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Confisca denaro stupefacenti: motivazione obbligatoria

Una persona, condannata per detenzione di stupefacenti, ha impugnato la confisca del denaro trovato in suo possesso. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la confisca denaro stupefacenti non è automatica ma richiede una specifica e puntuale motivazione da parte del giudice ai sensi dell’art. 240-bis c.p. In assenza di tale motivazione, la confisca è illegittima e la sentenza deve essere annullata su questo punto.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Stupefacenti: La Cassazione Richiede una Motivazione Specifica

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30622 del 2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di confisca denaro stupefacenti. Non basta trovare del contante in possesso di chi è accusato di detenzione di droga per poterlo confiscare; è necessaria una precisa e puntuale motivazione del giudice basata sull’articolo 240-bis del codice penale. Questa decisione sottolinea l’importanza del dovere di motivazione come garanzia contro provvedimenti ablativi automatici e potenzialmente ingiusti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di una persona condannata, a seguito di patteggiamento, per il reato di detenzione finalizzata alla cessione di un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana). Oltre alla pena concordata, il Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Bari aveva disposto la confisca di una somma di denaro rinvenuta nella disponibilità dell’imputata.

L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, non contestando la condanna, ma specificamente la misura della confisca. Secondo la difesa, la sentenza impugnata era illegittima per due ragioni principali:
1. Violazione di legge: Il denaro non poteva essere qualificato come “profitto” diretto e immediato del reato di detenzione, che è un reato di pericolo e non produce un vantaggio economico intrinseco.
2. Mancanza di motivazione: Il giudice non aveva fornito alcuna spiegazione sul perché quel denaro dovesse essere considerato provento dell’attività criminosa, omettendo di applicare i criteri previsti dalla legge.

La Questione Legale sulla Confisca Denaro Stupefacenti

Il cuore della questione giuridica verteva sulla corretta applicazione delle norme sulla confisca in relazione al reato di detenzione di stupefacenti. La ricorrente sosteneva che il semplice possesso di denaro, anche da parte di chi detiene droga, non è sufficiente a provare il nesso di causalità tra il denaro e l’attività illecita. La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a chiarire se, in questi casi, la confisca sia automatica o se richieda un onere motivazionale specifico da parte del giudice.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato e meritevole di accoglimento. I giudici hanno chiarito che, nel contesto del reato di illecita detenzione di sostanze stupefacenti, il denaro trovato nella disponibilità dell’imputato non può essere confiscato come profitto diretto del reato. La confisca, in questi casi, è possibile solo se ricorrono le condizioni della cosiddetta “confisca allargata” o “per sproporzione”, disciplinata dall’articolo 240-bis del codice penale (richiamato dall’art. 85-bis del Testo Unico sugli Stupefacenti, D.P.R. 309/1990).

Questa norma permette di confiscare denaro o beni di cui il condannato non possa giustificare la provenienza e di cui risulti essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito. Tuttavia, l’applicazione di questa misura non è mai automatica. Il Tribunale, nel caso di specie, aveva completamente omesso di fornire qualsiasi considerazione che giustificasse la confisca del denaro ai sensi dell’art. 240-bis. Non vi era alcuna analisi sulla sproporzione, sulla provenienza del denaro o su altri elementi che potessero collegarlo all’attività illecita. Questa omissione totale della motivazione ha reso la confisca illegittima.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla parte relativa alla confisca del denaro. Il caso è stato rinviato al Tribunale di Bari, che dovrà procedere a un nuovo giudizio sul punto, questa volta tenendo conto dei principi espressi dalla Suprema Corte. La decisione riafferma con forza che la confisca è una misura grave che incide sul patrimonio e, come tale, deve essere sempre supportata da una motivazione rigorosa e conforme alla legge. Non sono ammesse scorciatoie o automatismi: il giudice ha il dovere di spiegare perché i beni di una persona debbano essere sottratti alla sua disponibilità, specialmente quando si applicano istituti complessi come la confisca per sproporzione.

Il denaro trovato in possesso di una persona accusata di detenzione di stupefacenti può essere sempre confiscato?
No, la sentenza chiarisce che il denaro può essere confiscato solo se ricorrono le condizioni specifiche previste dall’art. 240-bis del codice penale, e la decisione deve essere adeguatamente motivata dal giudice.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo in parte?
Perché l’appello riguardava unicamente l’illegalità della misura di sicurezza della confisca del denaro, non la condanna per il reato di detenzione di stupefacenti. Pertanto, la Corte ha annullato solo la parte della sentenza relativa alla confisca, lasciando intatta la condanna.

Cosa deve fare il giudice quando dispone la confisca di denaro in un caso di detenzione di stupefacenti?
Il giudice deve fornire una motivazione specifica che giustifichi la confisca ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale, dimostrando che sussistono le condizioni previste da tale norma, come ad esempio la sproporzione del valore del bene rispetto al reddito dichiarato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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