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Confisca detenzione stupefacenti: limiti e principi

La Corte di Cassazione ha annullato la confisca di denaro e telefoni cellulari disposta nei confronti di un soggetto condannato per il reato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. La sentenza chiarisce i limiti della confisca per sproporzione, escludendone l’applicazione retroattiva, e ribadisce la necessità di un forte nesso strumentale tra i beni e il reato contestato, che va oltre la mera occasionalità.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca detenzione stupefacenti: la Cassazione fissa i paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 213/2024) affronta un tema cruciale nel diritto penale: i limiti della confisca per la detenzione di stupefacenti. La pronuncia chiarisce quando è possibile sottrarre denaro e telefoni cellulari a chi è condannato non per spaccio, ma per la sola detenzione a fini di spaccio. Si tratta di una distinzione fondamentale che impatta direttamente sull’applicazione delle misure patrimoniali e sul principio di legalità.

Il caso: condanna per detenzione e confisca di denaro e cellulari

Il caso esaminato riguardava un soggetto condannato in primo e secondo grado per il reato di detenzione a fini di spaccio di circa 5 grammi di eroina, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Oltre alla pena detentiva, i giudici di merito avevano disposto la confisca di 240 euro e di alcuni telefoni cellulari trovati in suo possesso.

La Corte d’Appello aveva giustificato la confisca sostenendo che il denaro, in banconote di piccolo taglio, fosse il provento dell’attività di spaccio, data l’assenza di redditi leciti dell’imputato, e che i cellulari fossero lo strumento per contattare i clienti. L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, contestando unicamente la legittimità di tale provvedimento ablatorio.

La decisione della Cassazione sulla confisca per detenzione stupefacenti

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente alla parte sulla confisca e ordinando la restituzione dei beni. La decisione si fonda su argomentazioni precise che distinguono le diverse tipologie di confisca e le loro condizioni di applicabilità.

L’illegittimità della confisca del denaro

I giudici hanno chiarito che, essendo la condanna per la mera detenzione a fini di spaccio e non per la cessione della droga, non è possibile disporre la confisca del denaro ai sensi dell’art. 240 c.p. Manca, infatti, il nesso diretto tra la somma di denaro (provento) e il reato contestato (la detenzione). Il denaro non può essere considerato il profitto di un’attività che, giuridicamente, non si è ancora concretizzata nella vendita.

L’impossibilità di applicare la nuova disciplina sulla confisca per sproporzione

La Corte ha poi analizzato la possibilità di applicare la cosiddetta ‘confisca per sproporzione’ (art. 240-bis c.p.), che colpisce i beni di cui il condannato non può giustificare la provenienza lecita. Sebbene una recente modifica legislativa (L. n. 159/2023) abbia esteso questa misura anche al reato di detenzione di lieve entità, la Corte ha stabilito che tale norma non può essere applicata retroattivamente.

Il principio applicabile è quello del tempus regit actum: le misure di sicurezza, come la confisca, sono regolate dalla legge in vigore al momento della loro applicazione, che si identifica con la sentenza di primo grado. Poiché la prima condanna è intervenuta prima della nuova legge, quest’ultima non può trovare applicazione nel caso di specie.

La confisca dei cellulari: serve un nesso strumentale stretto

Anche per i telefoni cellulari, la Cassazione ha ritenuto illegittima la confisca. La motivazione della Corte d’Appello, secondo cui i telefoni erano ‘il mezzo con cui l’imputato contattava i suoi clienti’, è stata giudicata insufficiente. Per la confisca facoltativa di un bene (art. 240, comma 1, c.p.), non basta un rapporto di mera occasionalità, ma è necessario dimostrare un ‘nesso strumentale stretto e specifico’. Il bene deve essere oggettivamente e inequivocabilmente collegato al reato, rivelando la probabilità che possa essere utilizzato per commettere nuove attività punibili. Nel caso di sola detenzione, questo legame non era stato adeguatamente provato.

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si ancorano a due principi cardine del nostro ordinamento. Il primo è il principio di stretta legalità e pertinenza: la confisca non può essere una conseguenza automatica della condanna, ma deve basarsi su un nesso provato e specifico tra il bene e il reato contestato. Se si contesta la detenzione, non si può confiscare il presunto profitto di una cessione non dimostrata.

Il secondo principio è quello che regola la successione delle leggi nel tempo in materia di misure di sicurezza. La Corte ribadisce che il momento determinante per individuare la legge applicabile è quello della decisione di primo grado, ponendo un limite alla retroattività di normative più sfavorevoli per l’imputato, anche quando si tratta di misure patrimoniali.

Le conclusioni

Questa sentenza offre importanti chiarimenti sulla confisca per detenzione di stupefacenti, stabilendo che non può essere disposta con leggerezza. Per confiscare denaro o beni come i telefoni cellulari, è indispensabile che l’accusa provi un legame concreto, diretto e non meramente presunto con il reato per cui è intervenuta la condanna. In assenza di tale prova e nel rispetto dei principi sulla successione delle leggi penali, i beni devono essere restituiti all’avente diritto. Ciò rafforza le garanzie individuali contro provvedimenti ablatori non sorretti da una motivazione rigorosa e giuridicamente fondata.

È possibile confiscare il denaro trovato in possesso di chi è accusato solo di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio?
No. Secondo la Corte, se la condanna riguarda solo la detenzione e non la cessione effettiva della sostanza, non è possibile confiscare il denaro come profitto del reato, poiché manca il necessario nesso causale tra il denaro e il reato di mera detenzione.

La confisca di un telefono cellulare è sempre legittima in caso di reati legati alla droga?
No, non è automatica. Per la confisca facoltativa di un bene come un telefono, è necessario dimostrare un ‘nesso strumentale stretto’ tra l’oggetto e il reato. Non è sufficiente affermare genericamente che veniva usato per contattare i clienti; bisogna provare che il bene era specificamente finalizzato alla commissione del reato contestato, cosa che nel caso di sola detenzione non era stata dimostrata.

Le nuove leggi che estendono la confisca per sproporzione si applicano ai reati commessi prima della loro entrata in vigore?
No. La Corte ha stabilito che la nuova disciplina, più sfavorevole, non può essere applicata retroattivamente. La legge di riferimento per una misura di sicurezza come la confisca è quella in vigore al momento della sentenza di primo grado. Se la nuova legge è entrata in vigore dopo tale data, non può essere applicata al caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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