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Confisca denaro spaccio: quando è legittima?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro la confisca di 540 euro trovati in possesso di un soggetto durante un’attività di spaccio di droga. L’ordinanza ribadisce che la confisca del denaro è legittima se l’imputato non fornisce una giustificazione plausibile sulla sua provenienza, invertendo di fatto l’onere della prova in contesti criminali. L’inammissibilità ha comportato anche una condanna al pagamento di 3000 euro alla Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca denaro spaccio: la Cassazione chiarisce quando è legittima

La confisca del denaro derivante da spaccio di sostanze stupefacenti è un tema cruciale nel diritto penale. Quando è possibile sequestrare e poi confiscare le somme trovate in possesso di un indagato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale: se l’interessato non riesce a giustificare la provenienza lecita del denaro, specialmente se trovato sul luogo del reato, la confisca è legittima. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza emessa dal GIP di un Tribunale. La sentenza impugnata aveva disposto la confisca di una somma di 540,00 euro, rinvenuta in suo possesso. Secondo l’accusa, tale somma era il provento di un’attività di spaccio di sostanze stupefacenti. L’imputato ha deciso di appellarsi alla Corte di Cassazione per contestare la legittimità di tale provvedimento.

La Decisione della Corte e la confisca denaro spaccio

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non solo conferma la misura disposta in primo grado, ma stabilisce anche un principio guida per la confisca di denaro in casi di spaccio. La Corte ha ritenuto che il ricorso fosse manifestamente infondato, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende. La condanna accessoria è motivata dalla colpa del ricorrente nel determinare le cause di inammissibilità, ovvero nell’aver presentato un ricorso senza solide basi giuridiche.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi interconnessi:

1. L’onere della prova sulla provenienza del denaro: La Cassazione ha richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui, in presenza di un’accusa per reati come lo spaccio, spetta all’imputato fornire una giustificazione plausibile sulla provenienza del denaro trovato in suo possesso. Se non viene fornita alcuna spiegazione o se emerge una chiara sproporzione tra la somma e il reddito lecito percepito, il denaro è considerato profitto del reato e, quindi, confiscabile.

2. Il contesto del rinvenimento: Nel caso specifico, la somma di 540,00 euro è stata trovata proprio sul luogo in cui l’imputato era solito esercitare l’attività di spaccio. Questo elemento contestuale ha rafforzato la presunzione della provenienza illecita del denaro. L’odierno ricorrente non ha fornito alcuna prova o giustificazione in merito al suo legittimo possesso, lasciando quindi al giudice nessuna alternativa se non quella di confermare la natura illecita della somma.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ribadisce un principio di notevole importanza pratica: chi viene trovato in possesso di somme di denaro in un contesto legato ad attività criminali, come lo spaccio di droga, ha l’onere di dimostrarne la provenienza lecita. L’assenza di una giustificazione credibile o la palese sproporzione rispetto alle fonti di reddito legali possono portare direttamente alla confisca. Questa decisione serve da monito, sottolineando che la presentazione di ricorsi palesemente infondati può comportare non solo la sconfitta processuale, ma anche ulteriori sanzioni economiche significative.

Quando può essere confiscato il denaro trovato a una persona accusata di spaccio?
Il denaro può essere confiscato quando l’accusato non fornisce una giustificazione plausibile sulla sua legittima provenienza, specialmente se la somma risulta sproporzionata rispetto al suo reddito e viene rinvenuta nel contesto dell’attività criminale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché il ricorrente non ha offerto alcuna prova o giustificazione per il possesso dei 540 euro trovati sul luogo dello spaccio, rendendo le sue argomentazioni prive di fondamento giuridico.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile come questo?
Oltre al rigetto della sua richiesta, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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