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Confisca di sproporzione: sì alla retroattività

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’imputata per riciclaggio, il cui reato era stato dichiarato prescritto in appello. La Corte ha confermato la confisca di sproporzione sui suoi beni, stabilendo che non si tratta di una sanzione penale, ma di una misura di sicurezza. In quanto tale, ad essa si applica il principio del “tempus regit actum”, consentendo l’applicazione retroattiva della norma (art. 578-bis c.p.p.) che permette la confisca anche in caso di prescrizione, purché la sua applicabilità fosse prevedibile al momento della commissione del reato.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di sproporzione anche con reato prescritto: la Cassazione fa chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: la possibilità di mantenere la confisca di sproporzione anche quando il reato presupposto si è estinto per prescrizione. La Corte ha stabilito che tale misura, avendo natura di sicurezza e non sanzionatoria, può essere applicata retroattivamente, a condizione che la sua applicazione fosse prevedibile. Questa decisione consolida un importante orientamento giurisprudenziale con significative implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna in primo grado per il reato di riciclaggio. In secondo grado, la Corte d’Appello, pur dichiarando il reato estinto per prescrizione, aveva confermato la cosiddetta “confisca di sproporzione” (o “allargata”), disposta ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale, su alcuni immobili nella disponibilità dell’imputata. La difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due motivi: primo, la natura sostanzialmente sanzionatoria della confisca, che ne impedirebbe l’applicazione senza una condanna definitiva; secondo, l’illegittimità dell’applicazione retroattiva dell’art. 578-bis del codice di procedura penale, norma che consente al giudice dell’impugnazione di decidere sulla confisca nonostante la prescrizione, in quanto introdotta dopo la consumazione del reato.

L’analisi della Corte sulla confisca di sproporzione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata dei principi in gioco e confermando la legittimità della confisca disposta.

La natura di misura di sicurezza della confisca

Il punto centrale della decisione riguarda la qualificazione giuridica della confisca di sproporzione. La Corte ribadisce con forza che questa non è una sanzione penale, ma una misura di sicurezza patrimoniale “atipica”. A differenza della confisca per equivalente, che ha una chiara finalità punitiva e colpisce beni di valore corrispondente al profitto del reato, la confisca allargata ha una funzione preventiva e dissuasiva. Il suo scopo è neutralizzare la “pericolosità” derivante dalla disponibilità di beni di origine illecita, che potrebbero essere reimpiegati per commettere ulteriori reati. Questa natura preventiva la sottrae al divieto di retroattività sfavorevole, previsto dall’art. 2 del codice penale solo per le norme penali incriminatrici.

Il principio “Tempus Regit Actum” e la tutela dell’affidamento

Essendo una misura di sicurezza, la sua applicazione è governata dal principio tempus regit actum (la legge del tempo regola l’atto). Ciò significa che si applica la legge in vigore al momento della decisione giudiziaria, anche se più sfavorevole rispetto a quella vigente al tempo del reato. Tuttavia, la Corte, richiamando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (il caso “Rizzi”), tempera questo principio con la necessità di tutelare l’affidamento del cittadino nella stabilità dell’ordinamento giuridico. L’applicazione retroattiva di una norma processuale con effetti sostanziali, come l’art. 578-bis c.p.p., è legittima solo se era “prevedibile” per l’interessato. La Corte ha ritenuto soddisfatto questo requisito, poiché la possibilità di disporre la confisca anche in caso di prescrizione era già presente nell’ordinamento, in varie forme, da prima dell’introduzione formale dell’art. 578-bis, grazie a una continuità normativa e giurisprudenziale che rendeva l’esito ampiamente prevedibile.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione ontologica tra sanzione e misura di sicurezza. La confisca di sproporzione non punisce il reo per un fatto passato, ma interviene sul presente per prevenire un pericolo futuro, rappresentato dalla ricchezza di provenienza illecita. Di conseguenza, le garanzie costituzionali previste per le pene (come il divieto di retroattività) non si applicano allo stesso modo. La decisione bilancia l’esigenza di reprimere l’accumulazione di capitali illeciti con la tutela dei diritti fondamentali, in particolare il diritto di proprietà. La Corte stabilisce che tale compressione è legittima se fondata su una base legale chiara, specifica e, soprattutto, stabile nel tempo, tale da non sorprendere il cittadino con mutamenti normativi imprevedibili.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza conferma che la lotta alla criminalità economica può avvalersi di strumenti incisivi come la confisca di sproporzione anche quando l’azione penale non giunge a una condanna per intervenuta prescrizione. Viene però posto un limite importante: la retroattività di norme procedurali che incidono sui diritti patrimoniali è ammessa solo se rispetta il principio di prevedibilità. Un soggetto che delinque deve poter ragionevolmente prevedere, sulla base della legislazione e della giurisprudenza esistenti, le conseguenze delle proprie azioni, incluse le misure patrimoniali che potrebbero colpire i suoi beni.

La confisca di sproporzione può essere mantenuta se il reato è dichiarato prescritto?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, essendo una misura di sicurezza con finalità preventiva e non una sanzione, la confisca di sproporzione può essere confermata dal giudice dell’impugnazione anche in caso di estinzione del reato per prescrizione, ai sensi dell’art. 578-bis del codice di procedura penale.

Perché la confisca di sproporzione non è considerata una sanzione penale?
Perché il suo scopo non è punire un comportamento passato, ma neutralizzare la pericolosità sociale derivante dalla disponibilità di beni di provenienza illecita. A differenza della confisca per equivalente, essa colpisce beni che hanno un nesso (anche indiretto) con attività criminose e mira a prevenire il loro reimpiego in futuri illeciti.

Una norma che permette la confisca anche dopo la prescrizione può essere applicata a reati commessi prima della sua entrata in vigore?
Sì, può essere applicata retroattivamente. Poiché la confisca di sproporzione è una misura di sicurezza, si applica il principio tempus regit actum (si applica la legge in vigore al momento del giudizio). Tuttavia, la Corte ha precisato che tale retroattività è legittima solo se l’applicazione della norma era ragionevolmente prevedibile per l’imputato, sulla base della stabilità e continuità dell’ordinamento giuridico in quella materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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