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Confisca di prevenzione terzo: limiti all’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due terzi intestatari di un immobile soggetto a confisca di prevenzione. I ricorrenti avevano contestato la pericolosità sociale del proposto, ma non la fittizia intestazione del bene. La Corte ha ribadito che il terzo può solo rivendicare la propria effettiva titolarità, non discutere i presupposti della misura applicata al proposto.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di Prevenzione Terzo: L’Onere della Prova sulla Titolarità del Bene

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 1193 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti dell’impugnazione nel caso di una confisca di prevenzione per un terzo intestatario di un bene. La decisione sottolinea un principio cardine: il terzo che si vede coinvolto in una tale procedura non può contestare i presupposti della pericolosità del ‘proposto’, ma deve concentrare la propria difesa sulla dimostrazione dell’effettiva titolarità e proprietà del bene. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un decreto della Corte di Appello di Venezia, che confermava la confisca di un immobile situato a Montebelluna. Il bene, sebbene formalmente intestato a due persone, era stato ritenuto nella piena disponibilità di un loro parente, considerato soggetto socialmente pericoloso ai sensi della normativa antimafia (D.Lgs. 159/2011).

I due intestatari formali, ritenendosi terzi interessati e lesi dal provvedimento, hanno proposto ricorso per cassazione. La loro linea difensiva, tuttavia, non si è concentrata sulla prova della loro effettiva proprietà dell’immobile, bensì sulla contestazione della pericolosità sociale del parente. Sostenevano, infatti, che tale pericolosità era stata esclusa da un precedente decreto del 2015 e non poteva essere desunta da una successiva sentenza di condanna del 2019.

I Limiti del Ricorso nella Confisca di Prevenzione per il Terzo

Il punto cruciale della questione giuridica riguarda l’oggetto della contestazione che può essere sollevata dal terzo intestatario. La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibili i ricorsi, ha ribadito un orientamento consolidato. Quando una confisca di prevenzione colpisce un bene ritenuto fittiziamente intestato a un terzo, quest’ultimo ha un unico interesse giuridicamente rilevante da far valere: rivendicare la propria reale ed effettiva titolarità sul bene.

In altre parole, il terzo deve assolvere all’onere di allegare e provare che il bene è genuinamente suo e non è nella disponibilità del ‘proposto’. Qualsiasi questione relativa ai presupposti della misura di prevenzione – come la pericolosità sociale del proposto, la sproporzione tra il suo reddito e il valore dei beni, o la provenienza illecita del bene stesso – è del tutto estranea alla sua posizione processuale. Solo il ‘proposto’ è legittimato a contestare tali aspetti.

La Decisione della Corte di Cassazione

Sulla base di queste premesse, la Suprema Corte ha rigettato i ricorsi per manifesta carenza di interesse. I ricorrenti, infatti, avevano incentrato le loro censure esclusivamente sulla presunta insussistenza della pericolosità del proposto, senza muovere alcuna contestazione o fornire alcuna prova riguardo alla ritenuta fittizietà dell’intestazione dell’immobile.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e si fonda sulla distinzione netta tra le posizioni processuali del proposto e del terzo. L’interesse del terzo è limitato alla tutela del suo presunto diritto di proprietà. Se il terzo contesta la pericolosità del proposto, sta di fatto sostenendo che il bene, pur essendo del proposto, non dovrebbe essere confiscato. Questo argomento, però, non lo riguarda direttamente e non è idoneo a tutelare il suo diritto. L’unico modo per sottrarre il bene alla confisca, per il terzo, è dimostrare che quel bene è effettivamente suo e non del proposto. Avendo i ricorrenti omesso di affrontare questo punto cruciale, il loro ricorso è risultato privo di un interesse giuridicamente tutelabile.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche. Chiunque si trovi nella posizione di terzo intestatario di un bene coinvolto in una procedura di confisca di prevenzione deve essere consapevole che la propria strategia difensiva non può vertere sui presupposti della misura applicata al proposto. È necessario, invece, raccogliere e presentare tutti gli elementi utili a dimostrare la provenienza lecita dei fondi utilizzati per l’acquisto e l’effettiva, non simulata, titolarità del diritto di proprietà. In assenza di tale prova, ogni altra argomentazione risulterà inefficace e l’impugnazione sarà destinata all’inammissibilità.

Chi può contestare la pericolosità sociale del ‘proposto’ in un procedimento di confisca di prevenzione?
Esclusivamente il ‘proposto’ stesso, ovvero la persona considerata socialmente pericolosa nei cui confronti è stata avviata la misura di prevenzione.

Cosa deve dimostrare un terzo intestatario per opporsi alla confisca di un bene ritenuto fittiziamente intestato?
Il terzo deve rivendicare e provare l’effettiva titolarità e proprietà del bene sottoposto a vincolo, dimostrando che l’intestazione a suo nome non è fittizia ma corrisponde alla realtà giuridica e fattuale.

Perché il ricorso dei terzi è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse, poiché i ricorrenti hanno contestato unicamente il presupposto della pericolosità del proposto, senza dedurre alcunché riguardo alla ritenuta fittizia intestazione del bene, che era l’unico argomento che erano legittimati a sollevare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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