LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca denaro spaccio: quando è legittima

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la confisca di una somma di denaro sequestrata insieme a oltre 1,2 kg di hashish. La decisione si fonda sulla genericità del ricorso e sulla mancata giustificazione della provenienza lecita del denaro, rafforzando il principio della confisca denaro spaccio in assenza di prove contrarie.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca del Denaro da Spaccio: Quando il Ricorso è Inammissibile

La confisca denaro spaccio è una misura fondamentale nel contrasto ai reati legati agli stupefacenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7, Num. 44423/2024) ribadisce un principio cruciale: in assenza di prove sulla provenienza lecita dei fondi, il denaro sequestrato insieme alla droga viene confiscato. Analizziamo questa decisione per comprendere le logiche giuridiche e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza del Tribunale di Roma del 29 maggio 2023. La sentenza impugnata aveva disposto la confisca di una somma di denaro, sequestrata nel contesto di un’operazione che aveva portato anche al rinvenimento di 1.205 grammi di hashish. L’imputato era accusato di detenzione della sostanza stupefacente finalizzata alla cessione a terzi. La difesa ha contestato la legittimità della confisca, portando la questione fino all’esame della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione, ma la blocca sul nascere, ritenendo che l’impugnazione mancasse dei requisiti minimi per essere esaminata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della cassa delle ammende, confermando di fatto la confisca del denaro.

Le Motivazioni: la genericità del ricorso e la confisca del denaro da spaccio

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali: la genericità del ricorso e la manifesta infondatezza dei motivi addotti. Secondo i giudici, il ricorso proposto era vago e non riusciva a scalfire la solida motivazione della sentenza di primo grado.

La motivazione della Corte si è concentrata sui seguenti punti:

1. Contesto dell’attività illecita: La detenzione di un’ingente quantità di hashish (oltre 1,2 kg), chiaramente destinata allo spaccio, creava una forte presunzione che il denaro trovato fosse il provento di tale attività.
2. Entità della somma: L’importo del denaro sequestrato era coerente con i potenziali guadagni derivanti dal traffico di stupefacenti.
3. Mancanza di giustificazioni: L’elemento decisivo è stata l’assoluta mancanza di prove o giustificazioni da parte del ricorrente riguardo alla provenienza lecita del denaro. La difesa non è riuscita a dimostrare che quei soldi derivassero da fonti legali (lavoro, eredità, ecc.), lasciando intatta la presunzione di colpevolezza.

Questi elementi, valutati complessivamente, hanno reso la decisione del Tribunale di disporre la confisca denaro spaccio ai sensi dell’art. 85 bis del d.P.R. 309/90 non solo legittima, ma anche adeguatamente motivata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza della Cassazione rafforza un orientamento consolidato: l’onere della prova sulla provenienza lecita del denaro ricade su chi viene trovato in possesso di sostanze stupefacenti. Non è sufficiente negare il collegamento tra il denaro e il reato; è necessario fornire elementi concreti e credibili che ne dimostrino l’origine legale. In assenza di tale prova, la confisca diventa una conseguenza quasi automatica. Per i cittadini, ciò significa che in contesti di accertamento per reati di spaccio, è fondamentale poter documentare immediatamente la legittimità delle somme di denaro possedute per evitare di perderle definitivamente a favore dello Stato.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la confisca del denaro?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per genericità e manifesta infondatezza. La motivazione si basa sulla contestata attività di cessione di stupefacenti, sulla detenzione di un’ingente quantità di hashish (1.205 grammi) e sulla totale assenza di giustificazioni riguardo la lecita provenienza della somma di denaro sequestrata.

Cosa deve dimostrare una persona per evitare la confisca del denaro in un contesto di spaccio?
Secondo quanto emerge dall’ordinanza, la persona deve fornire giustificazioni concrete e prove attendibili sulla provenienza lecita del denaro. La semplice negazione del collegamento con l’attività di spaccio non è sufficiente; è necessario dimostrare che i fondi derivano da fonti legali e non sono il provento del reato.

Qual è il riferimento normativo citato per la confisca in questo caso?
Il provvedimento fa riferimento all’articolo 85 bis del d.P.R. 309 del 1990, che disciplina la confisca dei beni e del denaro che costituiscono il prodotto o il profitto dei reati in materia di stupefacenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati