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Confisca denaro: la Cassazione annulla senza motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento nella parte relativa alla confisca del denaro sequestrato a un imputato per spaccio di stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che la confisca per sproporzione non è mai automatica, ma richiede sempre una specifica e rigorosa motivazione da parte del giudice, anche in caso di reati di lieve entità. Il Tribunale aveva erroneamente disposto la confisca denaro come un atto dovuto per legge, omettendo di verificare e argomentare i presupposti richiesti dalla normativa.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro e Patteggiamento: Non è Mai Automatica

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 31681/2024) ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure patrimoniali: la confisca denaro, specialmente quella per sproporzione, non può mai essere considerata un automatismo di legge, ma richiede sempre un’attenta e puntuale motivazione da parte del giudice. Questo principio vale anche nell’ambito del patteggiamento, un rito che pure si basa su un accordo tra le parti. La Corte ha annullato la decisione di un Tribunale che aveva disposto la confisca in modo acritico, senza alcuna argomentazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Torino. L’imputato era stato condannato a una pena di 5 mesi di reclusione e 1.400 euro di multa per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti di diverso tipo. Oltre alla pena concordata, il Tribunale aveva disposto la confisca del denaro che era stato sequestrato all’imputato.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. Il motivo del ricorso era uno e molto specifico: il giudice di primo grado non aveva fornito alcuna motivazione in merito alla confisca, trattandola come una conseguenza automatica della condanna, senza verificare i presupposti specifici richiesti dall’art. 85-bis del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), che disciplina la cosiddetta confisca per sproporzione.

La Decisione della Corte e la Necessità di Motivazione sulla Confisca Denaro

La Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno annullato la sentenza limitatamente al punto della confisca, rinviando il caso al Tribunale di Torino per un nuovo giudizio.

La Corte ha chiarito che, sebbene la sentenza di patteggiamento sia appellabile solo in casi specifici, quando viene applicata una misura di sicurezza come la confisca, è possibile impugnarla per vizio di motivazione. Nel caso di specie, il vizio era palese: il provvedimento del Tribunale considerava la confisca come un atto dovuto (“segue per legge”), mentre la sua applicazione, specialmente quella per sproporzione, presuppone un accertamento concreto dei presupposti indicati dalla legge.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si concentra sulla natura della confisca disposta ai sensi dell’art. 85-bis d.P.R. 309/1990. Questa norma, che rinvia all’art. 240-bis del codice penale, consente di confiscare i beni di cui il condannato non può giustificare la provenienza e il cui valore risulta sproporzionato rispetto al suo reddito o alla sua attività economica. Non si tratta, quindi, della confisca del profitto del reato (che è obbligatoria), ma di uno strumento più incisivo che richiede una prova della sproporzione.

La Suprema Corte sottolinea che una recente modifica legislativa (D.L. 123/2023) ha esteso l’applicabilità di questa misura anche ai reati di spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5). Proprio in questi casi, secondo la Corte, la motivazione del giudice deve essere ancora più rigorosa, specialmente quando le somme sequestrate sono modeste. Il giudice, pertanto, non può limitarsi a disporre la confisca denaro in automatico, ma deve argomentare in modo esplicito e convincente sulla sussistenza di una sproporzione tra il denaro sequestrato e le fonti di reddito lecite dell’imputato.

Nel caso in esame, il Tribunale aveva completamente omesso questa valutazione, venendo meno a un obbligo di motivazione fondamentale. Di qui la decisione di annullare la statuizione sulla confisca.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento offre importanti spunti pratici. Innanzitutto, riafferma che nessuna misura patrimoniale che incide sui diritti del cittadino può essere applicata senza un adeguato controllo giurisdizionale e una motivazione che ne giustifichi i presupposti. In secondo luogo, chiarisce che l’accordo tra le parti nel patteggiamento non può estendersi a misure come la confisca per sproporzione, sulla quale il giudice mantiene un pieno potere-dovere di verifica e motivazione. Infine, per i reati di lieve entità, il principio di proporzionalità impone al giudice un onere argomentativo rafforzato, a tutela del patrimonio dell’imputato da ablazioni non adeguatamente giustificate.

In un patteggiamento, la confisca del denaro è sempre automatica?
No, non è sempre automatica. La sentenza chiarisce che la confisca per sproporzione (art. 85-bis d.P.R. 309/1990) non è obbligatoria come se ‘seguisse per legge’, ma richiede un accertamento e una motivazione specifica da parte del giudice sui presupposti legali, anche in caso di patteggiamento.

Perché la sentenza del Tribunale è stata annullata solo in parte?
È stata annullata limitatamente alla statuizione sulla confisca del denaro perché la Corte di Cassazione ha riscontrato un vizio di motivazione solo su quel punto. Il resto della sentenza, compresa la condanna a pena detentiva e pecuniaria concordata tra le parti, non presentava vizi ed è diventato irrevocabile.

Quale obbligo ha il giudice quando dispone la confisca per sproporzione in casi di spaccio di lieve entità?
Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione particolarmente rigorosa. Deve argomentare sui presupposti della sproporzione tra i beni sequestrati (in questo caso, denaro) e i redditi leciti dell’imputato. La Corte sottolinea che questa esigenza di rigore è ancora maggiore quando i traffici contestati sono di modesta gravità e le somme sequestrate sono modeste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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