LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca denaro: sproporzione e reati di droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti contro la confisca di una somma di denaro. La Corte ha stabilito che la confisca denaro è legittima quando l’imputato non fornisce una giustificazione sulla sua provenienza lecita e sussiste una sproporzione con il suo reddito, anche se la motivazione del giudice è sintetica, come nel caso del patteggiamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro e Spaccio: la Sproporzione che Fa la Differenza

La confisca denaro in seguito a un reato di spaccio di stupefacenti è un tema delicato che spesso genera contenziosi. Quando il denaro trovato addosso a un imputato può essere considerato provento di reato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri applicabili, in particolare sulla rilevanza della sproporzione tra la somma sequestrata e il reddito dell’imputato, anche nel contesto di un patteggiamento.

Il Caso in Esame

I fatti riguardano un individuo condannato con rito abbreviato (patteggiamento) a una pena di 2 anni e 10 mesi di reclusione e 12.400 euro di multa per detenzione ai fini di spaccio di un ingente quantitativo di cocaina base crack (oltre 193 grammi) e per resistenza a pubblico ufficiale.

Oltre alla sostanza stupefacente e al materiale per il confezionamento, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Genova aveva disposto anche la confisca della somma di 1.425 euro, rinvenuta nella disponibilità dell’imputato. Quest’ultimo ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la confisca fosse illegittima per mancanza di motivazione sul nesso di pertinenzialità tra il denaro e il reato contestato. Secondo la difesa, il giudice avrebbe erroneamente applicato i principi della confisca allargata (art. 240-bis c.p.), basandosi su mere presunzioni.

La Confisca Denaro e il Principio di Sproporzione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale: in materia di reati di illecita detenzione di stupefacenti, la confisca del denaro è regolata non solo dall’art. 240 c.p. (che richiede la prova di un legame diretto con il reato), ma anche dall’art. 240-bis c.p., richiamato dall’art. 85-bis del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990).

Questa norma prevede la cosiddetta ‘confisca per sproporzione’. Si tratta di una misura di sicurezza che colpisce denaro, beni o altre utilità di cui il condannato non può giustificare la provenienza lecita e di cui risulta essere titolare o avere la disponibilità in valore sproporzionato al proprio reddito o alla propria attività economica.

L’Obbligo di Motivazione del Giudice

Anche se la motivazione di una sentenza di patteggiamento è tipicamente sintetica, la Cassazione ribadisce che tale sinteticità non può mai tradursi in un’assenza totale di motivazione, specialmente quando si applica una misura di sicurezza come la confisca.

Il giudice ha l’obbligo di motivare su due aspetti cruciali:

1. Le ragioni per cui non ritiene attendibili le giustificazioni fornite dall’imputato sulla provenienza del denaro.
2. L’esistenza di una sproporzione tra il valore dei beni confiscati e il reddito o l’attività economica dell’imputato.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto che il Tribunale di Genova, pur in maniera succinta, avesse adempiuto a tale obbligo. La Corte ha sottolineato che la sproporzione era stata correttamente considerata ‘intrinseca’ alla mancata giustificazione della provenienza lecita del denaro sequestrato. In altre parole, di fronte a una somma di denaro significativa e all’assenza di una spiegazione plausibile sulla sua origine legittima da parte dell’imputato, il giudice può logicamente dedurre la sproporzione e, di conseguenza, disporre la confisca denaro.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: per i reati di droga, la confisca del denaro rinvenuto sull’imputato non richiede necessariamente la prova schiacciante che ogni singola banconota provenga da una specifica cessione di stupefacenti. È sufficiente che emerga un quadro di sproporzione tra la somma e le fonti di reddito lecite del soggetto, unito alla mancanza di una giustificazione credibile sulla sua provenienza. Questo principio rafforza gli strumenti a disposizione dello Stato per colpire i patrimoni illeciti derivanti dal narcotraffico, alleggerendo l’onere probatorio per l’accusa e rendendo più efficace l’azione di contrasto.

Quando è possibile la confisca del denaro trovato in possesso di una persona accusata di spaccio?
È possibile disporre la confisca ai sensi dell’art. 240-bis c.p. quando il soggetto non è in grado di fornire una giustificazione credibile sulla provenienza lecita del denaro e quando tale somma risulta sproporzionata rispetto al suo reddito o alla sua attività economica dichiarata.

È necessaria una prova diretta che il denaro derivi dallo spaccio per ordinarne la confisca?
No. Secondo l’ordinanza, per la confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.), non è indispensabile provare il legame diretto tra il denaro e il singolo episodio di spaccio. È sufficiente dimostrare la sproporzione e la mancata giustificazione della provenienza lecita della somma.

La motivazione sulla confisca può essere sintetica in caso di patteggiamento?
Sì, la motivazione può essere sintetica, ma non può essere assente. Il giudice deve comunque, seppur brevemente, evidenziare gli elementi su cui si fonda la confisca, ovvero la sproporzione e la mancata giustificazione della provenienza del denaro, ritenuta intrinseca all’assenza di spiegazioni lecite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati