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Confisca di prevenzione: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza 22233/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro una confisca di prevenzione di un immobile intestato fittiziamente a un terzo. La Corte ha ribadito che il giudice della prevenzione può valutare autonomamente la pericolosità sociale di un soggetto, anche sulla base di fatti emersi in un processo penale conclusosi con la prescrizione. Inoltre, ha chiarito i limiti delle difese esperibili sia dal soggetto proposto per la misura, sia dal terzo intestatario del bene.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di Prevenzione: la Cassazione sui beni intestati a terzi

La confisca di prevenzione rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dello Stato per contrastare l’accumulazione di ricchezze illecite. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22233/2024) offre importanti chiarimenti su due aspetti cruciali: come si accerta la pericolosità sociale del soggetto e quali sono i limiti della difesa per il terzo che risulta formale proprietario del bene. Analizziamo insieme la decisione per comprendere la sua portata.

I fatti del caso

La vicenda riguarda la confisca di un fabbricato in costruzione, formalmente intestato a una giovane donna ma ritenuto nella reale disponibilità del padre. Quest’ultimo era stato qualificato come soggetto portatore di ‘pericolosità sociale’, presupposto fondamentale per l’applicazione della misura patrimoniale. La Corte d’appello aveva confermato il provvedimento del Tribunale, rigettando le difese dei due interessati. Sia il padre che la figlia hanno quindi proposto ricorso per cassazione, contestando le basi della decisione.

I motivi del ricorso e la complessa difesa nella confisca di prevenzione

I ricorsi presentati in Cassazione si basavano su argomentazioni distinte:

* La difesa del padre (soggetto ‘proposto’): Contestava che la sua pericolosità sociale fosse stata desunta da fatti relativi a un procedimento penale conclusosi con la prescrizione del reato, quindi senza un accertamento di colpevolezza. Sosteneva inoltre una discrasia temporale tra il periodo di acquisto del bene e il manifestarsi della sua presunta pericolosità, oltre a lamentare la mancata valutazione della capacità economica della figlia per giustificare l’acquisto.
* La difesa della figlia (terzo intestatario): Riprendeva le argomentazioni del padre, cercando di dimostrare di avere le risorse economiche lecite per acquistare il terreno e avviare la costruzione, contestando così l’ipotesi di essere una semplice ‘testa di legno’.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo una motivazione chiara e basata su principi giuridici consolidati. Vediamo i passaggi chiave.

L’autonoma valutazione del giudice della prevenzione

Un punto centrale della sentenza è il potere del giudice della prevenzione. La Corte ha ribadito un orientamento costante: il giudice può valutare autonomamente i fatti emersi in un processo penale, anche se questo si è concluso con un proscioglimento per prescrizione o persino con un’assoluzione. L’obiettivo non è accertare una responsabilità penale, ma delineare un giudizio di pericolosità sociale basato su elementi oggettivi che indichino la tendenza del soggetto a vivere con i proventi di attività illecite. La Corte d’appello, secondo la Cassazione, aveva correttamente individuato un arco temporale di pericolosità compatibile con l’acquisto e l’edificazione dell’immobile.

I limiti della difesa del proposto e la confisca di prevenzione

La Cassazione ha giudicato inammissibile l’argomento del padre relativo alla capacità economica della figlia. Il motivo è tecnico ma fondamentale: il proposto per la confisca di prevenzione non ha ‘interesse’ a sostenere che il bene sia effettivamente del terzo. Se lo facesse, contraddirebbe l’ipotesi dell’intestazione fittizia. La sua unica difesa ammissibile sarebbe stata quella di dimostrare di aver acquistato il bene (seppur intestandolo alla figlia) con denaro di provenienza lecita, negando così il nesso tra il suo arricchimento e la sua pericolosità.

I limiti del ricorso del terzo intestatario

Anche il ricorso della figlia è stato ritenuto privo di interesse per gran parte delle sue argomentazioni. Il terzo intestatario, infatti, non può contestare i presupposti della misura che riguardano il proposto (come la sua pericolosità sociale o la sproporzione patrimoniale). La sua difesa è circoscritta a due punti essenziali:
1. Dimostrare di essere l’effettivo e non fittizio titolare del bene.
2. Provare che l’acquisto è avvenuto con risorse finanziarie proprie e di lecita provenienza.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la ricorrente si fosse limitata a proporre una diversa valutazione dei fatti, già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’appello per mancanza di supporti documentali adeguati.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida principi fondamentali in materia di confisca di prevenzione. In primo luogo, l’accertamento della pericolosità sociale gode di ampia autonomia rispetto all’esito del processo penale. In secondo luogo, vengono tracciati con nettezza i perimetri difensivi: il soggetto proposto deve concentrarsi sulla liceità delle proprie fonti di reddito, mentre il terzo intestatario deve provare la titolarità effettiva e la provenienza lecita delle risorse impiegate per l’acquisto. La decisione riafferma l’efficacia della misura patrimoniale come strumento per aggredire i patrimoni illeciti, anche quando schermati attraverso intestazioni a familiari o terzi.

Un giudice può basare un giudizio di pericolosità sociale su fatti di un processo penale concluso con la prescrizione?
Sì. La giurisprudenza consolidata, confermata da questa sentenza, riconosce al giudice del procedimento di prevenzione la possibilità di valutare autonomamente i fatti accertati in sede penale per affermare la pericolosità sociale, anche se il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione.

Quali argomenti può usare in Cassazione chi subisce una confisca di prevenzione per un bene intestato a un familiare?
La persona proposta per la misura di prevenzione non può fondare il suo ricorso sostenendo che il bene appartenga effettivamente al terzo intestatario. Tale argomento è inammissibile per carenza di interesse. La sua difesa deve concentrarsi nel dimostrare che i beni, pur intestati al terzo, sono stati acquistati con risorse lecite.

Il terzo a cui è intestato un bene confiscato quali difese può sollevare?
Il terzo intestatario non può contestare i presupposti della misura che riguardano il proposto (come la sua pericolosità o la sproporzione del patrimonio). La sua difesa è limitata esclusivamente alla dimostrazione della sua titolarità effettiva del bene e che l’acquisto è avvenuto attraverso risorse finanziarie proprie e di lecita provenienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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