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Confisca di denaro: motivazione e patteggiamento

Un imputato, dopo aver concordato una pena (patteggiamento) per detenzione di stupefacenti, ha impugnato la sentenza lamentando la mancata motivazione sulla confisca di denaro sequestrato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che, nel contesto del patteggiamento, la motivazione sulla confisca di denaro può essere anche sintetica e desumibile dal capo di imputazione, se questo contiene già elementi sufficienti (come il rinvenimento di materiale per il confezionamento e dichiarazioni di acquirenti) a collegare la somma all’attività illecita.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di denaro da spaccio: la motivazione nel patteggiamento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31396 del 2024, affronta una questione cruciale nel rapporto tra patteggiamento e misure di sicurezza patrimoniali. Il caso riguarda la legittimità della confisca di denaro ritenuto provento di spaccio, e in particolare il livello di motivazione richiesto al giudice in una sentenza emessa a seguito di accordo tra le parti. La pronuncia chiarisce che la motivazione può essere sintetica, purché il nesso tra il denaro e il reato sia desumibile dal complesso degli atti.

La vicenda processuale

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce. L’imputato, accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (hashish e cocaina), aveva concordato una pena di due anni e tre mesi di reclusione e 2.400 euro di multa. La detenzione in carcere era stata sostituita con gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Oltre alla pena, il giudice aveva disposto la confisca di denaro per un importo di 430 euro, trovato in contanti durante la perquisizione, insieme a un bilancino di precisione, appunti e altro materiale ritenuto propedeutico all’attività di spaccio. Le indagini avevano anche raccolto le dichiarazioni di un soggetto che si apprestava ad acquistare droga dall’imputato.

L’impugnazione e la tesi difensiva

L’imputato, tramite il proprio difensore, ha presentato ricorso per cassazione non contro la condanna in sé, ma esclusivamente contro la parte della sentenza che ordinava la confisca della somma di 430 euro. Secondo la difesa, il provvedimento era illegittimo per violazione dell’obbligo di motivazione. In sostanza, si lamentava che il giudice non avesse spiegato in modo adeguato le ragioni per cui quella somma di denaro, definita esigua, fosse da considerarsi provento dell’attività di cessione di stupefacenti.

La decisione della Corte di Cassazione sulla confisca di denaro

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la doglianza manifestamente infondata. Gli Ermellini hanno chiarito che, sebbene la motivazione della sentenza di patteggiamento fosse estremamente concisa, risultava comunque idonea a giustificare la misura di sicurezza patrimoniale.

Il punto centrale del ragionamento della Corte è che la motivazione del provvedimento di confisca non deve essere valutata isolatamente, ma va letta in stretta correlazione con il capo di imputazione accettato dalle parti. In questo caso, l’imputazione non si limitava a descrivere la detenzione della droga, ma includeva una serie di elementi indiziari che, nel loro complesso, disegnavano un quadro chiaro di attività di spaccio: il denaro contante suddiviso in banconote di vario taglio, il possesso di materiale per il confezionamento delle dosi, i fogli manoscritti con nomi e cifre e le dichiarazioni di un potenziale acquirente.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha specificato che il giudice del patteggiamento, nel disporre la confisca di denaro, adempie al suo obbligo di motivazione anche quando questa è implicita e si fonda sugli stessi elementi descritti nel capo d’imputazione. Accettando il patteggiamento, l’imputato di fatto non contesta il quadro fattuale delineato dall’accusa. Di conseguenza, se l’accusa contiene già tutti gli elementi logici per collegare il denaro all’attività illecita, il giudice non è tenuto a redigere una motivazione autonoma e dettagliata per giustificare la confisca.

Nel caso di specie, la difesa si è limitata a denunciare un’omessa motivazione in astratto, senza però contestare criticamente la struttura logica del ragionamento del giudice di merito, che collegava implicitamente il sequestro del denaro al quadro probatorio complessivo. La sentenza impugnata, seppur sintetica, esprimeva pienamente la ragione della decisione, inserendosi in un corretto inquadramento normativo (art. 240-bis cod. pen. e art. 85 bis d.p.r. 309/90).

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per la prassi giudiziaria: nell’ambito del rito speciale del patteggiamento, la motivazione può avere caratteristiche peculiari di sinteticità. Per quanto riguarda la confisca di denaro o altri beni, il giudice può fare riferimento agli elementi già contenuti nel capo di imputazione, a condizione che questi siano sufficientemente specifici da creare un nesso logico inequivocabile con il reato contestato. Questa decisione conferma che l’accettazione del patteggiamento cristallizza il quadro accusatorio, rendendo superfluo un approfondimento motivazionale su aspetti che da quel quadro discendono logicamente.

Quale livello di motivazione è richiesto per la confisca di denaro in una sentenza di patteggiamento?
In una sentenza di patteggiamento, la motivazione sulla confisca può essere sintetica e anche implicita, purché il collegamento tra il denaro e l’attività illecita sia chiaramente desumibile dal capo di imputazione e dagli elementi di prova in esso richiamati (come la presenza di materiale per il confezionamento, appunti e dichiarazioni di terzi).

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la difesa ha lamentato una carenza di motivazione che, secondo la Corte, non sussisteva. La motivazione, sebbene concisa, era presente e sufficiente, in quanto logicamente collegata all’imputazione che l’imputato stesso aveva accettato con la richiesta di patteggiamento.

La confisca del denaro è sempre obbligatoria in caso di spaccio di stupefacenti?
La sentenza si concentra sulla sufficienza della motivazione nel caso specifico, inquadrando la misura nell’art. 240-bis del codice penale e nell’art. 85 bis del d.p.r. 309/90. La confisca dei beni che costituiscono il profitto del reato è una misura di sicurezza patrimoniale prevista dalla legge, e il giudice è tenuto a disporla quando ne ricorrono i presupposti, ovvero quando sia provato il nesso di pertinenzialità tra il bene e il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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