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Confisca denaro stupefacenti: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la confisca di oltre 29.000 euro trovati insieme a 40 kg di sostanze illecite. La decisione si fonda sulla manifesta sproporzione della somma e sulla totale assenza di giustificazioni sulla sua provenienza lecita, confermando il principio per cui la confisca di denaro legato a stupefacenti è legittima senza prova contraria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Stupefacenti: La Prova della Provenienza è Cruciale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di reati legati agli stupefacenti: la confisca di denaro stupefacenti è legittima quando l’imputato non riesce a fornire alcuna prova della sua lecita provenienza, specialmente se la somma è sproporzionata e rinvenuta insieme a ingenti quantitativi di droga. Analizziamo questa importante decisione.

Il Contesto del Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza che aveva disposto la confisca di una considerevole somma di denaro, oltre 29.000 euro. Tale somma era stata scoperta nel contesto di un’operazione che aveva portato anche al sequestro di 40 kg di sostanza stupefacente. L’imputato sosteneva l’illegittimità della confisca, ma la sua difesa non ha convinto i giudici.

Il ricorrente contestava in particolare la misura ablativa, ritenendola ingiustificata. Tuttavia, non è stato in grado di fornire alcuna documentazione o giustificazione plausibile che attestasse l’origine lecita del denaro, né per la somma complessiva, né per una parte di circa 2.000 euro trovata presso la sua abitazione.

La Decisione sulla confisca denaro stupefacenti

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza. Questa formula indica che le argomentazioni del ricorrente erano così palesemente prive di fondamento da non meritare un esame approfondito nel merito. Di conseguenza, la confisca è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda di 3.000 euro.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha basato la sua decisione su una motivazione chiara e lineare. Il punto centrale è la sproporzione evidente tra l’ingente somma di denaro rinvenuta e l’assenza totale di prove sulla sua provenienza legittima. I giudici hanno sottolineato i seguenti aspetti:

1. Contestualità del Rinvenimento: Il denaro è stato trovato insieme a un quantitativo eccezionale di sostanza stupefacente (40 kg), creando una presunzione forte del suo legame con l’attività illecita.
2. Onere della Prova Invertito: In situazioni come questa, spetta a chi detiene il denaro dimostrarne l’origine lecita. L’imputato non ha fornito alcuna pezza giustificativa, né una spiegazione credibile.
3. Irrilevanza della Somma Minore: Anche la somma più piccola trovata in casa (circa 2.000 euro), per la quale si poteva ipotizzare un’origine diversa, è stata ritenuta non giustificata e, peraltro, coincidente con un importo specifico menzionato in un capo d’imputazione, rafforzandone il nesso con l’illecito.

La motivazione della Corte è completa e non lascia spazio a dubbi: in assenza di prove contrarie, il denaro trovato in un contesto di narcotraffico è da considerarsi profitto del reato e, come tale, va confiscato.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato. Per chiunque si trovi in possesso di somme di denaro significative, la capacità di dimostrarne la provenienza lecita è fondamentale. Nel contesto di un procedimento penale per reati come il traffico di stupefacenti, questo onere diventa ancora più stringente.

La decisione insegna che il collegamento logico e contestuale tra denaro e attività criminale, unito alla sproporzione della somma rispetto a fonti di reddito lecite, è sufficiente a giustificare la confisca del denaro. Per la difesa, diventa quindi impossibile contestare la misura senza fornire prove documentali concrete e inequivocabili che spezzino tale nesso.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per manifesta infondatezza, poiché il ricorrente non ha offerto alcuna giustificazione o documentazione valida per dimostrare la provenienza lecita delle somme di denaro sequestrate.

Quali elementi ha considerato la Corte per confermare la confisca del denaro?
La Corte ha valutato la sproporzione della somma totale (oltre 29.000 euro), il fatto che sia stata rinvenuta contestualmente a un ingente quantitativo di droga (40 kg) e la totale assenza di prove sulla sua origine legittima.

A cosa è stato condannato il ricorrente oltre alla conferma della confisca?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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