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Confisca denaro stupefacenti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro una sentenza di applicazione pena che disponeva la confisca di una somma di denaro. La Corte ha stabilito che la confisca denaro stupefacenti è legittima quando il denaro è ritenuto provento del reato, confermando la decisione del Tribunale. Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Stupefacenti: Quando è Legittima Secondo la Cassazione

La confisca denaro stupefacenti rappresenta uno degli strumenti più efficaci nel contrasto ai traffici illeciti, colpendo le organizzazioni criminali nel loro patrimonio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che regolano questa misura, chiarendo quando un ricorso contro la sua applicazione possa essere considerato inammissibile. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio i contorni di questa importante tematica.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il cosiddetto “patteggiamento”) emessa dal Tribunale di Milano. L’imputato era stato condannato per il reato di cessione di sostanze stupefacenti. Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, il giudice di primo grado aveva disposto la confisca di una somma di denaro, ritenuta essere il provento diretto dell’attività illecita.

Insoddisfatto della decisione relativa alla misura patrimoniale, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, contestando specificamente la legittimità della confisca.

La Questione Giuridica: Il Ricorso contro la Confisca

Il nucleo del ricorso si concentrava sulla presunta illegittimità della confisca del denaro. La difesa sosteneva che non vi fossero prove sufficienti per qualificare quella somma come profitto derivante esclusivamente dalla cessione di stupefacenti. L’obiettivo era ottenere l’annullamento di quella parte della sentenza e la restituzione del denaro sequestrato.

Le Motivazioni della Decisione sulla confisca denaro stupefacenti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso dichiarandolo inammissibile. La motivazione della Suprema Corte è netta e si basa su un punto centrale: il ricorso era manifestamente infondato.

I giudici hanno osservato che il Tribunale di Milano aveva correttamente qualificato il denaro come “provento del reato di cessione di stupefacenti” e, di conseguenza, come frutto di “provenienza illecita”. In presenza di una simile qualificazione, la confisca non è solo una possibilità, ma un atto dovuto previsto dalla legge per i reati di questo tipo.

La Corte ha ritenuto che le argomentazioni del ricorrente non fossero in grado di scalfire la logicità e la correttezza giuridica della decisione impugnata. L’appello è apparso quindi privo di qualsiasi fondamento legale apprezzabile, conducendo inevitabilmente alla sua reiezione in rito, senza nemmeno entrare nel merito approfondito della questione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia della Cassazione rafforza un principio consolidato nella giurisprudenza penale: la confisca denaro stupefacenti è una conseguenza quasi automatica quando viene accertato il nesso tra il denaro e l’attività criminale. La decisione sottolinea due aspetti pratici di grande rilevanza:

1. Onere della Prova: Spetta alla difesa fornire elementi concreti per dimostrare una provenienza lecita del denaro sequestrato, qualora l’accusa abbia già fornito un quadro probatorio solido sul suo collegamento con il reato.
2. Limiti all’Impugnazione: Proporre ricorso per Cassazione contro una misura di confisca in un caso di patteggiamento richiede argomentazioni giuridiche solide e non mere contestazioni di fatto. Un ricorso “manifestamente infondato” non solo viene respinto, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione a favore della Cassa delle ammende, aggravando la posizione del ricorrente.

È possibile contestare la confisca del denaro in una sentenza di patteggiamento per spaccio di stupefacenti?
Sì, è possibile, ma il ricorso deve basarsi su solidi motivi di diritto. Se il ricorso viene ritenuto ‘manifestamente infondato’, come nel caso in esame, viene dichiarato inammissibile senza essere esaminato nel merito.

Per quale ragione la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato?
La Corte ha ritenuto che il denaro fosse stato correttamente qualificato dal tribunale come provento del reato di cessione di stupefacenti e, quindi, di provenienza illecita. Di conseguenza, la confisca era un atto legittimo e il ricorso contro di essa era privo di fondamento giuridico.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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