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Confisca denaro sproporzionato: Cassazione e droga

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45821/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la confisca di una cospicua somma di denaro, disposta a seguito di una sentenza di patteggiamento per reati legati agli stupefacenti. La Suprema Corte ha confermato la legittimità della cosiddetta confisca del denaro sproporzionato, sottolineando che, per determinati reati, è sufficiente dimostrare la sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato, senza che l’imputato fornisca una giustificazione lecita della provenienza. Il ricorso è stato ritenuto infondato poiché non ha contestato efficacemente le motivazioni del tribunale sulla natura illecita e sproporzionata del denaro sequestrato.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Sproporzionato: Quando i Beni Ingiustificati Vengono Sequestrati

La lotta alla criminalità, in particolare quella legata al traffico di stupefacenti, passa anche attraverso misure patrimoniali incisive. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45821/2024) ha ribadito la legittimità della confisca denaro sproporzionato anche a seguito di una sentenza di patteggiamento, chiarendo i presupposti per la sua applicazione. Questo provvedimento offre spunti fondamentali per comprendere come lo Stato possa aggredire i patrimoni di illecita provenienza, anche quando non vi sia un collegamento diretto e provato tra il denaro e il singolo reato contestato.

Il Contesto: Patteggiamento per Droga e la Controversa Confisca

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, a seguito di patteggiamento, per reati di cessione e detenzione di sostanze stupefacenti. Oltre alla pena detentiva, il Tribunale di Busto Arsizio aveva disposto la confisca di quasi 40.000 euro, rinvenuti in un’area boschiva dove avveniva l’attività di spaccio. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che mancassero i presupposti per tale misura, in quanto il denaro non era direttamente collegabile al reato di detenzione (riqualificato come fatto di lieve entità) e non rientrava nelle ipotesi di confisca obbligatoria.

La Legittimità della Confisca Denaro Sproporzionato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito un punto cruciale: sebbene il ricorso contro una misura di sicurezza applicata in sede di patteggiamento sia astrattamente ammissibile (specialmente se non concordata tra le parti), nel caso di specie la decisione del Tribunale era giuridicamente ineccepibile.

La confisca non era una confisca ordinaria, bensì una forma speciale prevista dagli artt. 240-bis del codice penale e 85-bis del Testo Unico sugli stupefacenti (d.P.R. 309/1990). Questa tipologia di confisca, definita “allargata” o “per sproporzione”, è obbligatoria per reati di particolare gravità, tra cui la cessione di stupefacenti contestata nel capo 1) del procedimento.

Le Motivazioni della Decisione della Corte

Il Tribunale di merito aveva fornito una motivazione solida e adeguata per giustificare la misura ablativa. Gli elementi chiave su cui si è basata la decisione, e che il ricorrente non è riuscito a scalfire, sono stati:

1. Mancata Giustificazione della Provenienza: Gli imputati non hanno fornito alcuna spiegazione plausibile sull’origine lecita del denaro.
2. Sproporzione Rispetto al Reddito: La somma sequestrata (quasi 40.000 euro) era palesemente sproporzionata rispetto ai redditi degli imputati, i quali non avevano mai dichiarato nulla e risultavano privi di documenti e fissa dimora.
3. Contesto del Ritrovamento: Il denaro è stato trovato nell’area boschiva utilizzata per un’attività di spaccio prolungata nel tempo, un elemento indiziario forte della sua provenienza illecita.

La Corte di Cassazione ha evidenziato come il ricorrente non si sia confrontato con queste specifiche ragioni, limitandosi a una contestazione generica. La motivazione del Tribunale, ancorando la confisca al reato più grave di cessione di stupefacenti e ai principi della confisca denaro sproporzionato, ha reso la decisione del tutto legittima.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio fondamentale nella lotta ai proventi del crimine: per determinati reati, l’onere della prova sulla provenienza del patrimonio si inverte. Non è lo Stato a dover dimostrare il nesso diretto tra ogni singolo bene e il reato, ma è il condannato a dover giustificare la legittima provenienza di beni di valore sproporzionato rispetto alla sua capacità economica. La decisione conferma che tale meccanismo si applica pienamente anche nel contesto del patteggiamento, rappresentando uno strumento potente per sottrarre alla criminalità le risorse accumulate illecitamente.

È possibile impugnare la confisca disposta in una sentenza di patteggiamento?
Sì, è possibile ricorrere per cassazione contro una misura di sicurezza come la confisca applicata in una sentenza di patteggiamento, specialmente se tale misura non era oggetto dell’accordo tra le parti ma è stata disposta d’ufficio dal giudice. L’impugnazione è però limitata a vizi di legge.

Perché la Corte ha ritenuto legittima la confisca del denaro in questo caso?
La Corte ha confermato la confisca perché si trattava di una “confisca allargata” o “per sproporzione”, obbligatoria per il reato di cessione di stupefacenti contestato. I presupposti erano soddisfatti, dato che l’imputato non ha potuto giustificare la provenienza lecita del denaro e la somma era palesemente sproporzionata rispetto ai suoi redditi, che erano inesistenti.

Quali elementi giustificano la confisca del denaro sproporzionato in materia di stupefacenti?
Gli elementi chiave sono tre: 1) una condanna per uno dei reati specificamente previsti dalla legge (in questo caso, l’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990); 2) la manifesta sproporzione tra il valore del denaro o dei beni e il reddito o l’attività economica del condannato; 3) la mancata fornitura, da parte del condannato, di una giustificazione credibile sulla provenienza lecita di tali beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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