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Confisca di denaro e droga: quando è legittima?

Un soggetto condannato per detenzione di stupefacenti impugna la sentenza per la parte relativa alla confisca di una somma di denaro. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, annullando la confisca di denaro e altri beni. La Corte ha stabilito che, per essere legittima, la confisca deve essere motivata da un preciso nesso di pertinenzialità tra il denaro e il reato contestato, non essendo sufficiente qualificare i beni come generico ‘corpo di reato’.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di Denaro per Droga: la Cassazione Fissa i Paletti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23743/2025, affronta un tema cruciale nel diritto penale: i limiti e le condizioni per la confisca di denaro rinvenuto in possesso di un soggetto accusato di detenzione di sostanze stupefacenti. Questa pronuncia chiarisce che non è sufficiente trovare del contante insieme alla droga per disporne automaticamente la confisca, ma è onere del giudice dimostrare con una motivazione specifica il legame diretto tra il denaro e l’attività illecita contestata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato, a seguito di patteggiamento, a una pena di un anno e quattro mesi di reclusione e 4.000 euro di multa per detenzione ai fini di spaccio di marijuana. Oltre alla pena, il giudice di primo grado aveva disposto la confisca non solo della sostanza stupefacente, ma anche di una somma di denaro e di altri beni rinvenuti in possesso dell’imputato. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando specificamente la legittimità della confisca del denaro e degli altri beni, lamentando la totale assenza di motivazione riguardo al legame (il cosiddetto nesso di pertinenzialità) tra questi beni e il reato per cui era stato condannato.

L’Analisi della Cassazione sulla Confisca di Denaro

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo del ricorso. I giudici hanno preliminarmente ribadito un principio importante: anche in caso di sentenza di patteggiamento, le statuizioni relative all’applicazione di misure di sicurezza, come la confisca, possono essere impugnate in Cassazione sia per violazione di legge sia per vizio di motivazione.

Entrando nel merito della questione, la Corte ha sottolineato come il giudice del Tribunale di Marsala si fosse limitato a definire il denaro e gli altri beni come “corpo di reato”, senza però specificare le ragioni di tale qualifica. Non era stato chiarito se tali beni fossero considerati provento, profitto, prezzo o strumento del reato di detenzione di stupefacenti. Questa genericità, secondo la Cassazione, non è sufficiente a giustificare una misura ablativa così incisiva come la confisca.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della sentenza della Cassazione si fonda sulla necessità di un accertamento rigoroso del nesso di pertinenzialità. Per procedere alla confisca di denaro nel contesto di un reato di detenzione di droga, è indispensabile dimostrare che quel denaro sia direttamente collegato all’attività illecita contestata. La Corte richiama un proprio precedente (sentenza n. 55852/2017), il quale precisa che non sono confiscabili le somme che costituiscono il ricavato di precedenti e diverse cessioni di droga, né quelle destinate a futuri acquisti della medesima sostanza. Questo perché, in tali ipotesi, il denaro non può essere qualificato né come “strumento”, né come “prodotto”, “profitto” o “prezzo” del specifico reato di detenzione per cui si procede. La semplice detenzione di droga, di per sé, non genera un profitto economico diretto. Pertanto, il giudice che dispone la confisca deve fornire una motivazione puntuale che spieghi perché il denaro sequestrato è da considerarsi profitto o prezzo di quella specifica partita di droga detenuta, o strumento per commettere quel reato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata limitatamente alla parte sulla confisca dei beni diversi dallo stupefacente, rinviando il caso al Tribunale di Marsala per un nuovo giudizio sul punto. La decisione stabilisce un principio di garanzia fondamentale: la confisca non può essere una conseguenza automatica del ritrovamento di denaro su una persona accusata di reati di droga. È necessario un onere motivazionale rafforzato a carico del giudice, che deve esplicitare in modo chiaro e logico le ragioni che collegano il bene sequestrato al reato specifico. Questa sentenza rappresenta un importante monito per i tribunali a non applicare misure patrimoniali in modo presuntivo, ma a fondarle sempre su un’accurata analisi delle prove e delle circostanze del caso concreto.

Quando può essere confiscato il denaro trovato in possesso di una persona accusata di detenzione di droga?
La confisca del denaro è legittima solo quando il giudice fornisce una motivazione specifica che dimostri un legame diretto e pertinente (nesso di pertinenzialità) tra la somma di denaro e il reato di detenzione contestato, qualificandolo come prodotto, profitto, prezzo o strumento del reato.

È sufficiente definire il denaro come ‘corpo di reato’ per giustificarne la confisca?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mera qualificazione del denaro come ‘corpo di reato’, senza specificare se sia provento, profitto o strumento del crimine, costituisce una motivazione insufficiente e apparente che non legittima la confisca.

Una confisca disposta con una sentenza di patteggiamento può essere impugnata?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che le statuizioni relative all’applicazione di misure di sicurezza, inclusa la confisca, anche se contenute in una sentenza emessa a seguito di patteggiamento, possono essere impugnate dinanzi alla Corte stessa per violazione di legge o per vizio di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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