illecita.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per la prassi giudiziaria in materia di sequestri. Essa impone ai giudici un maggiore rigore motivazionale, specialmente quando si tratta di misure che incidono pesantemente sul patrimonio degli indagati. Non è possibile bypassare l’accertamento del nesso di causalità e della quota di profitto individuale appellandosi genericamente a futuri sviluppi processuali. La decisione riafferma la centralità delle garanzie individuali anche nella fase cautelare, stabilendo che un sequestro, per essere legittimo, deve fondarsi su basi solide e su una corretta applicazione delle norme che regolano la confisca.

Quando si applica la confisca diretta, è possibile sequestrare l’intero profitto a un solo coindagato in solido con gli altri?
No. La Corte di Cassazione, richiamando un principio delle Sezioni Unite, ha stabilito che nella confisca diretta è esclusa ogni forma di solidarietà passiva. La misura può colpire solo la parte di profitto che il singolo concorrente ha concretamente conseguito.

Per sequestrare una somma di denaro come profitto di un reato, è sufficiente che sia un bene fungibile?
No, non è sufficiente. La sentenza chiarisce che anche per il denaro è necessaria la prova della derivazione causale dal reato. Non si può qualificare una somma come profitto illecito solo perché il denaro è per natura fungibile; occorre un collegamento specifico con l’attività criminale.

È legittimo un sequestro preventivo se il reato contestato non prevede la confisca per equivalente?
Il sequestro preventivo è legittimo se è funzionale alla confisca permessa dalla legge. In questo caso, per il reato di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), l’art. 240 c.p. non ammette la confisca per equivalente. Pertanto, il sequestro poteva essere disposto solo come funzionale alla confisca diretta, con tutti i limiti che ne conseguono (prova del nesso causale e assenza di solidarietà).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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