Confisca del Denaro da Spaccio: Quando il Ricorso è Inammissibile
La confisca denaro spaccio è una misura fondamentale nel contrasto ai reati legati agli stupefacenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7, Num. 44423/2024) ribadisce un principio cruciale: in assenza di prove sulla provenienza lecita dei fondi, il denaro sequestrato insieme alla droga viene confiscato. Analizziamo questa decisione per comprendere le logiche giuridiche e le implicazioni pratiche.
I Fatti del Caso
Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza del Tribunale di Roma del 29 maggio 2023. La sentenza impugnata aveva disposto la confisca di una somma di denaro, sequestrata nel contesto di un’operazione che aveva portato anche al rinvenimento di 1.205 grammi di hashish. L’imputato era accusato di detenzione della sostanza stupefacente finalizzata alla cessione a terzi. La difesa ha contestato la legittimità della confisca, portando la questione fino all’esame della Suprema Corte.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione, ma la blocca sul nascere, ritenendo che l’impugnazione mancasse dei requisiti minimi per essere esaminata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della cassa delle ammende, confermando di fatto la confisca del denaro.
Le Motivazioni: la genericità del ricorso e la confisca del denaro da spaccio
La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali: la genericità del ricorso e la manifesta infondatezza dei motivi addotti. Secondo i giudici, il ricorso proposto era vago e non riusciva a scalfire la solida motivazione della sentenza di primo grado.
La motivazione della Corte si è concentrata sui seguenti punti:
1. Contesto dell’attività illecita: La detenzione di un’ingente quantità di hashish (oltre 1,2 kg), chiaramente destinata allo spaccio, creava una forte presunzione che il denaro trovato fosse il provento di tale attività.
2. Entità della somma: L’importo del denaro sequestrato era coerente con i potenziali guadagni derivanti dal traffico di stupefacenti.
3. Mancanza di giustificazioni: L’elemento decisivo è stata l’assoluta mancanza di prove o giustificazioni da parte del ricorrente riguardo alla provenienza lecita del denaro. La difesa non è riuscita a dimostrare che quei soldi derivassero da fonti legali (lavoro, eredità, ecc.), lasciando intatta la presunzione di colpevolezza.
Questi elementi, valutati complessivamente, hanno reso la decisione del Tribunale di disporre la confisca denaro spaccio ai sensi dell’art. 85 bis del d.P.R. 309/90 non solo legittima, ma anche adeguatamente motivata.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza della Cassazione rafforza un orientamento consolidato: l’onere della prova sulla provenienza lecita del denaro ricade su chi viene trovato in possesso di sostanze stupefacenti. Non è sufficiente negare il collegamento tra il denaro e il reato; è necessario fornire elementi concreti e credibili che ne dimostrino l’origine legale. In assenza di tale prova, la confisca diventa una conseguenza quasi automatica. Per i cittadini, ciò significa che in contesti di accertamento per reati di spaccio, è fondamentale poter documentare immediatamente la legittimità delle somme di denaro possedute per evitare di perderle definitivamente a favore dello Stato.
Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la confisca del denaro?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per genericità e manifesta infondatezza. La motivazione si basa sulla contestata attività di cessione di stupefacenti, sulla detenzione di un’ingente quantità di hashish (1.205 grammi) e sulla totale assenza di giustificazioni riguardo la lecita provenienza della somma di denaro sequestrata.
Cosa deve dimostrare una persona per evitare la confisca del denaro in un contesto di spaccio?
Secondo quanto emerge dall’ordinanza, la persona deve fornire giustificazioni concrete e prove attendibili sulla provenienza lecita del denaro. La semplice negazione del collegamento con l’attività di spaccio non è sufficiente; è necessario dimostrare che i fondi derivano da fonti legali e non sono il provento del reato.
Qual è il riferimento normativo citato per la confisca in questo caso?
Il provvedimento fa riferimento all’articolo 85 bis del d.P.R. 309 del 1990, che disciplina la confisca dei beni e del denaro che costituiscono il prodotto o il profitto dei reati in materia di stupefacenti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 44423 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 44423 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 20/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a ROMA il 30/12/1997
avverso la sentenza del 29/05/2023 del TRIBUNALE di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
ritenuto che il motivo di ricorso proposto nell’interesse di COGNOME, relativo a confisca del denaro disposta ex art. 85 bis d.P.R. 309 del 90 è inammissibile per genericità e manifesta infondatezza, avuto riguardo alla contestata attività di cessione, alla detenzione d 1.205 grammi di hashish, destinati alla cessione a terzi, e alla motivazione resa, che valorizz il contesto in cui fu disposto il sequestro, l’entità della somma di denaro sequestrata e mancanza di giustificazioni della lecita provenienza della stessa;
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila ciascuno in favore della cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 20 settembre 2024
Il consigliere estensore