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Confisca di prevenzione: ok senza condanna penale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una coppia contro un decreto di confisca patrimoniale. La sentenza ribadisce che la confisca di prevenzione è legittima se basata sulla pericolosità sociale del soggetto, dimostrabile anche attraverso una significativa e ingiustificata sproporzione tra il patrimonio posseduto e i redditi dichiarati, a prescindere da una condanna penale definitiva per i reati presupposto.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di Prevenzione: Legittima anche Senza Condanna Penale

Con la recente sentenza n. 26926 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del nostro ordinamento: la confisca di prevenzione. Questa misura, volta a sottrarre i patrimoni di origine illecita, può essere applicata anche in assenza di una condanna penale definitiva. La Corte ha chiarito che, ai fini della sua applicazione, è sufficiente dimostrare la pericolosità sociale del soggetto e la sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati.

I Fatti del Caso: Una Complessa Vicenda di Misure Patrimoniali

La vicenda giudiziaria riguarda due persone, un uomo e la sua compagna, destinatari di un provvedimento di confisca di un ingente compendio immobiliare e aziendale. La Corte d’Appello di una città del nord Italia aveva confermato la misura, ma la decisione era stata parzialmente annullata con rinvio dalla Cassazione.

Per la donna, l’annullamento era dovuto a un vizio di motivazione: la Corte d’Appello l’aveva considerata contemporaneamente soggetto autonomamente pericoloso e mera intestataria fittizia di beni, due profili incompatibili che avevano compromesso il suo diritto di difesa.

Per l’uomo, l’annullamento riguardava la confisca di quote di una società immobiliare, poiché non era stato adeguatamente chiarito se il capitale iniziale provenisse da un’imponente attività truffaldina o potesse essere giustificato dai redditi leciti, seppur modesti.

Il giudice del rinvio, riesaminando il caso, aveva nuovamente confermato la confisca per entrambi, motivando in modo più approfondito sia sulla sproporzione patrimoniale dell’uomo, sia sulla piena consapevolezza e contributo della donna all’attività illecita del compagno.

La Decisione della Cassazione e la confisca di prevenzione

Investita nuovamente della questione, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, consolidando principi fondamentali in materia di confisca di prevenzione.

La Corte ha specificato che il ricorso per cassazione in materia di prevenzione è consentito solo per violazione di legge, categoria che include la motivazione manifestamente illogica o meramente apparente. Nel caso di specie, i ricorsi sono stati giudicati come tentativi di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, un’operazione preclusa in sede di legittimità quando la motivazione del giudice di merito è coerente e logicamente strutturata.

La Posizione dell’Uomo: La Sproporzione come Prova Chiave

Per quanto riguarda l’uomo, la Cassazione ha ritenuto logica e ben argomentata la ricostruzione del giudice del rinvio. Quest’ultimo aveva correttamente evidenziato la coincidenza temporale tra l’inizio dei rapporti con la vittima di una truffa e un improvviso, ingiustificato aumento della liquidità sui conti correnti. Inoltre, era stata accertata una palese sproporzione tra gli impieghi finanziari del 2009 e i redditi dichiarati, anche tenendo conto di quelli dell’anno precedente. La Corte ha sottolineato che tali valutazioni, basate su accertamenti peritali e sorrette da una motivazione congrua, non sono sindacabili in Cassazione.

La Posizione della Donna: Autonomia tra Procedimento Penale e di Prevenzione

Anche il ricorso della compagna è stato respinto. La Corte ha smontato la tesi difensiva della reformatio in pejus, spiegando che il primo annullamento era stato disposto proprio perché la Corte d’Appello non aveva esaminato correttamente la questione della sua autonoma pericolosità sociale, già affermata in primo grado. Pertanto, il giudice del rinvio aveva il dovere di pronunciarsi su quel punto.

Fondamentale è il principio ribadito dalla Corte: il procedimento di prevenzione è autonomo rispetto a quello penale. Un giudice della prevenzione può basare il suo giudizio di pericolosità sociale su fatti che, in sede penale, non hanno portato a una condanna (ad esempio per insufficienza di prove o per estinzione del reato). Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la piena consapevolezza e il cosciente contributo della donna al disegno criminoso del compagno fossero stati dimostrati in modo tutt’altro che apparente, legittimando la confisca di prevenzione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Se il giudice del rinvio ha seguito i principi di diritto indicati dalla Cassazione e ha motivato la sua decisione in modo logico e completo, senza omissioni su punti decisivi, la sua valutazione diventa incensurabile.

La Corte ha confermato la linearità della ricostruzione operata dai giudici di merito, che hanno collegato l’improvvisa disponibilità di ingenti somme di denaro alle attività illecite, cogliendo l’abitualità della condotta e la sproporzione patrimoniale. Le critiche dei ricorrenti sono state liquidate come generiche e assertive, incapaci di scalfire la tenuta logica dell’impianto argomentativo della decisione impugnata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma con forza alcuni capisaldi del sistema delle misure di prevenzione patrimoniali:

1. Autonomia del Giudizio di Prevenzione: La pericolosità sociale può essere accertata e sanzionata con la confisca dei beni anche senza una sentenza penale di condanna. Ciò che conta è la valutazione complessiva della condotta del soggetto.
2. Rilevanza della Sproporzione: Una sproporzione significativa e ingiustificata tra patrimonio e reddito è un elemento probatorio di primaria importanza per dimostrare l’origine illecita dei beni.
3. Limiti del Sindacato di Legittimità: La Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma controlla la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. Una decisione ben motivata, anche se basata su indizi, è destinata a resistere al vaglio di legittimità.

È possibile disporre una confisca di prevenzione se la persona non è mai stata condannata per un reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che il procedimento di prevenzione è autonomo da quello penale. Un giudice può valutare i fatti e affermare la pericolosità sociale di una persona, disponendo la confisca, anche in caso di assoluzione o estinzione del reato, purché i fatti che dimostrano tale pericolosità siano delineati con sufficiente chiarezza.

Cosa si intende per “sproporzione” tra redditi e patrimonio ai fini di una misura di prevenzione?
Per sproporzione si intende una chiara e ingiustificata differenza tra i beni posseduti o le somme impiegate da una persona e i redditi leciti da questa dichiarati. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’incapacità di giustificare cospicui esborsi finanziari a fronte di redditi dichiarati molto modesti costituisse un valido presupposto per la misura di prevenzione.

Se una sentenza d’appello viene annullata, il nuovo giudice può peggiorare la posizione dell’imputato?
Di norma vige il divieto di reformatio in pejus. Tuttavia, in questo caso, la Corte ha chiarito che il principio non si applica se l’annullamento è avvenuto proprio perché il precedente giudice aveva omesso di valutare un aspetto della decisione di primo grado sfavorevole all’imputato (in questo caso, l’autonoma pericolosità sociale). Il giudice del rinvio, quindi, aveva il dovere di pronunciarsi su quel punto specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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