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Confisca di prevenzione: motivazione e onere prova

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8119/2024, si è pronunciata su un caso di confisca di prevenzione. Ha confermato la misura per un conto corrente, un motoveicolo e gioielli, ritenendo non provata la loro lecita provenienza. Tuttavia, ha annullato la confisca di un libretto di risparmio, giudicando la motivazione della Corte d’Appello ‘apparente’ e carente nell’analisi delle prove difensive, rinviando il caso per un nuovo esame su questo specifico punto.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di Prevenzione: Quando la Motivazione è solo Apparente

La confisca di prevenzione rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dello Stato per contrastare l’accumulazione di patrimoni di origine illecita. Tuttavia, la sua applicazione deve essere rigorosamente ancorata a presupposti di legge e sorretta da una motivazione solida e non meramente apparente. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 8119 del 2024, offre un’importante lezione su questo equilibrio, annullando parzialmente un provvedimento di confisca proprio per un difetto motivazionale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un decreto della Corte di Appello di Roma che confermava una misura di prevenzione personale (sorveglianza speciale per due anni) e una patrimoniale (confisca) nei confronti di un soggetto ritenuto socialmente pericoloso. La confisca riguardava una serie di beni: una somma di denaro su un conto corrente cointestato con il fratello, un motoveicolo, gioielli di valore (orologio di lusso, collana, orecchini), uno smartphone e un libretto di risparmio.

Il proposto e il fratello, in qualità di terzo interessato, avevano presentato ricorso in Cassazione, contestando sia la sussistenza della pericolosità attuale sia, soprattutto, i presupposti per la confisca dei beni, sostenendone la legittima provenienza.

I Motivi del Ricorso e la confisca di prevenzione

La difesa ha articolato il ricorso su due fronti principali:

1. Pericolosità Sociale: Si contestava che la pericolosità del soggetto fosse attuale, sostenendo che fosse basata su fatti risalenti nel tempo e non su comportamenti recenti.
2. Legittimità dei Beni: Per ogni bene confiscato, la difesa aveva fornito specifiche argomentazioni. Si sosteneva che parte del denaro sul conto derivasse da operazioni lecite tracciate (assegni), che i gioielli fossero un’eredità di famiglia appartenente ai genitori, che il motoveicolo fosse stato acquistato con fondi leciti e che il libretto di risparmio fosse stato aperto con denaro ereditato alla morte del padre.

Il cuore della questione ruotava attorno all’onere della prova e alla valutazione delle allegazioni difensive da parte dei giudici di merito nel contesto della confisca di prevenzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato distintamente i vari motivi di ricorso, giungendo a una decisione differenziata.

La Pericolosità e la Confisca di Gran Parte dei Beni

La Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i motivi relativi alla pericolosità sociale, confermando la valutazione dei giudici di merito. La pericolosità è stata considerata attuale sulla base di elementi concreti, come i legami con ambienti criminali e il rinvenimento, durante una recente perquisizione, di denaro contante e appunti riconducibili ad attività illecite.

Di conseguenza, la Corte ha confermato la confisca del conto corrente, del motoveicolo e dei gioielli. Per questi beni, la motivazione dei giudici di merito è stata ritenuta adeguata. La difesa non aveva fornito prove sufficienti a superare la presunzione di illecita provenienza, data la sproporzione tra i beni posseduti e i redditi leciti dichiarati. In particolare:

* Conto corrente: La sola produzione di assegni non è stata ritenuta sufficiente a dimostrare la causale lecita delle operazioni.
* Gioielli: Le dichiarazioni dei parenti sono state giudicate inidonee, considerando l’ingente valore dei beni, il loro occultamento e i modesti redditi dei genitori stessi.

L’Annullamento per ‘Motivazione Apparente’ sul Libretto di Risparmio

Il punto di svolta della sentenza riguarda il libretto di risparmio. Su questo specifico bene, la Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la confisca e rinviando il caso alla Corte di Appello per un nuovo giudizio.

La Corte ha rilevato che la motivazione del provvedimento impugnato era meramente ‘apparente’. I giudici di merito si erano limitati ad affermare la mancata dimostrazione della provenienza lecita della provvista, senza però esaminare e confutare le specifiche deduzioni difensive. La difesa aveva sostenuto che il libretto era stato aperto nel 2015, dopo la morte del padre, utilizzando una somma proveniente da un altro conto intestato a quest’ultimo e al fratello del ricorrente.

Questa omissione, secondo la Cassazione, costituisce un vizio di motivazione. Il giudice non può limitarsi a una clausola di stile sulla ‘mancata prova’, ma ha il dovere di prendere in esame gli elementi forniti dalla difesa e spiegare perché non siano ritenuti convincenti. In questo caso, l’assenza di tale analisi ha reso la motivazione vuota, apparente, e quindi illegittima.

Le Conclusioni

La sentenza n. 8119/2024 ribadisce un principio fondamentale nel diritto delle misure di prevenzione: la confisca di prevenzione non può fondarsi su motivazioni generiche o elusive. Se da un lato grava sul proposto l’onere di fornire elementi per giustificare la legittima provenienza dei beni, dall’altro lato il giudice ha l’obbligo di valutare attentamente tali elementi e di esporre in modo chiaro e logico le ragioni per cui li ritiene insufficienti. Una motivazione che ignora le argomentazioni difensive è solo apparente e, come tale, non può reggere al vaglio di legittimità, garantendo che uno strumento così invasivo sia applicato nel pieno rispetto dei diritti di difesa.

Quando un bene può essere soggetto a confisca di prevenzione?
Un bene può essere soggetto a confisca di prevenzione quando appartiene, direttamente o indirettamente, a una persona ritenuta socialmente pericolosa e vi è una sproporzione significativa tra il suo valore e i redditi leciti dichiarati dal soggetto o dal suo nucleo familiare, facendo presumere una sua origine illecita.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ in una sentenza sulla confisca?
Per ‘motivazione apparente’ si intende un’argomentazione che, pur essendo formalmente presente nella sentenza, è talmente generica, stereotipata o evasiva da non spiegare le reali ragioni della decisione. Nel caso specifico, la Corte ha definito ‘apparente’ la motivazione che si limitava ad affermare la mancata prova della provenienza lecita, senza analizzare e confutare le specifiche prove e argomentazioni fornite dalla difesa.

È sufficiente la dichiarazione dei parenti per provare la provenienza lecita di beni di valore?
No, secondo la sentenza, le sole dichiarazioni dei parenti possono essere ritenute insufficienti. La loro attendibilità viene valutata nel contesto generale, considerando altri elementi come l’ingente valore dei beni, le circostanze del loro ritrovamento (ad esempio, se occultati) e la situazione reddituale dei dichiaranti stessi. Se i parenti hanno redditi modesti, la loro dichiarazione di aver acquistato o posseduto beni di lusso può essere giudicata non credibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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