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Confisca denaro: legittima senza prova di provenienza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una confisca di denaro per oltre 34.000 euro. La somma, trovata insieme a sostanze stupefacenti, è stata legittimamente confiscata poiché l’imputato non ha fornito alcuna prova della sua provenienza lecita, a fronte di una totale assenza di redditi dichiarati.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro da Reato: L’Onere della Prova sulla Provenienza Lecita

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di misure patrimoniali: la confisca denaro di ingente valore, rinvenuto in un contesto criminale, è legittima se l’imputato non è in grado di dimostrarne la provenienza lecita. Questa decisione sottolinea come l’assenza di redditi legali diventi un elemento chiave per presumere l’origine illecita dei beni.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza di un Giudice dell’Udienza Preliminare. La decisione impugnata aveva disposto la confisca di una considerevole somma di denaro, pari a 34.290 euro, trovata in possesso di un soggetto insieme a una significativa quantità di sostanze stupefacenti. L’imputato, privo di fonti di reddito lecite documentabili, decideva di appellarsi alla Corte di Cassazione, contestando la legittimità della misura.

La Decisione della Corte e la confisca del denaro

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione del giudice di primo grado. Secondo gli Ermellini, il motivo di ricorso era generico e manifestamente infondato. Di conseguenza, la confisca del denaro è stata ritenuta corretta e l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi.

In primo luogo, ha evidenziato la totale genericità del ricorso, sottolineando come la difesa non avesse fornito alcun elemento, nemmeno un accenno, per giustificare la provenienza del denaro contante. In contesti come il traffico di stupefacenti, la presenza di ingenti somme di denaro liquido, non supportata da un’attività lavorativa o da altre fonti di reddito legali, costituisce un grave indizio.

In secondo luogo, la Corte ha validato il ragionamento del giudice di merito, il quale aveva correttamente applicato le normative specifiche in materia, in particolare l’art. 85-bis del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990) e l’art. 240-bis del codice penale. Queste norme consentono la cosiddetta confisca allargata. La decisione ha chiarito che, ai fini della confisca, è irrilevante stabilire se la somma rappresenti il prezzo, il provento o il profitto diretto del reato. Ciò che conta è la sussistenza di una sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati, unita all’impossibilità per l’imputato di giustificarne la legittima provenienza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale nella lotta alla criminalità e all’accumulazione di capitali illeciti. L’implicazione pratica è netta: quando una persona viene trovata in possesso di una grande quantità di denaro in un contesto palesemente illegale, come quello legato agli stupefacenti, e non ha redditi leciti che possano giustificarla, si verifica una sorta di inversione dell’onere della prova. Non è più lo Stato a dover dimostrare che quel preciso denaro deriva da quel preciso reato, ma spetta all’imputato fornire una spiegazione plausibile e documentata della sua origine lecita. In assenza di tale prova, il denaro viene considerato provento di attività criminali e, di conseguenza, viene acquisito dallo Stato.

In caso di sequestro di denaro e droga, chi deve provare la provenienza lecita dei soldi?
Secondo l’ordinanza, spetta all’imputato l’onere di dimostrare la provenienza lecita del denaro. In assenza di tale prova e di redditi legali, la confisca è ritenuta legittima.

È necessario dimostrare che il denaro confiscato è il ricavato esatto del reato per cui si è indagati?
No, l’ordinanza chiarisce che è indifferente se la somma costituisca il prezzo, il provento o il profitto del reato. La confisca è giustificata dalla mancata dimostrazione di una fonte lecita in un contesto che suggerisce attività criminali.

Cosa succede se un ricorso contro una confisca viene giudicato ‘generico’?
Se il ricorso è considerato generico e manifestamente infondato, come in questo caso, viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la conferma della decisione impugnata e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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