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Confisca denaro: quando la motivazione è essenziale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento limitatamente alla confisca di una somma di denaro. Un imputato, condannato per detenzione di stupefacenti, si era visto confiscare 6.400 euro, nonostante avesse fornito prove documentali sull’origine lecita della somma (un prestito materno per l’acquisto di una casa). La Corte ha stabilito che la confisca denaro richiede una motivazione specifica e puntuale da parte del giudice, che non può ignorare le allegazioni difensive. La generica affermazione che il denaro fosse ‘provento di reato’ o ‘incompatibile con le condizioni economiche’ è stata ritenuta insufficiente, portando all’annullamento con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro: La Cassazione Sottolinea l’Obbligo di Motivazione Puntuale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12227/2024) ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto penale patrimoniale: la confisca denaro o di altri beni, anche nell’ambito di una sentenza di patteggiamento, deve essere supportata da una motivazione specifica e non può basarsi su formule generiche. Questo caso dimostra come il giudice non possa ignorare le giustificazioni e le prove documentali fornite dall’imputato circa la provenienza lecita delle somme. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un individuo, a seguito di un accordo di patteggiamento, veniva condannato per il reato di detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Oltre alla pena concordata, il Tribunale di Milano disponeva la confisca di una somma di denaro pari a 6.400 euro rinvenuta nella sua abitazione.

L’imputato, tuttavia, aveva fornito sin da subito una spiegazione dettagliata e documentata sull’origine di quel denaro. Aveva dichiarato che la somma era parte di un prestito ricevuto dalla madre, finalizzato all’acquisto di un’abitazione. A sostegno di questa versione, aveva prodotto la documentazione che attestava un imminente appuntamento con un notaio per la stipula del rogito e una busta paga che certificava un reddito mensile di 1.800 euro. La difesa sosteneva quindi che quella somma non fosse né provento del reato contestato (mera detenzione) né sproporzionata rispetto alle sue condizioni economiche.

La Decisione della Corte: Annullamento con Rinvio

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando la sentenza impugnata limitatamente al punto della confisca e rinviando la questione a un nuovo esame da parte del Tribunale di Milano.

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della motivazione addotta dal giudice di primo grado, ritenuta palesemente carente.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Confisca denaro

La Suprema Corte ha sviluppato il suo ragionamento attraverso passaggi chiari e giuridicamente solidi.

1. Distinzione tra Tipi di Confisca

Innanzitutto, la Corte ha chiarito che il denaro non poteva essere confiscato come “provento del reato” ai sensi dell’art. 240 del codice penale. Il reato contestato era la detenzione di stupefacenti, una condotta che, di per sé, non genera profitti illeciti, a differenza dello spaccio. La confisca, quindi, poteva astrattamente essere disposta solo ai sensi dell’art. 240-bis c.p. (la cosiddetta confisca per sproporzione), che colpisce i beni di cui il condannato non può giustificare la provenienza e che risultano sproporzionati rispetto al suo reddito.

2. L’Obbligo di Motivazione Rafforzata

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’obbligo di motivazione. La Cassazione ha ribadito che, quando si applica una misura di sicurezza come la confisca, specialmente se non è stata oggetto dell’accordo di patteggiamento, il giudice non può avvalersi della motivazione sintetica tipica di questo rito. Al contrario, è tenuto a fornire una spiegazione approfondita e puntuale.

Nel caso di specie, il Tribunale si era limitato ad affermare che il denaro fosse “provento di reato o comunque di importi incompatibili con le condizioni economiche del prevenuto”. Questa, secondo la Cassazione, è una formula generica e apparente, che non assolve all’obbligo di motivazione.

3. La Mancata Valutazione delle Prove Difensive

A fronte delle specifiche e documentate allegazioni dell’imputato (prestito materno, appuntamento dal notaio, busta paga), il giudice avrebbe dovuto spiegare perché tali giustificazioni fossero da ritenere inattendibili o comunque insufficienti a dimostrare l’origine lecita del denaro. Non facendolo, e argomentando in termini generali senza confrontarsi con gli elementi concreti forniti dalla difesa, il Tribunale è incorso in una “rilevante lacuna motivazionale”.

Le Conclusioni

La sentenza n. 12227/2024 è un importante monito per la prassi giudiziaria. Stabilisce che il potere di disporre la confisca denaro non è discrezionale, ma deve fondarsi su un’analisi rigorosa dei fatti e delle prove. Un giudice non può liquidare le argomentazioni difensive con formule di stile, ma ha il dovere di esaminarle nel merito e di spiegare in modo logico e coerente le ragioni della sua decisione. Questa pronuncia tutela le garanzie difensive anche all’interno dei procedimenti speciali come il patteggiamento, assicurando che le misure patrimoniali, per la loro natura fortemente incisiva, siano sempre supportate da un percorso motivazionale trasparente e completo.

È possibile confiscare denaro se una persona è accusata solo di detenzione di stupefacenti e non di spaccio?
No, non come ‘provento del reato’ ai sensi dell’art. 240 c.p., perché la mera detenzione non produce un profitto. La confisca potrebbe essere possibile solo se si dimostra che il denaro ha un’origine ingiustificata ed è sproporzionato rispetto al reddito del condannato (confisca per sproporzione, art. 240-bis c.p.).

In una sentenza di patteggiamento, il giudice deve motivare la decisione di confiscare beni non inclusi nell’accordo?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la motivazione sintetica tipica del patteggiamento non si estende all’applicazione di misure di sicurezza come la confisca. Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione completa e puntuale, spiegando perché ritiene sussistenti i presupposti per la misura.

Cosa accade se il giudice ignora le prove fornite dall’imputato sull’origine lecita del denaro da confiscare?
Se il giudice non esamina e non si confronta con le allegazioni difensive documentate, incorre in un ‘vizio di motivazione’. Come avvenuto in questo caso, tale difetto può portare all’annullamento della parte della sentenza relativa alla confisca, con la necessità di un nuovo giudizio sul punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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