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Confisca Denaro e Spaccio: Quando è Illegittima?

Un soggetto, condannato con patteggiamento per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio, si vede confiscare una somma di denaro. La Corte di Cassazione annulla la confisca denaro, stabilendo due principi chiave: la confisca ordinaria richiede che il denaro sia profitto diretto del reato contestato (la vendita, non la mera detenzione), mentre la confisca allargata esige una motivazione specifica sulla sproporzione tra la somma e il reddito dell’imputato, anche in caso di patteggiamento.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro e Spaccio: La Cassazione Annulla il Sequestro se Manca il Nesso con il Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure patrimoniali: la confisca denaro trovato in possesso di una persona accusata di spaccio di stupefacenti non è automatica. È necessario un rigoroso accertamento del collegamento tra la somma e il reato specifico per cui si è stati condannati. Con la sentenza in commento, la Suprema Corte ha annullato la confisca disposta da un giudice di merito, facendo luce sui distinti presupposti della confisca ordinaria e di quella allargata.

Il Caso in Esame: Dalla Detenzione alla Confisca

La vicenda trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per le indagini preliminari. L’imputato aveva concordato una pena per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio, un’ipotesi di lieve entità prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. Oltre ad applicare la pena concordata, il giudice aveva però disposto la confisca, sia ai sensi dell’art. 240 c.p. (confisca ordinaria) sia dell’art. 240-bis c.p. (confisca allargata), di una somma di denaro rinvenuta nella disponibilità dell’imputato.

L’interessato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illegittimità della misura. Le doglianze erano due: in primo luogo, mancava la prova che il denaro fosse il profitto del reato contestato, che era la mera detenzione e non la cessione. In secondo luogo, il giudice non aveva motivato in alcun modo la presunta sproporzione tra il denaro sequestrato e la capacità reddituale dell’imputato, requisito essenziale per la confisca allargata.

L’Analisi della Corte: I Limiti alla Confisca Denaro

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, annullando la statuizione sulla confisca senza rinvio e ordinando la restituzione del denaro. La decisione si basa su una netta distinzione tra i due tipi di confisca applicati erroneamente dal giudice di merito.

La Confisca Ordinaria (Art. 240 c.p.)

La confisca ordinaria permette di sottrarre al reo le cose che costituiscono il profitto del reato. Il punto cruciale, sottolineato dalla Corte, è che deve esistere un nesso di causalità diretto tra il reato per cui è intervenuta la condanna e il bene che si intende confiscare.

Nel caso di specie, l’imputato era stato condannato per detenzione a fini di spaccio, non per aver venduto la droga. La somma di denaro, pertanto, non poteva essere considerata il ‘profitto’ del reato contestato. Poteva, al massimo, essere l’introito di precedenti e separate condotte di cessione, le quali però erano del tutto estranee al capo d’imputazione oggetto del patteggiamento. In assenza di questo legame diretto, la confisca ordinaria è illegittima.

La Confisca Allargata (Art. 240-bis c.p.) e l’Onere della Motivazione

Diversa è la natura della confisca allargata, una misura di sicurezza patrimoniale che si applica ai condannati per specifici ‘reati spia’, tra cui rientra anche lo spaccio di stupefacenti. Questa misura non richiede la prova che il bene sia profitto di quel reato, ma si fonda su tre presupposti:

1. Una condanna per uno dei reati previsti dalla norma.
2. La disponibilità di beni di valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica svolta.
3. L’impossibilità da parte del condannato di giustificarne la legittima provenienza.

Sebbene la legge presuma che tali beni sproporzionati derivino da attività criminali, il giudice non è esonerato da un onere di motivazione. Anche in caso di patteggiamento, se la confisca non è oggetto dell’accordo tra le parti, il giudice deve verificare autonomamente la sussistenza di tutti i presupposti e dare conto del suo ragionamento in sentenza. Nel caso esaminato, il giudice di merito aveva completamente omesso qualsiasi analisi sulla sproporzione tra il denaro e la situazione reddituale dell’imputato, rendendo la sua decisione illegittima per vizio di motivazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di annullamento sulla base di due pilastri giuridici. Per quanto riguarda la confisca ordinaria ex art. 240 c.p., la motivazione risiede nell’assenza del nesso causale tra il reato ascritto (mera detenzione con finalità di spaccio) e la somma di denaro. Il denaro non può essere il profitto di un’attività (la detenzione) che, di per sé, non genera un vantaggio economico diretto. Per essere considerato profitto, avrebbe dovuto essere collegato a uno specifico atto di cessione, che però non era stato contestato. Per la confisca allargata ex art. 240-bis c.p., la motivazione dell’annullamento è ancora più netta: il giudice di prime cure ha violato il suo obbligo di motivazione. Non ha compiuto alcuna disamina dei presupposti giustificativi, in particolare quello della sproporzione tra il patrimonio e il reddito, che è il cuore di questa misura di sicurezza. L’assenza totale di motivazione su un punto così cruciale rende la statuizione ablatoria invalida.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un importante baluardo a tutela del diritto di proprietà, anche nei confronti di chi viene condannato per reati gravi. La confisca denaro, sia essa ordinaria o allargata, non può essere una conseguenza automatica della condanna. Il giudice ha sempre il dovere di accertare rigorosamente i presupposti di legge e di fornire una motivazione completa e logica, che dia conto del percorso decisionale seguito. Per i cittadini, ciò significa che non basta un’accusa di spaccio per vedersi sottrarre legittimamente del denaro; per i giudici, è un monito a non applicare misure così invasive in modo superficiale, specialmente quando la decisione non rientra nell’accordo di patteggiamento.

È possibile confiscare il denaro trovato addosso a una persona accusata solo di detenzione di droga a fini di spaccio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la confisca ordinaria (art. 240 c.p.) non è legittima in questo caso, perché il denaro non può essere considerato il ‘profitto’ del reato di mera detenzione. Per essere tale, dovrebbe essere collegato a uno specifico atto di vendita, che però non è stato contestato nel procedimento.

Quali sono i presupposti per la ‘confisca allargata’ in un caso di spaccio?
La confisca allargata (art. 240-bis c.p.) richiede la presenza di tre elementi: 1) una condanna per un ‘reato spia’ come lo spaccio; 2) la disponibilità di beni o denaro per un valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica del condannato; 3) l’incapacità del condannato di giustificarne la legittima provenienza.

In un patteggiamento, il giudice può disporre la confisca senza una motivazione specifica?
No. Se la confisca non è parte dell’accordo di patteggiamento, il giudice ha l’obbligo di verificare autonomamente la sussistenza di tutti i presupposti richiesti dalla legge (come la sproporzione per la confisca allargata) e di fornire una motivazione congrua e dettagliata nella sentenza. L’omissione di tale motivazione rende la decisione illegittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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