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Confisca denaro spaccio: quando è illegittima?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza riguardo alla confisca denaro spaccio. Un tribunale aveva confiscato 1200 euro a un soggetto condannato per la cessione di due dosi di cocaina, ma la Suprema Corte ha stabilito l’illegittimità del provvedimento per mancanza di prove che collegassero l’intera somma allo specifico reato contestato. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio sul punto della confisca.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Spaccio: Quando il Sequestro è Illegittimo? La Sentenza della Cassazione

La confisca denaro spaccio è una delle misure più incisive nel contrasto ai reati legati agli stupefacenti, ma la sua applicazione deve rispettare principi rigorosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un punto cruciale: non tutto il denaro trovato in possesso di un imputato può essere automaticamente confiscato. È necessario un legame diretto e provato con il reato specifico per cui si procede. Analizziamo insieme questa importante decisione per capire i limiti imposti dalla legge.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna alla Confisca Indiscriminata

Il caso trae origine da una sentenza del tribunale di Lucca, emessa a seguito di un patteggiamento. Un individuo era stato condannato per il reato previsto dall’art. 73, comma 1, del D.P.R. 309/90, per aver trasportato, detenuto e ceduto una piccola quantità di cocaina (due involucri per un totale di 0,82 grammi netti). Oltre alla pena principale, sostituita con lavori di pubblica utilità, il giudice aveva disposto la confisca di 1200 euro trovati in possesso dell’imputato, presumendo che fossero il provento dell’attività di spaccio condotta durante quella giornata.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione contestando esclusivamente questo punto, sostenendo che la confisca fosse illegittima. La difesa ha argomentato che non vi era alcuna prova che quella somma di denaro fosse il profitto derivante dalle specifiche cessioni per cui era stato condannato.

I Limiti della Confisca Denaro Spaccio secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno sottolineato che, sebbene l’accusa includesse la cessione di due dosi di cocaina, il giudice di merito aveva disposto la confisca di una somma ben più cospicua (1200 euro) senza fornire una specifica motivazione sul collegamento tra quel denaro e i reati contestati.

La confisca appariva, secondo la Corte, “indistintamente diretta a somme integranti provento di cessioni operate in quel giorno senza alcuna precisazione”. In altre parole, il tribunale aveva presunto che l’intera somma derivasse da un’attività di spaccio più ampia, ma non provata, andando oltre i confini del reato per cui era stata emessa la condanna.

Il Principio di Diritto: Cosa si Intende per Profitto del Reato?

La Suprema Corte ha richiamato l’articolo 240 del codice penale, che permette la confisca delle cose che costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo del reato. Il “profitto” è il vantaggio economico diretto o indiretto derivante dal reato. È quindi ammessa la confisca del denaro che è provento della vendita di stupefacenti, ma deve trattarsi del reato per cui si procede.

Citando un precedente (Sez. 6, n. 55852 del 2017), la Corte ha ribadito che non sono confiscabili le somme che, pur essendo il ricavato di precedenti e diverse cessioni di droga, non hanno un nesso di pertinenzialità con il fatto specifico oggetto di giudizio. Tali somme non possono essere qualificate come “strumento”, “prodotto”, “profitto” o “prezzo” del reato contestato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si basano su un principio di stretta legalità e correlazione tra accusa e sanzione. Il giudice non può disporre una misura di sicurezza come la confisca basandosi su una generica supposizione che il denaro rinvenuto sia frutto di un’attività illecita più vasta di quella effettivamente contestata e provata nel processo. L’atto di confiscare i 1200 euro, senza collegarli specificamente alle due cessioni accertate, rappresentava una sanzione sproporzionata e non supportata da prove, estendendo di fatto gli effetti della condanna a presunti reati non oggetto del giudizio.

Inoltre, la Corte ha preliminarmente affermato l’ammissibilità del ricorso contro una sentenza di patteggiamento quando si contesta l'”illegalità” di una misura di sicurezza. Se la misura è disposta in violazione dei presupposti di legge, come in questo caso, può essere legittimamente impugnata davanti alla Cassazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto sulla confisca del denaro. Ha disposto il rinvio al Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Lucca per un nuovo giudizio su questo specifico aspetto. La decisione riafferma un principio fondamentale: la confisca denaro spaccio è legittima solo se esiste una prova concreta del nesso di pertinenzialità tra le somme sequestrate e il reato specifico per cui è intervenuta la condanna. Non sono ammesse presunzioni generiche di illecita provenienza, garantendo così che le misure ablatorie rimangano ancorate ai fatti accertati nel processo.

È sempre possibile confiscare tutto il denaro trovato in possesso di una persona accusata di spaccio?
No. Secondo la sentenza, è possibile confiscare solo il denaro che si può dimostrare essere il provento, il profitto o il prezzo del reato specifico per cui si sta procedendo. Non è sufficiente una generica presunzione di provenienza illecita.

Cosa succede se il denaro trovato è il ricavato di altre cessioni di droga non contestate nel processo?
Quel denaro non può essere confiscato nell’ambito del processo in corso, poiché non costituisce profitto del reato oggetto di giudizio. La confisca sarebbe illegittima perché manca un nesso di pertinenzialità diretto con i fatti specificamente contestati.

Si può impugnare una sentenza di patteggiamento per contestare la confisca?
Sì. La Corte di Cassazione chiarisce che il ricorso è ammissibile se contesta l’illegalità di una misura di sicurezza, come la confisca, quando questa è stata disposta in violazione dei presupposti e dei limiti stabiliti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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