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Confisca denaro e patteggiamento: obbligo di motivare

Un imputato, dopo un patteggiamento per spaccio, ricorre contro la confisca denaro. La Cassazione annulla la confisca, stabilendo che il giudice deve sempre motivare il nesso tra il denaro e il reato, anche in caso di accordo tra le parti. La mancanza di motivazione sulla provenienza del denaro rende illegittima la misura.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro e Patteggiamento: la Cassazione ribadisce l’Obbligo di Motivazione

Quando un imputato sceglie la via del patteggiamento, accetta una pena concordata con l’accusa. Ma cosa succede con le misure accessorie, come la confisca denaro? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6271/2024) fa luce su un punto cruciale: anche in caso di accordo sulla pena, il giudice ha sempre il dovere di motivare le ragioni che giustificano la confisca di somme di denaro, specialmente quando questa è facoltativa.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un individuo condannato, a seguito di patteggiamento, a una pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione e 18.000 euro di multa per detenzione a fini di spaccio di circa 600 grammi di cocaina. Oltre alla pena principale, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Modena aveva disposto la confisca di una somma di denaro sequestrata all’imputato.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione non contro la pena patteggiata, ma specificamente contro la statuizione sulla confisca. Il motivo del ricorso era semplice ma fondamentale: il giudice non aveva fornito alcuna spiegazione (omessa motivazione) sul perché quel denaro dovesse essere considerato provento o profitto del reato di spaccio. In particolare, non era stato considerato che l’imputato era titolare di un’impresa individuale, né era stato dimostrato il cosiddetto “nesso pertinenziale” tra il denaro e l’attività illecita contestata.

La Decisione della Corte sulla Confisca Denaro

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza limitatamente alla parte sulla confisca e rinviando gli atti al Tribunale di Modena per una nuova valutazione.

Il punto centrale della decisione è che, sebbene il patteggiamento implichi un accordo tra le parti che solleva l’accusa dall’onere di provare i fatti in un dibattimento, non esonera il giudice dal suo obbligo di motivare le proprie decisioni, soprattutto per quelle statuizioni che non sono oggetto diretto dell’accordo, come la confisca facoltativa prevista dall’art. 240 del codice penale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che il ricorso era ammissibile. Anche se la legge pone dei limiti all’impugnazione delle sentenze di patteggiamento (art. 448, comma 2-bis, c.p.p.), questi limiti non si applicano quando il vizio contestato è l’omessa motivazione su un punto non coperto dall’accordo, come nel caso della confisca denaro facoltativa.

Il cuore della motivazione risiede nel principio secondo cui l’obbligo di motivazione del giudice non viene meno con il patteggiamento. Sebbene l’argomentazione possa essere più sintetica, deve comunque esistere. Il giudice deve esporre, anche brevemente, le ragioni per cui ritiene che i beni sequestrati (in questo caso, il denaro) siano collegati al reato. Nel caso di specie, il giudice di primo grado aveva applicato la confisca senza fornire alcun argomento a sostegno, venendo meno a un dovere fondamentale. La Cassazione ha sottolineato che questo obbligo è ancora più stringente quando si tratta di una confisca facoltativa, come quella per il delitto di detenzione di stupefacenti.

Le Conclusioni

La sentenza n. 6271/2024 della Corte di Cassazione rafforza un importante principio di garanzia nel procedimento penale. Il patteggiamento non è una “zona franca” in cui i diritti dell’imputato possono essere compressi senza una giustificazione adeguata. La confisca denaro, essendo una misura che incide sul patrimonio, richiede sempre una motivazione esplicita che ne dimostri il legame con il reato. I giudici sono tenuti a spiegare perché ritengono che una somma di denaro sia il profitto di un’attività illecita, non potendo disporne la confisca in modo automatico. La decisione, pertanto, impone ai tribunali un maggior rigore motivazionale e offre uno strumento di tutela in più per la difesa.

In caso di patteggiamento, il giudice può disporre la confisca del denaro senza spiegazioni?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice ha sempre l’obbligo di motivare la decisione di confiscare il denaro, spiegando il nesso tra la somma e il reato contestato, anche se la pena principale è stata concordata tra le parti.

È possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
Sì, ma con dei limiti. In questo caso specifico, il ricorso è stato ritenuto ammissibile perché contestava la mancanza di motivazione su una parte della decisione (la confisca facoltativa) che non era oggetto dell’accordo tra accusa e difesa.

Cosa significa che la sentenza è stata annullata con rinvio?
Significa che la Corte di Cassazione ha cancellato solo la parte della sentenza relativa alla confisca del denaro. Il caso torna al giudice originario (il G.I.P. del Tribunale di Modena), che dovrà decidere nuovamente solo su quel punto, questa volta fornendo una motivazione adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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