Confisca Denaro Stupefacenti: La Prova della Provenienza è Cruciale
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di reati legati agli stupefacenti: la confisca di denaro stupefacenti è legittima quando l’imputato non riesce a fornire alcuna prova della sua lecita provenienza, specialmente se la somma è sproporzionata e rinvenuta insieme a ingenti quantitativi di droga. Analizziamo questa importante decisione.
Il Contesto del Ricorso in Cassazione
Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza che aveva disposto la confisca di una considerevole somma di denaro, oltre 29.000 euro. Tale somma era stata scoperta nel contesto di un’operazione che aveva portato anche al sequestro di 40 kg di sostanza stupefacente. L’imputato sosteneva l’illegittimità della confisca, ma la sua difesa non ha convinto i giudici.
Il ricorrente contestava in particolare la misura ablativa, ritenendola ingiustificata. Tuttavia, non è stato in grado di fornire alcuna documentazione o giustificazione plausibile che attestasse l’origine lecita del denaro, né per la somma complessiva, né per una parte di circa 2.000 euro trovata presso la sua abitazione.
La Decisione sulla confisca denaro stupefacenti
La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza
. Questa formula indica che le argomentazioni del ricorrente erano così palesemente prive di fondamento da non meritare un esame approfondito nel merito. Di conseguenza, la confisca è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda di 3.000 euro.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte ha basato la sua decisione su una motivazione chiara e lineare. Il punto centrale è la sproporzione
evidente tra l’ingente somma di denaro rinvenuta e l’assenza totale di prove sulla sua provenienza legittima. I giudici hanno sottolineato i seguenti aspetti:
1. Contestualità del Rinvenimento: Il denaro è stato trovato insieme a un quantitativo eccezionale di sostanza stupefacente (40 kg), creando una presunzione forte del suo legame con l’attività illecita.
2. Onere della Prova Invertito: In situazioni come questa, spetta a chi detiene il denaro dimostrarne l’origine lecita. L’imputato non ha fornito alcuna pezza giustificativa, né una spiegazione credibile.
3. Irrilevanza della Somma Minore: Anche la somma più piccola trovata in casa (circa 2.000 euro), per la quale si poteva ipotizzare un’origine diversa, è stata ritenuta non giustificata e, peraltro, coincidente con un importo specifico menzionato in un capo d’imputazione, rafforzandone il nesso con l’illecito.
La motivazione della Corte è completa e non lascia spazio a dubbi: in assenza di prove contrarie, il denaro trovato in un contesto di narcotraffico è da considerarsi profitto del reato e, come tale, va confiscato.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato. Per chiunque si trovi in possesso di somme di denaro significative, la capacità di dimostrarne la provenienza lecita è fondamentale. Nel contesto di un procedimento penale per reati come il traffico di stupefacenti, questo onere diventa ancora più stringente.
La decisione insegna che il collegamento logico e contestuale tra denaro e attività criminale, unito alla sproporzione della somma rispetto a fonti di reddito lecite, è sufficiente a giustificare la confisca del denaro. Per la difesa, diventa quindi impossibile contestare la misura senza fornire prove documentali concrete e inequivocabili che spezzino tale nesso.
Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per manifesta infondatezza, poiché il ricorrente non ha offerto alcuna giustificazione o documentazione valida per dimostrare la provenienza lecita delle somme di denaro sequestrate.
Quali elementi ha considerato la Corte per confermare la confisca del denaro?
La Corte ha valutato la sproporzione della somma totale (oltre 29.000 euro), il fatto che sia stata rinvenuta contestualmente a un ingente quantitativo di droga (40 kg) e la totale assenza di prove sulla sua origine legittima.
A cosa è stato condannato il ricorrente oltre alla conferma della confisca?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 406 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 406 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 29/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il 26/07/1993
avverso la sentenza del 04/07/2024 del GIP TRIBUNALE di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
ritenuto che il motivo di ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME con il qua contesta la confisca delle somme di denaro rinvenute in relazione al reato di cui all’art. 7 d.P.R. 309/90, è inammissibile per manifesta infondatezza, avuto riguardo alla completa motivazione resa in ordine alla sproporzione della somma complessiva di oltre 29 mila euro rinvenuta contestualmente al rinvenimento di 40 kg di sostanza stupefacente, della cu legittima provenienza nessuna giustificazione o documentazione è stata offerta, neppure in ordine al possesso della somma di circa 2 mila euro presso l’abitazione (peraltro, coinciden con l’importo indicato nel capo 10 dell’imputazione);
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con conseguent condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spes processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle mmende.
Così deciso il 29 novembre 2024
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Il consigliere estensore nte