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Confisca denaro stupefacenti: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza limitatamente alla confisca di denaro e di un cellulare a carico di un imputato condannato per reati di lieve entità legati agli stupefacenti. La decisione sottolinea che, per procedere alla confisca denaro stupefacenti, è necessaria una motivazione rigorosa che dimostri come la somma sia ‘profitto’ del reato e il telefono uno ‘strumento’ per commetterlo, un nesso non dimostrato nel caso di semplice detenzione.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca denaro stupefacenti: La Cassazione detta i limiti sulla prova del profitto

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, interviene su un tema cruciale nel diritto penale: la confisca denaro stupefacenti. Il caso in esame offre importanti chiarimenti sui presupposti necessari per sottrarre beni a una persona condannata, specificando che non basta un’accusa di detenzione per giustificare automaticamente la confisca di denaro e cellulare. È indispensabile una motivazione solida che provi il nesso diretto tra i beni e il reato contestato.

I Fatti di Causa

Il caso origina da una sentenza del Tribunale di Savona, che aveva applicato, tramite patteggiamento, una pena di un anno di reclusione e 1200 euro di multa a un individuo per reati legati agli stupefacenti, riqualificati come di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. Oltre alla pena, il Tribunale aveva disposto la confisca e la distruzione della sostanza, di una somma di 1080 euro e di un telefono cellulare trovati in possesso dell’imputato.

Le imputazioni erano due:
1. Capo A: Detenzione illecita di 22 grammi di cocaina, scoperta durante un controllo il 24/04/2024. In questa occasione venivano trovati anche i 1080 euro.
2. Capo B: Cessione di una piccola dose di cocaina per 20 euro, avvenuta il giorno prima, e altre otto cessioni simili nei quattro mesi precedenti.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando esclusivamente la legittimità della confisca del denaro e del telefono.

Il Ricorso in Cassazione: i limiti della confisca

Il difensore ha argomentato che la confisca dei 1080 euro era illegittima. La somma era stata trovata contestualmente al reato di detenzione (capo A), che di per sé non genera un profitto economico. Se, invece, si voleva collegare il denaro alle precedenti cessioni (capo B), la confisca non poteva superare l’importo provato della vendita (20 euro), mancando la prova che il resto del denaro derivasse da altre attività di spaccio. Allo stesso modo, si contestava la confisca dell’intero telefono cellulare, sostenendo che, al massimo, si sarebbe dovuta sequestrare la SIM usata per i contatti illeciti.

La confisca denaro stupefacenti: è necessario il nesso di causalità

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale: per i reati di lieve entità previsti dall’art. 73, comma 5, non si applica la cosiddetta ‘confisca allargata’ (art. 240-bis c.p.), che permette di confiscare beni di cui il condannato non sa giustificare la provenienza. Pertanto, la confisca in questi casi può essere disposta solo a due condizioni:
1. Se il bene costituisce il profitto del reato.
2. Se il bene è servito a commettere il reato.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la sentenza impugnata era carente di motivazione su entrambi i fronti.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha smontato la decisione del Tribunale punto per punto. Innanzitutto, ha stabilito che la somma di 1080 euro non può essere considerata profitto del reato di mera detenzione (capo A), poiché la detenzione non produce un guadagno. Poteva, in astratto, essere profitto delle precedenti cessioni (capo B), ma il Tribunale non ha fornito alcuna motivazione per giustificare questo collegamento. Il semplice fatto che l’imputato fosse irregolare sul territorio e privo di occupazione non è sufficiente a dimostrare che tutto il denaro in suo possesso fosse frutto di attività illecita. La confisca, quindi, non poteva estendersi all’intera somma senza una prova concreta del suo legame con le attività di spaccio.

Lo stesso ragionamento è stato applicato al telefono cellulare. Il Tribunale ne aveva disposto la confisca ritenendolo uno strumento utilizzato per commettere il reato. Tuttavia, anche in questo caso, la sentenza mancava di una motivazione specifica. Non era stato spiegato come e perché si fosse giunti alla conclusione che quel telefono fosse stato effettivamente usato per i contatti legati allo spaccio. Senza questa prova, la confisca del bene è illegittima.

Conclusioni

Per questi motivi, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda la statuizione sulla confisca. Ha quindi rinviato il caso al Tribunale di Savona, che dovrà riesaminare il punto e fornire una nuova e più solida motivazione, basata sui principi di diritto affermati dalla Suprema Corte. Questa decisione ribadisce un principio di garanzia fondamentale: la confisca non può essere una misura automatica e punitiva, ma deve fondarsi su prove concrete che colleghino in modo inequivocabile i beni al reato per cui si è stati condannati. In assenza di tale prova, il diritto di proprietà prevale.

Quando il denaro trovato su una persona accusata di spaccio può essere confiscato?
Il denaro può essere confiscato solo se viene provato che costituisce il ‘profitto’ del reato. Non è sufficiente trovarlo addosso all’imputato durante l’arresto per un reato di semplice detenzione di stupefacenti, ma occorre dimostrare il suo collegamento diretto con l’attività di cessione.

La confisca è automatica in caso di condanna per detenzione di stupefacenti di lieve entità (art. 73, comma 5)?
No. Per questa fattispecie di reato non si applica la ‘confisca allargata’. La confisca può essere disposta solo se si dimostra che i beni sono il profitto del reato o sono stati usati come strumento per commetterlo. La motivazione del giudice su questo punto deve essere specifica e rigorosa.

Perché la Cassazione ha annullato la confisca del denaro e del cellulare in questo caso?
La Cassazione ha annullato la confisca perché la sentenza del Tribunale mancava di una motivazione adeguata. Non spiegava perché i 1080 euro dovessero essere considerati profitto dello spaccio (e non della semplice detenzione) né perché il cellulare fosse stato ritenuto uno strumento utilizzato per commettere il reato. Mancava la prova del nesso causale tra i beni e le attività illecite contestate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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