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Confisca di prevenzione: quando non è revocabile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso degli eredi per la revoca di una confisca di prevenzione. La Corte ha stabilito che, sebbene una delle basi legali della confisca sia stata dichiarata incostituzionale, il provvedimento resta valido perché fondato autonomamente sul presupposto, sufficientemente motivato, che il soggetto vivesse abitualmente con i proventi di attività illecite.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di prevenzione: la Cassazione chiarisce i limiti della revoca

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia di misure patrimoniali, stabilendo i confini per la revoca di una confisca di prevenzione a seguito di una declaratoria di illegittimità costituzionale. Il caso riguarda la richiesta di alcuni eredi di ottenere la restituzione di beni confiscati al loro dante causa, basandosi sul fatto che una delle norme applicate all’epoca è stata successivamente ritenuta incostituzionale. La Suprema Corte ha però respinto il ricorso, affermando un principio di stabilità dei provvedimenti ablativi quando questi si fondano su una base giuridica autonoma e ancora valida.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da un decreto di confisca emesso nel 2000 e confermato in appello nel 2005, riguardante beni ritenuti riconducibili a un soggetto giudicato socialmente pericoloso. Anni dopo, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 24 del 2019, dichiarava l’illegittimità delle disposizioni che permettevano la confisca nei confronti di persone semplicemente “dedite ad attività delittuose”, mantenendola invece per coloro che “vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose”.

Forti di questa pronuncia, gli eredi del soggetto avevano chiesto la revoca della confisca. Il Tribunale, sia in prima istanza che in sede di rinvio dopo un annullamento della Cassazione, aveva respinto la richiesta, sostenendo che, al di là del dato letterale, i provvedimenti originali si basavano sulla constatazione che il soggetto traeva il proprio sostentamento da attività illecite. Gli eredi hanno quindi presentato un ultimo ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica sulla confisca di prevenzione

Il nodo centrale della questione era interpretare correttamente il fondamento giuridico della confisca originaria. Gli eredi sostenevano che essa fosse basata sulla categoria della “persona dedita a traffici delittuosi” (prevista dalla lettera a dell’art. 1 del d.lgs. 159/2011), categoria poi travolta dalla pronuncia della Consulta. Il Tribunale, invece, aveva ritenuto che il provvedimento si fondasse sostanzialmente sulla categoria della “persona che vive abitualmente con i proventi di attività delittuose” (prevista dalla lettera b), che è rimasta pienamente legittima.

La Corte doveva quindi stabilire se la confisca, pur menzionando un presupposto oggi incostituzionale, potesse sopravvivere perché sorretta da un secondo presupposto, autonomo e sufficiente.

La Decisione della Corte di Cassazione e la confisca di prevenzione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno ritenuto che l’analisi svolta dal giudice del rinvio fosse logica, completa e non meramente apparente. Quest’ultimo aveva correttamente esaminato in modo congiunto i decreti originali del Tribunale e della Corte d’Appello, giungendo alla conclusione che il presupposto della misura era, in sostanza, la vita mantenuta con i profitti derivanti da attività criminali quali furti, rapine, traffico di stupefacenti e scommesse clandestine.

L’analisi del “doppio titolo” giustificativo

La sentenza si allinea al principio del “doppio titolo”, già affermato dalle Sezioni Unite (sent. Fiorentino, n. 3513/2021). Secondo tale principio, quando una confisca si basa su due presupposti soggettivi e uno di questi viene dichiarato incostituzionale, è necessario verificare se il secondo titolo sia:
1. Autonomo e autosufficiente: ovvero, se la motivazione a suo sostegno è completa e in grado di giustificare da sola l’intera misura ablativa.
2. Svincolato dal sostegno giustificativo del titolo venuto meno.
Nel caso di specie, la Corte ha concluso che il presupposto di “vivere abitualmente con i proventi di attività delittuose” era stato ampiamente motivato nei provvedimenti originali e risultava quindi pienamente idoneo a sorreggere la confisca in tutte le sue componenti patrimoniali.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione si fondano sulla coerenza logica del ragionamento del giudice del merito. Quest’ultimo non si è fermato al dato testuale delle singole espressioni usate nei vecchi decreti, ma ha ricostruito la ratio decidendi complessiva. È emerso che i giudici dell’epoca avevano accertato che, per un lungo arco temporale, l’unica fonte di reddito del soggetto era costituita dai profitti illeciti, in assenza di qualsiasi lecita fonte di sostentamento. L’interpretazione fornita dal Tribunale in sede di rinvio è stata quindi ritenuta corretta e l’impugnazione degli eredi, che criticava tale apparato motivazionale, è stata giudicata inammissibile.

Le Conclusioni

La pronuncia consolida un importante principio di diritto in materia di misure di prevenzione patrimoniale. Essa stabilisce che la caducazione di una norma non comporta automaticamente la revoca dei provvedimenti emessi in base ad essa, qualora questi trovino un fondamento solido, autonomo e sufficiente in un altro presupposto legale rimasto valido. Questa sentenza sottolinea la necessità di un’analisi sostanziale e non meramente formale dei provvedimenti giudiziari, valorizzando l’impianto motivazionale nel suo complesso per garantire la stabilità delle decisioni e l’efficacia della lotta alla criminalità patrimoniale.

È possibile chiedere la revoca di una confisca di prevenzione se la norma su cui si basava è stata dichiarata incostituzionale?
Sì, è possibile chiederla, ma la revoca non è automatica. Se il provvedimento di confisca era fondato anche su un altro presupposto legale, non toccato dalla dichiarazione di incostituzionalità, e questo è autonomo e sufficiente a giustificare la misura, la confisca non può essere revocata.

Qual è la differenza tra essere “dedito a traffici delittuosi” e “vivere con i proventi di attività delittuose”?
La prima categoria, dichiarata incostituzionale ai fini delle misure di prevenzione, si riferisce genericamente a chi commette reati. La seconda, ancora valida, riguarda specificamente chi fa dei proventi di tali reati la propria fonte di sostentamento abituale. La sentenza chiarisce che la confisca è legittima in questo secondo caso.

Cosa significa che un motivo a sostegno della confisca deve essere “autonomo e autosufficiente”?
Significa che il presupposto legale valido (in questo caso, vivere con i proventi di attività illecite) deve essere stato dimostrato nel provvedimento originale con motivazioni proprie e complete, tali da poter reggere da solo l’intera misura di confisca, anche senza considerare il fondamento legale poi venuto meno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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